Quando ero piccolo, la visita al supermercato “Famila” di quartiere era sempre felice. Lì, fra spesa generica e dolcetti d’occasione, i miei genitori erano soliti ricompensarmi con delle bustine di carte Pokémon. Ricordo con nostalgia i giorni in cui, nel lontano 2001, l’espansione Neo Discovery era appena uscita. Alla vista, negli scaffali del citato supermercato, del Mazzo Tematico dove Espeon faceva la sua trionfante apparizione (BrainWave), pregai perché mi fosse regalato all’istante. Il prezzo non era una mia preoccupazione al tempo; del resto, immagino che poco più di una decina d’euro bastarono per farmi felice.
Il prezzo odierno di quello stesso Mazzo Tematico si aggira intorno ai 300€. Oggi, quindi, ci chiediamo: come e cosa ha portato il mondo del Gioco di Carte Collezionabili Pokémon a variare così tanto nell’arco di più di 25 anni dalla sua nascita? Quali sono le ragioni del boom economico di questo gioco di carte? Perché i suoi creatori sono stati in grado di fare breccia sul cuore di tanti collezionisti, giocatori competitivi e bambini in tutto il mondo?
In questa rubrica, cercheremo di rispondere a queste e tante altre domande, analizzando tutti gli aspetti che compongono l’esperienza del GCC Pokémon, dalla sua storia alle voci dei suoi protagonisti contemporanei, capendo come questo gioco di carte possa essere diventato un fenomeno mondiale e, allo steso tempo, tentando di avvicinare più persone al lato competitivo e a quello collezionistico del gioco, in costante crescita da anni.
Con questo articolo inauguriamo la rubrica con il suo primo episodio. Abbiamo pensato che iniziare a parlare del mondo delle carte Pokémon sarebbe stato semplicissimo discutendone per più di un’ora con una persona che bazzica questo mondo praticamente dalla nascita. Il ragazzo in questione è Fabio Battistella, giocatore competitivo italiano del GCC Pokémon, vincitore di numerose competizioni, fra cui il regionale di Lille nel 2022 (all’età di soli 16 anni), e partecipante al mondiale del 2023 di Yokohama. Potete seguire il profilo Instagram del team di Fabio a questo link, mentre il suo profilo personale è lz_fabio_battistella.
Fra argomenti più tecnici e storie personali, la nostra chiacchierata con Fabio Battistella ci ha fatto capire che cosa significhi dedicare la propria vita al mondo delle carte Pokémon, considerando il gioco competitivo alla stregua di un lavoro e, allo stesso tempo, facendoci capire quanto sia accessibile e divertente questo ambiente. Speriamo che l’intervista vi piaccia, buona lettura e benvenuti nel mondo del Gioco di Carte Collezionabili Pokémon!
Episodio 1: intervista al giocatore competitivo Fabio Battistella
Buongiorno Fabio, cominciamo con una domanda facile: come e quando ti sei avvicinato al mondo Pokémon? Hai iniziato da subito con le carte?
Il mio incontro con i Pokémon è, di fatto, coinciso con quello con il Gioco di Carte Collezionabili. Ero in prima elementare e avevo appena cambiato scuola, io e la mia famiglia ci eravamo appena trasferiti ed ero in quella fase in cui si inizia a fare nuove amicizie. Dopo appena dieci giorni dall’inizio della scuola, nella zona dedicata allo svago, intravedo una strana figura dentro a un cesto di giocattoli. Era un Weedle del Set Base. Incuriosito dalla carta, l’ho presa in mano e mi sono cominciato a chiedere cosa fosse. Il prossimo passo è stato chiedere maggiori informazioni a mio padre, figura di riferimento per me in quanto sapevo, già allora, che aveva frequentato il mondo del GCC Pokémon, poi abbandonato per la mia nascita e altri motivi. Era il 2012 e quell’anno lo ricordo come l’inizio della mia avventura.
Quindi si potrebbe dire che l’introduzione è stata la scuola, ma anche tuo padre?
Esatto, ricordo con nostalgia e, onestamente, anche un pizzico di dolore, il primo anno di partite al GCC Pokémon. Il mio avversario principale era mio padre che, costantemente, mi tirava dei metaforici schiaffoni con i suoi Pokémon. Come spesso accade, però, prima di imparare a usare la bici bisogna cadere almeno una volta. Nel mio caso ho perso numerose partite per un anno intero.
