Una delle domande che ciascuno di noi si è posto almeno una volta è sicuramente questa: come sarebbe la mia vita se fossi un’altra persona? Da sempre le produzioni artistiche hanno tentato di rispondere a tale quesito dai toni esistenziali, da colossal cinematografici come Ready Player One, alle avventure pirandelliane di Uno, Nessuno, Centomila, passando naturalmente per il Gioco di Roy in Rick e Morty. My Time at Sandrock si inserisce di diritto in questo filone.
Nel panorama videoludico dei simulatori di vita esistono molti giganti, da The Sims ad Animal Crossing, ma una piccola casa di produzione indipendente ha da sempre combattuto per ritagliarsi il suo spazio nel campo di battaglia. Panthea Games annovera nel suo arsenale titoli di discreto successo come My Time at Portia. Il suo successore, My Time at Sandrock, è l’ultima fatica del team di produzione di Memphis (USA), titolo che cammina sulle orme del predecessore riuscendo a migliorarne molti aspetti.
In My Time at Sandrock, simulatore di vita che inserisce elementi da gioco di ruolo d’azione, vivremo in prima persona le avventure di un costruttore col suo laboratorio. Questo significa che le nostre giornate saranno dedicate alla costruzione di oggetti per la comunità di Sandrock, situata nel deserto di Eufala, all’interno dell’Alleanza delle Città Libere. Nell’arco delle giornate, scandite secondo un piacevole ciclo giorno-notte in cui 1 ora equivale a 1 minuto reale, dedicheremo il nostro tempo approfondendo i legami con i cittadini, esplorando dungeon, affrontando nemici di un passato remoto, pescando nella sabbia, oppure personalizzando la nostra casa.
Recensire My Time at Sandrock significa capire se tutti questi elementi funzionino individualmente e, allo stesso tempo, se riescano ad amalgamarsi fra di loro in modo bilanciato. Panthea sarà riuscita a trovare il giusto equilibrio tra lavoro, storia principale, personalizzazione, e vita sociale?
La dura vita da costruttore
Una premessa limiterà vostra simulazione di vita: il lavoro ve l’ha trovato Panthea! Subito dopo i primi “Howdy” di turno (evidente l’ispirazione al Texas dei Cowboy), impariamo a costruire un’infinità di oggetti diversi, da semplici panchine a impalcature per ponti. Qui è subito evidente una qualità del titolo: l’attenzione per i dettagli; fresatrici, raffinatori, smerigliatrici, riciclatori e molto altro.
Tutti questi macchinari necessiteranno di materiali specifici per essere creati e saranno funzionali per la creazione di componenti precisi. Le scelte dei macchinari non sono casuali e la complessità delle relazioni fra i materiali di creazione è azzeccata.
Non avete idea di come si costruiscano delle barre di rame? Niente paura, il gioco ci accompagna attraverso dei tutorial semplici e concisi, in grado di guidarci attraverso le varie fasi di creazione senza annoiare. In poche ore iniziali, forse le più lente vista la grandissima quantità di cose da imparare, sarete in grado di svolgere il vostro lavoro alla perfezione.
L’aspetto più rilevante della costruzione è la necessità di raccogliere i materiali utilizzando il proprio vigore. La barra del vigore si riempie regolarmente ogni mattina e nostro compito sarà quello di gestire al meglio queste forze nell’arco della giornata. Qui sorge una pecca del titolo: manca un sistema di puntamento al di fuori del combattimento.
Ciò significa che spesso vi capiterà di colpire l’aria con la vostra piccozza al posto di raccogliere materiali, problema sicuramente frustrante dopo molte ore di gioco. In ogni caso, raramente vi capiterà di restare senza energie e, anche se dovesse succedere, esistono moltissime attività a cui dedicarci che non richiedono uso del vigore. Non vorrete mica lavorare tutto il giorno, giusto?
Una volta imparato a costruire potrete cimentarvi nei tre tipi di missioni disponibili: principali, secondarie e incarichi. Le capacità di un grande costruttore non sono solamente artigianali, ma anche logistiche. In My Time at Sandrock dovrete organizzare il ciclo di produzione dei vostri macchinari per completare quei compiti che richiedono più lavoro con puntualità, prima di dedicarvi ad altri incarichi o missioni secondarie.
Gli incarichi sono le commissioni che gli abitanti di Sandrock vi chiederanno di completare entro alcuni giorni dall’accettazione. Ogni giorno se ne trovano di nuovi e completarli permette di ottenere denaro, reputazione e migliorare il rapporto con gli abitanti. Le missioni secondarie sono invece richieste leggermente più complesse e che possono variare da lavori part-time al Ranch della città a consegne settimanali di materiali.
