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I canali di due content creator di Pokémon GO chiusi per un errore dell’algoritmo di YouTube

Domenica scorsa, due dei più grandi content creator di Pokémon GO si sono svegliati scoprendo che i loro canali YouTube erano stati improvvisamente chiusi.

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   · 4 min lettura Giochi
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Sono sempre di più, ormai, gli utenti che scelgono e tentano di far di YouTube il proprio lavoro. Con l’aumento dei content creator, e con il sensibile aumento dei contenuti da essi pubblicati, la piattaforma è sempre attenta a introdurre nuove regole volte al miglioramento del servizio offerto agli spettatori. Spettatori che, d’altro canto, non hanno limiti di età: dai più piccoli ai più anzianotti, milioni e milioni di utenti si interfacciano quotidianamente con il social di Big G., e proprio per questo motivo le regole che controllano e gestiscono i contenuti video pubblicati diventano sempre più rigide.

Il tutto funziona tendenzialmente tramite un algoritmo particolare, un sistema automatico che rileva quando qualcosa di poco appropriato, o addirittura illegale, viene pubblicato su YouTube. Ma chi lavora per la piattaforma sa bene che questi algoritmi non sempre funzionano a dovere. Nel caso in questione, a rimetterci sono stati due noti youtuber americani che si occupano Pokémon GO, e ai quali per errore sono stati chiusi i rispettivi canali per diverse ore.

Tutto questo è successo domenica scorsa: due dei più grandi content creator di Pokémon GO si sono svegliati la mattina scoprendo che i loro canali YouTube non c’erano più. Sia Brandon “Mystic7” Martyn che Nick Oyzon di Trainer Tips hanno infatti ricevuto nella notte un ban dalla piattaforma per via di alcuni video “a sfondo sessuale”, una grave violazione che avrebbe perciò portato alla chiusura dei loro account. Peccato che nessuno dei due youtuber abbia mai pubblicato contenuti del genere.

“Mi sono svegliato scoprendo che il mio canale è stato chiuso per violazione delle linee guida senza però ricevere alcuna informazione oltre a quella di @TeamYouTube,” ha twittato domenica mattina Oyzon. “Sarebbe bello se qualcuno potesse dirmi cosa c’è che non va nel mio canale Pokémon, visto che è adatto a tutte le età”.
Oyzon non è nemmeno riuscito ad accedere al suo account Gmail per cercare di ottenere ulteriori informazioni sul provvedimento inaspettato di YouTube, dal momento che Google nel giro di poco tempo aveva chiuso anche la sua casella di posta elettronica e l’account collegato.

Ma Martyn, invece, che ha subito lo stesso provvedimento, ha sfruttato il suo secondo canale per fare un po’ di chiarezza sulla strana faccenda. Il ragazzo ha così spiegato che alcuni suoi video, apparentemente innocui, erano stati segnalati per “contenuto sessuale”. Le e-mail di YouTube, infatti, parlavano chiaro: secondo la piattaforma, i video di Martyn includevano “nudità o contenuti sessualmente provocatori”, oltre a contenuti di carattere offensivo che coinvolgevano esplicitamente minori. Niente di più falso, ovviamente.

Martyn e Oyzon hanno contattato YouTube per contestare il ban e il servizio assistenza, a quel punto, dopo attenti controlli e verifiche, ha finalmente ripristinato i loro account entro la fine della giornata. Ma cosa ha portato YouTube a bannare dei canali così importanti, e il cui contenuto si concentra principalmente su un gioco per famiglie? Ebbene, la spiegazione ha a che fare con i titoli dei video pubblicati dai ragazzi: i video incriminati, infatti, avevano nel titolo il termine “CP”.

Mentre “CP” è un termine comunemente utilizzato nella community di Pokémon GO in riferimento ai Punti Lotta di un Pokémon (e infatti in italiano la sigla sarebbe “PL”), questo ha un significato totalmente diverso in altri contesti di tipo illegale, tant’è che è una sigla usata, purtroppo, per intendere “pedopornografia”. Ciò ha lasciato molto perplesso Oyzon, che si è sfogato per l’accaduto in un video pubblicato dopo la riapertura del suo canale.

Quello però che Oyzon sottolinea particolarmente nel video è che sembra proprio che nessun “essere umano” abbia realmente guardato il video, o ne abbia anche solamente letto il titolo, per verificare concretamente ciò che l’algoritmo aveva inizialmente segnalato. Il provvedimento di YouTube si è basato esclusivamente sulla IA dell’algoritmo per procedere al ban. Un metodo di controllo che non è andato a genio al povero malcapitato, che si è sfogato così sul suo account Twitter:

Secondo le linee guida della community, YouTube utilizza generalmente una combinazione di sistemi automatici e controlli “umani” per identificare e rimuovere contenuti inappropriati che coinvolgono minori – sistemi e controlli che si sono particolarmente rafforzati negli ultimi due anni.

Eppure, questi sistemi dimostrano di essere in alcuni punti fallaci: hanno infatti bisogno di una messa a punto più precisa, poiché sebbene siano da un lato fondamentali e importantissimi per combattere una realtà terrificante come quella della pedofilia, dall’altra compromettono il lavoro di content creator corretti e onesti che si mantengono da vivere grazie alla piattaforma – e che rischiano, così, di perdere i loro canali senza un vero e apparente motivo. Per fortuna però, nel caso di Martyn e Oyzon, tutto è bene quel che finisce bene.

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