Qualcosa che mi ha aiutato molto è stato anche il contatto immediato con personalità che bazzicavano già il competitivo. Sin da piccino, mio padre mi ha messo in contatto con altri giocatori professionisti che abitavano nella mia stessa zona, cioè a Pordenone. Pensa che a 15 minuti da casa mia abitava un campione nazionale! Il circuito del competitivo Pokémon, del resto, è molto sviluppato nel nord Italia, soprattutto Lombardia, Piemonte, Friuli e Veneto.
Quindi il rapporto con gli altri giocatori competitivi è sempre sano e amichevole?
Siamo amici finché non ci dobbiamo scontrare al tavolo, chiaramente. In generale, una parte fondamentale della crescita personale di un giocatore competitivo è fatta dal confronto con altri giocatori di alto livello. Spesso penso al confronto nel calcio fra Cristiano Ronaldo e Messi: per tantissimi anni si sono scontrati al massimo dei livelli mondiali riuscendo a migliorare sempre più perché spronati dalla reciproca competizione. Ho sempre cercato, quindi, di frequentare persone che mi facessero crescere da questo punto di vista. Nel tempo, per esempio, alcuni giocatori di Torino e Milano sono diventati i miei più grandi avversari. Nelle categorie junior, le persone contro cui ci si doveva scontrare erano meno perché si competeva soprattutto a livello nazionale. Quindi, a un certo punto, le facce cominciavano a ripetersi e, alcune di esse, sono finite per diventare amici o compagni di testing. Crescendo ho ottenuto più contatti e ora mi confronto anche con un pubblico internazionale, andando a provare i miei mazzi con giocatori che provengono anche dalla Francia. Chiaramente ci sono alcune persone che mi sono a fianco sin dalla giovinezza e che, prima che compagni di testing, sono compagni di vita, ma il bello di questo mondo è che le occasioni per creare una community di appassionati sono infinite.
Stando a quello che dici, il mondo delle carte Pokémon è diventato una parte integrante della tua vita personale, facendoti conoscere amici e compagni di avventura. Pensi che riuscirai a dare spazio a questa parte della tua vita anche nel futuro?
Certamente. Sono consapevole che dedicare molto tempo a questa attività è possibile principalmente perché frequento ancora le scuole superiori, ma ciò non significa che io non sia disposto a fare i sacrifici necessari per continuare in questo mondo. Ho il competitivo Pokémon nel sangue e mi definisco sinceramente un sognatore. Probabilmente l’università o altre fasi della mia vita toglieranno del tempo a questa mia grande passione, ma sono consapevole che qui non si tratta solamente di risultati e premi in denaro. I Pokémon sono ciò che ha scandito il magnifico rapporto che ho con mio padre sin dall’infanzia, perciò mi chiedo: perché non posso fare lo stesso con i miei figli o i miei nipoti? Il punto è: le carte Pokémon sono prima di tutto un’occasione di creare amicizie, crescita personale e sfide memorabili. Difficilmente qualcuno sarebbe disposto a dire addio a queste esperienze, indipendentemente dalla sua età e dalle sue possibilità temporali. In questo senso, non escludo neanche la possibilità di diventare arbitro in futuro. Magari, passati i 30-35 anni e resomi conto che i risultati di un tempo sarebbero più difficilmente raggiungibili, diventare un arbitro sarebbe un ottimo modo per restare all’interno della bellissima community con un ruolo importante e che, ne sono sicuro, riuscirei a svolgere alla perfezione.
Mi chiedo allora quanto sia effettivamente l’ammontare quotidiano di tempo che dedichi alla preparazione per i tornei e allo studio del competitivo.
