Il prototipo del Gioco di Carte Collezionabili Pokémon è stato riscoperto direttamente dagli anni ’90 grazie al lavoro dei ragazzi di Helix Chamber. Nel pieno stile del loro manifesto, il gruppo è andato a caccia dei segreti del mondo Pokémon in una delle riviste più iconiche di sempre.
Dal recupero dei numeri di CoroCoro di agosto, settembre e ottobre 1996 si è risaliti a quelle che sembrano essere le prime prove e idee che hanno portato al Gioco di Carte Collezionabili come lo abbiamo conosciuto noi. Ripercorriamo insieme quanto scoperto dai ragazzi di Helix Chamber, per ulteriori dettagli vi invitiamo a fare un salto sul loro sito per leggere l’articolo completo.
Habitat
Il primo elemento che ha colpito i ragazzi di Helix Chamber è stato, senza ombra di dubbio, la presenza della classificazione per habitat presente sui primi design delle carte. Dalle ricostruzioni dei numeri di CoroCoro è stato possibile risalire alla presenza di ben 5 habitat differenti:
- Foresta (森);
- Prateria (草原);
- Urbano (町);
- Misterioso (不思議な);
- Leggendario (伝説.).
Gli appassionati storici ricorderanno che nei remake dei titoli di prima generazione Pokémon Rosso Fuoco e Pokémon Verde Foglia per Game Boy Advance, il Pokédex riportava una classificazione per habitat che sembra combaciare perfettamente con la terminologia usata in queste prime versioni delle carte. Considerando che l’ideazione del GCC è cronologicamente fissata durante lo sviluppo dei titoli Pokémon Rosso e Pokémon Verde, possiamo immaginare che inizialmente la classificazione per habitat fosse stata pensata tanto per i videogiochi quanto una possibile meccanica per il gioco di carte.
Design del fronte e del retro
Per quanto riguarda il fronte delle carte, possiamo notare nei prototipi il colore bianco, invece del giallo classico, per i riquadri esterni, mentre il colore delle cornici delle illustrazioni sembravano combaciare con il tipo del Pokémon raffigurato. I Pokémon Powers, antenati delle odierne Abilità, erano scritti in nero al posto del definitivo, e ancora attuale, rosso. Particolare il dettaglio della resistenza riportata, almeno in un primo momento di sviluppo del gioco, in colore rosso e indicata dal termine 無敵 (muteki), che avrebbe potuto indicare un’immunità vera e propria a un particolare tipo. Curiosamente, i primi prototipi di queste carte non riportavano nessuno dei simboli che indicano la rarità e tra questi non sono stati ritrovati esempi di carte olografiche.
Per quanto riguarda il retro delle carte, la cui versione definita per il Giappone sarebbe arrivata solo qualche anno dopo, possiamo notare la permanenza della scritta Pocket Monsters e leggere variazioni nello stile grafico della scritta CARD GAME e dell’illustrazione finale della Poké Ball.
Illustrazioni
Una valutazione generale delle illustrazioni per questi primo prototipi aveva individuato che gran parte di quelle che sarebbe poi state le 102 carte dell’espansione Base erano semplici illustrazioni di Ken Sugimori con sfondi presi da foto o creati in Computer Grafica. Gli unici altri illustratori menzionati sono Keiji Kinebuchi, Mitsuhiro Arita e Tomokazu Imakuni. Si è potuto infine osservare come, a settembre 1996, l’intera espansione Base non era stata totalmente definita a meno di un mese dalla sua uscita (20 ottobre 1996) in quanto il numero in questione riportava che l’espansione avrebbe poi contenuto 26 illustrazioni inedite, che a conti fatti furono invece ben 31.
L’analisi dei ragazzi di Helix Chamber si conclude con una breve riflessione sui possibili stadi di sviluppo affrontati dal GCC Pokémon parallelamente e a posteriori della sua controparte videoludica. Non vediamo l’ora di scoprire quali altri segreti verranno riportati alla luce direttamente dagli esordi, e anche prima, del brand Pokémon.
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