Purtroppo, spesso queste richieste secondarie mancano di originalità, chiedendoci semplicemente di effettuare consegne dal punto A al punto B, o chiedendoci a ripetizione di raccogliere letame o erbacce. Le missioni principali richiederanno invece gran parte del vostro tempo, ma non avranno alcun tipo di scadenza perciò nessuno vi metterà ansia durante la costruzione!
I tre tipi diversi di missioni si amalgamano molto bene fra di loro. Nell’arco di una giornata è possibile pianificare quali completare prima di altre senza troppa fatica. Completare incarichi e missioni secondarie risulta utile per ottenere materiali preziosi o creare macchinari funzionali alle missioni principali.
Insomma, chi è più avvezzo ai giochi gestionali riuscirà sicuramente a mettere a pieno frutto il tempo a disposizione, con un sistema di ricompense che premia l’efficienza e spesso permette di bruciare le tappe ottenendo oggetti preziosi in anticipo. D’altro canto, se non amate particolarmente la pressione, non preoccupatevi: il gioco offre la possibilità di allungare la durata delle giornate dal menù nelle impostazioni.
Una storia dal passato
Completare le missioni principali significa procedere nella narrazione delle vicende legate alla città e al suo passato. È qui che My Time at Sandrock mostra un suo punto di forza: una piacevole storia che si lega a sporadici riferimenti a una solida narrazione di fondo. Mentre ricostruiamo ponti o ripariamo vecchi macchinari, scopriamo dettagli di una misteriosa civiltà vecchia di 300 anni.
Le missioni ci portano a esplorare dei dungeon in cui troveremo lucertole umanoidi, robot impazziti e reliquie da portare al museo cittadino. Affrontare queste vicende ci ha fatto sentire veramente parte di una piccola comunità che tenta di sopravvivere alle avversità e continua a fare i conti col proprio passato, dando al gioco una componente narrativa ben amalgamata al gameplay.
Come può un costruttore affrontare dungeon pieni di nemici? Naturalmente con delle armi d’eccellenza! Gli elementi da GDR d’azione fanno il loro ingresso quando, dopo pochi minuti, ci viene insegnata l’essenziale arte del combattimento. Sconfiggendo nemici, raccogliendo materiali e completando missioni il nostro personaggio salirà di livello, aumentando così la propria salute, il vigore e guadagnando dei punti abilità da poter spendere in quattro alberi di potenziamento che rispecchiano i pilastri fondamentali del titolo di Panthea: combattimento, relazioni sociali, ricerca e costruzione.
Anche se i dungeon sono piacevoli e strutturati in più livelli, spesso finiscono però per essere ripetitivi, con nemici che non sono mai in grado di metterci veramente in difficoltà e boss fight che non sempre funzionano come dovrebbero. Il combattimento risulta molto semplice e senza troppa variazione, con la sensazione troppo frequente di dover premere lo stesso pulsante a ripetizione.
Che tipo di persona sarete?
Muoviamo ora verso una delle più tradizionali componenti dei giochi di simulazione di vita gestionali: la personalizzazione. La creazione del personaggio di My Time at Sandrock è profonda e ci ha lasciati soddisfatti. Durante il gioco, sarà possibile acquistare o fabbricare diversi vestiti, da copricapi buffi a scarpe particolarmente utili nei dungeon.
Il vestiario permette di ricevere bonus, proprio come se fosse un’armatura dei più classici giochi di ruolo. La profondità della personalizzazione del personaggio è quindi soddisfacente e non troppo complessa per un titolo che resta pur sempre un gestionale.
Altro elemento fondamentale del gioco è la personalizzazione della casa. Esistono tantissimi gadget, poltrone e decorazioni per interni. Spendendo del denaro, possiamo espandere il giardino o la casa, svilupparla su diversi piani e dotarla di stalla, recinto per conigli o sezioni dedicate all’agricoltura.
Costruire la propria casa è una delle parti più divertenti del gioco e qui Panthea ha dimostrato di saper mettere a frutto la sua esperienza in tema. L’edilizia, tra l’altro, sarà particolarmente soddisfacente quando si comincerà a fare vita di coppia…
Vita sociale simulata
I personaggi di My Time at Sandrock sono moltissimi. Anche se la cittadina è piccola, ci sarà l’occasione di legare con così tante persone che ci è capitato di scoprirne alcune solamente in fasi avanzate del gioco. Potrete decidere liberamente con chi coltivare le vostre relazioni attraverso regali, giocando a carte, oppure sfidandovi in combattimenti amichevoli. Anche gli incarichi giornalieri e le missioni secondarie contribuiscono a modificare il vostro legame con i vari comprimari, rendendo l’aspetto sociale del gioco ben amalgamato alle restanti componenti dell’avventura.
È da notare anche la cura nei dettagli per la creazione dei singoli personaggi. Ciascuno è dotato di un proprio carattere e di una voce che rispecchia a pieno tale personalità. Un buonissimo doppiaggio ci fa apprezzare la diversità degli accenti dei diversi popolani, contribuendo a sfaccettare le descrizioni di personaggi semplici, ma ben sceneggiati.