Possiamo dire che in media spendo dalle 2 alle 3 ore al giorno solamente per giocare. Di solito gioco con compagni di testing oppure con mio padre. Al di fuori di questo intervallo di tempo, però, bisogna considerare un’altra componente fondamentale: lo studio dei mazzi avversari. Ti faccio un esempio: durante le ultime vacanze di Natale sono stato dalle 5 alle 6 ore al giorno soltanto a pensare che cosa avrei dovuto giocare nei prossimi tornei. Bisogna considerare quali sono i mazzi più usati al momento, bisogna poi provarli per capire quali sono le strategie che tentano di attuare e come il mio mazzo possa rispondere alle stesse. Anche in un periodo in cui non ci sono vacanze, e quindi quando la scuola occupa l’altra gran parte del mio tempo, almeno 4 ore totali giornaliere, fra gioco effettivo e studio del competitivo, sono dedicate al GCC Pokémon.
Hai citato l’università parlando del tuo futuro. Sei convinto che 4 ore al giorno di GCC Pokémon possano essere compatibili con la facoltà che hai scelto?
Ne sono convinto. I sacrifici per poter partecipare a tornei e competizioni varie li ho sempre fatti e mi hanno portato a risultati importanti fin qui. Per questo motivo affronterò le sfide della vita, che siano universitarie o lavorative, con la consapevolezza che la fatica ripaga sempre. A questo proposito, penso che la facoltà che ho scelto, ovvero psicologia, mi aiuterà anche nel competitivo Pokémon. Nei tornei ufficiali, in cui sei costretto a giocare magari per 10 o 11 ore consecutivamente a livelli altissimi, mantenere la calma e non mostrare troppe emozioni al tavolo è cruciale. La gestualità e il linguaggio del corpo, come può essere magari per il poker, sono elementi fondamentali nell’economia di una partita di carte, fattori che ti permettono spesso di comprendere se il tuo avversario ha pescato la carta che desiderava o meno, oppure se in quel momento la pressione sta influendo sulla capacità di scelta delle strategie e delle giocate. In questo senso, aver letto il Manuale del linguaggio del corpo, di Allan Cooper, mi ha aiutato molto.
Sei molto giovane, eppure sei già una persona che ha anni di esperienza ad altissimo livello. Quale consiglio daresti a chi vuole approcciarsi per la prima volta a questo mondo?
La prima cosa che bisogna fare per imparare a giocare al Gioco di Carte Collezionabili Pokémon è capire il gioco. Cosa intendo con “capire il gioco”? Potrei parlare di capire le regole, le strategie, capire i matchup con gli avversari, capire quale mazzo sia da giocare in un determinato torneo e quali carte utilizzare nel proprio mazzo per renderlo più competitivo. Ma la verità è che capire il gioco significa capire perché ha senso giocarci. Il vero obiettivo del gioco è fare amicizia, creare legami, divertirsi insieme; chiaro, con un po’ di sana competizione, ma lo scopo finale è sempre creare una bellissima community di appassionati. Alcune delle persone che mi affiancano sono diventati dei veri e propri compagni di vita, una seconda famiglia. Una volta che hai capito il vero obiettivo, allora puoi cominciare ad apprezzare il gioco in sé e porti degli obiettivi.
Grazie a tutte le persone che mi sono state a fianco nelle prime fasi del mio incontro con il GCC Pokémon, ho potuto sviluppare un contesto che mi ha permesso di credere in me stesso e nelle mie capacità. Un po’ di follia è necessaria per pensare di poter raggiungere i livelli più alti di qualsiasi cosa, ma la sana follia arriva solo quando il contesto perfetto ti permette di credere anche nelle tue capacità. Questa forma mentis mi ha permesso di ottenere risultati come quello di Lille e permette di mantenere accesa la passione per questo gioco.
Ma a livello pratico pensi che il competitivo delle carte Pokémon sia semplice da imparare?
A livello pratico, per chi inizia devo dire che oggi ci sono moltissime risorse utili. Prima di tutto, il costo dei mazzi è diminuito sostanzialmente rispetto al passato. A questo aggiungiamo anche la grande diffusione l’app Pokémon TCG Live, dove è possibile iniziare a giocare da subito e gratuitamente anche sul proprio telefono. Devo dire che, a questo proposito, The Pokémon Company ha fatto un gran lavoro perché, nonostante alcuni difetti dall’app, resta comunque il miglior modo per iniziare a giocare sia con amici come passatempo, sia con giocatori validi da tutto il mondo. Al giorno d’oggi, poi, le risorse online sono infinite: si possono trovare liste di mazzi già pronti per combattere, o semplicemente dei video tutorial su come mettere in piedi un buon mazzo o attuare una certa strategia.
