Sherlock Holmes: The Awakened, Recensione: elementare ma non troppo, Watson

Il detective più famoso di sempre torna nel mondo dei videogiochi con il nuovo titolo di Frogwares, Sherlock Holmes: The Awakened. Enigmi e orrori lovecraftiani si incontrano in questo gioco ambientato negli ultimi anni del ‘800, che vede come scenario varie parti del mondo e culture diverse. Le capacità di deduzione del giocatore sono fondamentali per godersi il titolo a pieno.

Il culto di Chtulhu

L’anno è il 1882 e il famoso detective, Sherlock Holmes, è in cerca del caso che potrebbe cambiargli la vita. Le strade di Londra sono tranquille e nulla sembra voler dare a Holmes ciò che cerca. Le cose cambiano quando il suo assistente, John Watson, offre finalmente all’uomo un’indagine nonostante, sulla carta, non sembri l’avventura entusiasmante che entrambi stanno cercando. Infatti, anche l’aiutante è alla ricerca di ispirazione per poter scrivere il suo prossimo libro e un nuovo caso potrebbe essere l’ideale per lui.

L’iconico duo viene quindi a conoscenza di un fatto recente, la sparizione di Kimihia, schiavo di un ricco signore di Londra. Da questo momento in poi, una fitta serie di misteri porta Holmes e Watson a investigare altre sparizioni, conducendoli a visitare parte dell’Europa e dell’America, luoghi in cui ad aspettarli ci sono orrori sconosciuti a entrambi e in grado di distruggere la più lucida delle menti. La vita dei due investigatori potrebbe veramente cambiare radicalmente dopo essere entrati a conoscenza del culto di Cthulhu, il mostro lovecraftiano per eccellenza.

Misteri incomprensibili

Durante il gioco, i misteri proposti diventano sempre più difficili, degni del più brillante degli investigatori. Sherlock Holmes: The Awakened tenta proprio di fare immedesimare il giocatore nel pensiero del detective, portandolo a ragionare al di fuori degli schemi. Il titolo si basa molto sull’esplorazione delle varie città in cui Holmes e il suo braccio destro si ritrovano, per collegare i punti della propria investigazione. Solamente visitando a fondo tutti i luoghi e parlando con la gente del posto è possibile ottenere gli indizi necessari per proseguire.

Per questo, l’andazzo del titolo è sicuramente lento, visto che molto spesso non è facile capire cosa chiedere o quale raggionamento attuare. Di solito per interagire con i personaggi bisogna selezionare almeno un indizio, che diventa la domanda da porre per ricevere più informazioni. La maggior parte del gameplay consiste in questo, ma il tutto viene condito da spezzoni in cui bisogna investigare degli oggetti importanti, capire la personalità di alcuni personaggi osservandoli bene e ricostruire le scene del crimine attraverso l’immaginazione di Sherlock Holmes, che lo rende in grado di vedere chiaramente cosa è successo in determinate situazioni.

Premendo il tasto R, infatti, si entra nella modalità Concentrazione con cui è possibile vedere e analizzare gli indizi più difficili da individuare a occhio nudo. Durante alcune investigazioni questa modalità può diventare fondamentale, visto che senza di essa è possibile rimanere bloccati per molto tempo. Un altro elemento fondamentale è il Palazzo Mentale, accessibile tramite il tasto + e spesso utilizzato verso la fine di ogni capitolo, quando è necessario raccogliere i pensieri e arrivare a una risposta definitiva. Degni di nota sono anche i divertenti minigiochi, come per esempio lo scassinamento delle porte, che rompono il ritmo del gioco rendendolo più leggero e piacevole.

Prima di cominciare a giocare, però, potrebbe valere la pena dare un’occhiata alla selezione della difficoltà. Sono presenti tre impostazioni: Giovane Detective, Maestro della Deduzione e Mycroft. Le prime due sono la difficoltà normale e difficile, in cui vari elementi cambiano, mentre la terza è quella personalizzata. In Giovane Detective, il giocatore riceve vari notifiche, come l’ottenimento di una prova chiave e può anche visualizzare sullo schermo le icone di interazione su persone e cose. In Maestro della Deduzione si ha tutto il contrario e nessun aiuto è fornito. Una via di mezzo può essere trovata in Mycroft, in cui è possibile attivare o disattivare gli elementi che si preferiscono.

Le difficoltà dell’hardware

Purtroppo per Sherlock Holmes: The Awakened, che presenta una trama avvincente e ricca di colpi di scena, il gameplay è condizionato dal frame rate, soprattutto quando si usa la console in modalità portatile, e della grafica non troppo brillante. La causa potrebbe essere l’adattamento per Nintendo Switch, non la più potente delle piattaforme e con delle limitazioni evidenti. Spesso i modelli sembrano quasi dei robot, con dei movimenti troppo meccanici non solo quando si stanno controllando i personaggi protagonisti, ma anche nelle scene di intermezzo.

Ciò che invece viene raffigurato al meglio sono gli ambienti, che rappresentano molto bene il periodo di queste avventure e diventano poi macabre nelle scene in cui serve. La colonna sonora, nonostante sia piacevole, viene facilmente sovrastata dal resto del gioco ma riesce ad accompagnare molto bene le investigazioni e i momenti in cui le azioni su schermo sono più calme.

Conclusione

Sherlock Holmes: The Awakened è un bel ritorno al mondo dei videogiochi per l’investigatore più famoso di sempre, nonostante siano presenti dei difetti nel titolo. Questi non rendono l’esperienza pessima, tutto il contrario, dato che il gioco riesce a rimanere coinvolgente e sempre più affascinante progredendo nei capitoli, quando i misteri si fanno sempre più loschi. Una nota dolente potrebbe essere l’assenza di missioni secondarie, sbloccabile solamente con l’acquisto di un DLC. Il nuovo titolo di Frogwares è acquistabile sul Nintendo eShop al prezzo di 39,99€.