Coltivando la relazione d’amicizia con alcuni di questi potrete avere delle relazioni amorose ed eventualmente arrivare al matrimonio. Per chi non voglia legarsi per sempre a una persona sarà possibile avere più storie d’amore allo stesso tempo, con l’interessante meccanica della gelosia a complicare il quadro e la possibilità del divorzio sempre dietro l’angolo.
Anche in questo, My Time at Sandrock calca le orme del suo predecessore, offrendo una componente relazionale divertente e ben strutturata, anche se spesso raggiungere l’intimità con alcuni personaggi richiede molta fatica.
È tutto? Assolutamente no…
Pesca, agricoltura, allevamento, mini-giochi, eventi mensili o settimanali, feste di comunità, tempeste di sabbia, divertenti cut-scene. Sicuramente ci siamo dimenticati di parlare di qualche elemento interessante che possiamo trovare in My Time at Sandrock. Questo semplicemente perché la quantità di contenuti è veramente esorbitante, quasi eccessiva per chi non avesse più di 70 ore a disposizione per completare il gioco. Per la felicità degli amanti del genere, tra relazioni amorose e incarichi secondari è facilmente possibile superare le 100 ore di gioco senza accorgersene.
Ad accompagnarci in questo lungo viaggio c’è una colonna sonora decisamente azzeccata. Imparando dai limiti del predecessore, My Time at Sandrock presenta un numero ristretto di tracce che però si alternano alla perfezione in tutte le fasi di gioco. La musica ci fa sentire parte di una comunità di cowboy nel deserto e siamo sicuri che vi troverete spesso a fischiettare i rilassanti motivetti anche dopo aver spento la console. Esplorare la mappa di gioco, di una dimensione e complessità soddisfacente per il genere, risulta decisamente piacevole se accompagnati da queste note.
È tutto oro quel che luccica?
No, decisamente no. My Time at Sandrock è una potenziale gemma nel suo genere, ma i limiti tecnici della versione per Nintendo Switch che abbiamo giocato non possono essere ignorati. Se siamo disposti a chiudere un occhio per la poca complessità del sistema di combattimento o per la mancanza della possibilità di mirare fuori dalle battaglie, non possiamo fare altrettanto per i cali di frame rate o la scarsa qualità delle animazioni e di alcune texture.
Troppe volte ci è successo di parlare col vuoto perché i personaggi non si caricano, di attraversare muri di case, di vedere edifici che non si caricano in tempo, o di perdere tempo prezioso per dei bug nella creazione di macchinari. Se a questo si aggiunge la mancanza di descrizione degli oggetti che si vuole acquistare nei negozi e la scarsa qualità delle transizioni da fasi di gioco a dialoghi e cut-scene, allora si capisce che le potenzialità del gioco vengono stroncate da problemi tecnici gravi. A tal proposito, siamo fiduciosi che gli aggiornamenti post lancio miglioreranno molti di questi bug.
Conclusioni
My Time at Sandrock è un parco giochi di attività da approfondire e scoprire. Annoiarsi è impossibile in un piccolo mondo in cui i quattro citati pilastri del gioco si mescolano insieme alla perfezione. Costruire, affrontare missioni, creare rapporti amicali o amorosi, esplorare i dungeon o espandere la casa sono tutte attività che si intersecano in modo equilibrato e garantiscono tante piacevoli ore di gioco. Il successore di My Time at Portia è un titolo capace di mettere in moto il cervello per organizzare la logistica del nostro laboratorio, ma allo stesso tempo offre mini-giochi rilassanti e piacevoli appuntamenti amorosi.
La qualità di questo titolo non è adombrata da problemi minori come la poca complessità del combattimento o la ripetitività dei dungeon – elementi comprensibili in un titolo che è prima di tutto un simulatore di vita – bensì dai difetti tecnici e grafici che inficiano significativamente l’esperienza di gioco su Switch. In conclusione, l’opera ultima di Panthea Games ha il sapore di una dolce torta che però non è stata cotta a sufficienza. Rimetterla in forno per qualche minuto in più non sarebbe stata una cattiva idea (considerato anche che il multiplayer sarà disponibile solo dall’estate del 2024).
Ricordiamo che My Time at Sandrock è disponibile dal 2 novembre 2023 e potete trovarlo sul Nintendo eShop al prezzo di 35,76 euro.
Voto: 7.2
Gli elementi del gioco si amalgamano tra loro alla perfezione
Sistema di ricompense per i propri sforzi appagante
Colonna sonora azzeccata
Moltissime ore di gioco…
Troppi difetti tecnici
Manca un sistema di puntamento fuori dal combattimento
Descrizioni degli oggetti da acquistare assenti
Dungeon e combattimenti a volte ripetitivi
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