Inoltre, se uno volesse cominciare a frequentare tornei, i costi delle trasferte internazionali potrebbero spaventare, ma la realtà è che in Italia abbiamo moltissimi circuiti e competizioni ufficiali anche a livello regionale. Insomma, siamo in un paese in cui la cultura dei Pokémon è ben sviluppata e le possibilità non mancano; credo quindi sia il contesto giusto per avvicinare più persone al competitivo.
A proposito di competizioni, nel 2022 hai vinto il regionale di Lille, nel 2023 sei arrivato sesto allo Special Event di Torino e, a coronare il tuo percorso, nello stesso anno hai partecipato ai mondiali di Yokohama nella categoria Master. Come ci si sente a gareggiare al massimo livello mondiale? Solitamente ti poni degli obiettivi specifici prima di una stagione?
Effettivamente negli ultimi anni ho fatto moltissimi progressi. Tutti quei risultati che hai citato mi hanno permesso di entrare nella top 22 europea nel 2023. Alla mia età è un risultato di cui andare fieri, ma bisogna anche restare con i piedi per terra e sapere che montandosi la testa ci si può rovinare la carriera. Sono una persona che, in generale, si pone continuamente obiettivi nella vita. Questa può essere un’arma a doppio taglio perché, quando i risultati non arrivano, non è sempre semplice superare le sconfitte e andare avanti.
Tuttavia, negli anni, l’esperienza mi ha insegnato che accettare le sconfitte fa parte del gioco. La crescita personale è fatta anche di cadute e senza quelle probabilmente non sarei arrivato a disputare il mondiale dell’anno scorso. A questo proposito, Yokohama non era il mio primo mondiale visto che avevo già affrontato questa competizione quando ero nelle categorie junior e senior. La prima volta nella categoria master, però, non si scorda: sono arrivato in questo enorme capannone in cui migliaia di persone sono lì per lo stesso motivo, ovvero la passione per i Pokémon. Ti aspettano decine e decine di ore di gioco, un’atmosfera meravigliosa in cui trance agonistica si mescola a pressione e meraviglia per il paese straniero in cui ci si trova.
Avendo chiuso la competizione al posto numero 104, direi che mi rimane un certo dispiacere per come è andata a finire. Tuttavia, facendo fede a quanto dicevo prima, sono consapevole che questa esperienza mi permetterà di arrivare più preparato al prossimo mondiale. Honolulu 2024 è il mio vero e unico obiettivo al momento, un sogno che covo sin dal 2010 quando per la prima volta i mondiali si sono svolti alle Hawaii. Sono convinto che facendo tesoro di ogni esperienza e continuando con il duro lavoro riuscirò a raggiungere i miei obiettivi prima o poi.
Nelle ultime uscite ti sei affidato quasi sempre al mazzo chiamato Lost Zone Box (o a una delle sue varianti), un mazzo incredibilmente versatile ma, allo stesso tempo, molto complesso da utilizzare. Quali pensi siano i suoi punti deboli?
È vero, Giratina LZB (Lost Zone Box), in tutte le sue varianti, è un mazzo complesso rispetto ad altri come per esempio Charizard-ex. Molto spesso bisogna adattarsi al meta, testando cosa possono fare tutti gli altri mazzi per poi adattarsi alle varie possibilità magari aggiungendo una carta specifica o due. Certamente questa è una realtà che riguarda tutti i mazzi, non esiste un deck che possa rimanere stabile per troppo tempo, le modifiche vanno sempre fatte perché il competitivo si basa su cambiamenti frequenti. Ogni mazzo ha i suoi punti deboli e direi che quello di Giratina è in un certo senso di saper perdere da solo. Se non peschi Esperimento di Acromio o se ti giocano contro Kissara nel momento sbagliato semplicemente nulla dipende da te.
Se dovessi nominare un mazzo stabile e che dà molte garanzie, sicuramente parlerei di Mew VMAX, compagno della mia vittoria a Lille e mazzo che ho portato a Liverpool per il regionale 2024. In ogni caso, un buon giocatore deve avere sempre più mazzi pronti e capire cosa portare nel prossimo torneo in base allo stato attuale delle cose. Recentemente Giratina LZB ha vinto il regionale di Charlotte, motivo per cui ho portato Mew VMAX a Liverpool, ma ci sono molti altri mazzi che tengo in considerazione, da Miraidon-ex a Charizard-ex. Insomma, le ore di studio che citavo prima servono proprio per adattare il proprio gioco alle necessità dei vari tornei.
Con la vittoria dei tornei ti sei portato a casa un bel premio, parlo per esempio dei 5000€ di Lille. Quanto del denaro che vinci è reinvestito nel competitivo?
Gran parte delle vincite sono utili a organizzare le trasferte successive. Del resto, fare il giocatore competitivo a livelli alti ti porta a viaggiare molto e non sempre tutti possono permetterselo. L’anno scorso, per esempio, ho dovuto saltare alcune date perché stavo risparmiando per il mondiale in Giappone. Chiaramente, più aumentano i premi, più è possibile espandere la community del competitivo Pokémon e, di conseguenza, far crescere il movimento. Poi i soldi servono naturalmente a sostenere le fasi di testing. Come dicevo, il prezzo delle carte oggi è più sostenibile rispetto al passato, ma assemblando 6-7 mazzi fra quelli più utilizzati ora si deve comunque spendere intorno ai 250€. Sicuramente vincere così tanti soldi non è mai stato motivo di vanto con le altre persone, ma solamente uno stimolo a continuare il duro lavoro che ho sempre fatto, reinvestendo questi soldi nel modo giusto per mantenere questa attività sostenibile e divertente.
Pensi che il ritorno delle carte Asso Tattico e un eventuale arrivo di Terapagos porterà cambiamenti interessanti nel competitivo?
Parto da Terapagos per dirti che non ne ho idea. Non perché non ci abbia pensato, ma semplicemente perché un giocatore competitivo deve essere sempre concentrato sul futuro prossimo e dedicare tutte le sue energie a ciò che è di fronte agli occhi: il prossimo torneo o competizione di turno. Il ritorno delle carte Asso Tattico, invece, mi fa salire un po’ di nostalgia, visto che ho cominciato a giocare seriamente quando sono state introdotte per la prima volta queste carte all’interno delle espansioni relative alla quinta generazione Pokémon. Sicuramente sono delle carte molto potenti, credo che la più forte di tutte sia quella che essenzialmente equivale al vecchio Guzman, ovvero Prime Catcher (la carta permette di scegliere un Pokémon nella panchina dell’avversario e di spostarlo in posizione attiva e, successivamente, di scambiare il proprio Pokémon attivo con uno a piacimento dalla propria panchina). In ogni caso, una carta può essere molto forte in sé, ma se non è inserita nel mazzo giusto allora non funziona. Ogni mazzo necessita di carte specifiche, e solo aspettando le uscite future potremo parlare di carte Asso Tattico più utilizzate, piuttosto che di più forti.
C’è qualcuno che vorresti ringraziare in particolare?
L’ho già citato molte volte durante l’intervista: mio padre, a cui vorrei dire “grazie vecchio“. Entrambi i miei genitori mi sono sempre stati a fianco e mi hanno sostenuto nel percorso che ho fatto, spronandomi a perseguire tutti gli hobby che ho coltivato nella mia vita (per esempio il cubo di Rubik) a patto che fossero compatibili con la scuola. Ringrazio però soprattutto mio padre per quanto riguarda l’universo Pokémon, per avermi trasmesso lo spirito corretto con cui affrontare avversari e compagni di avventura e per avermi introdotto in questo splendido mondo.
Così si conclude la nostra intervista a Fabio Battistella e, allo stesso tempo, il primo episodio della rubrica “Il mondo delle carte Pokémon“. Speriamo che la chiacchierata con Fabio sia stata utile per farvi capire l’esperienza di vita di una persona che frequenta il mondo del GCC Pokémon dalla prima infanzia.
Non mancate per il prossimo appuntamento della rubrica, dove intraprenderemo una retrospettiva storica che analizzerà la prima fase del GCC Pokémon. Fra cause legali, curiosità e analisi estetiche vi riporteremo agli inizi del meraviglioso fenomeno commerciale!
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