Redazione
Finora eravamo abituati a Capipalestra abbastanza semplici, intenti a cercare di migliorare l’ambiente in cui vivono e disposti ad aiutare il giocatore nella scalata verso il titolo di Campione. Per questo Poppy determina un punto di svolta, il suo scopo e i suoi modi sono molto diversi e incredibilmente più realistici da quelli dei suoi colleghi.
Pensate alla vita di tutti i giorni. Quante persone avete conosciuto che assomiglino in qualche modo ad un Capopalestra? Probabilmente nessuno. I Capipelstra sono persone incredibilmente limitate alla loro realtà, hanno motivazioni idealistiche e spesso poco concrete. Poppy invece è differente, lei non incoraggia il giocatore, non persegue scopi particolari se non quello, molto semplice, di trovare un degno successore. Effettivamente a 88 anni è legittimo pensare alla pensione e, per un ruolo come è quello del Capopalestra, preoccuparsi del proprio successore. Da questo punto di vista Poppy è un personaggio incredibilmente vero che non pone il giocatore di fronte a particolari sfide quanto a una valutazione globale: intellettuale, estetica, artistica; con lo scopo di trovare un valido nuovo Capopalestra per Piquedilly.
La decisione di Poppy nasce dal fatto che lei ritiene il ruolo di Capopalestra un “lavoro per giovani“, per questo cerca un erede spirituale. Sebbene in passato abbiamo già visto nell’Anime diversi Capipalestra lasciare il proprio ruolo (spesso per seguire Ash nelle sue avventure), questa volta la situazione viene posta in un differente contesto, da una persona molto anziana che è pronta a lasciar spazio ai giovani. Sarebbe stato certamente interessante vedere una storia post-finale in cui il giocatore si deve occupare di mandare avanti una palestra Pokémon, anche per le limitazioni che questo tipo di scelta comporterebbe nelle lotte (sarebbe infatti costretto a limitarsi al combattimento in questi frangenti solo con Pokémon Folletto). Tuttavia il giocatore si vede rifiutato per questo ruolo, a vantaggio di Beet. Per quanto la motivazione possa sembrare assurda è il suo modo di vestire, ricco di rosa e fucsia, a lasciare attonita la vecchia Capopalestra e a portarla a decidere che lui sarebbe stato il suo successore. Beet certamente non merita il premio Nobel per la socialità, è un allenatore sfortunato con cui è comunque difficile empatizzare, ma questo evento segna un punto di svolta nella storia di due personaggi. Infatti, proseguendo con la storia il giocatore avrà modo di vivere le conseguenze di questa decisione.
Gli eventi che hanno portato Beet ad essere squalificato dalla Sfida delle Palestre sembrano il preludio alla nascita di un personaggio negativo dal passato tragico, ma è a questo punto che Poppy interviene e salva letteralmente il ragazzo da se stesso fornendogli una nuova prospettiva. Anche se lui non ne è particolarmente entusiasta, riesce comunque a portare avanti il suo nuovo ruolo con successo, tutto per merito di Poppy che si è rifiutata di giudicare una persona in modo superficiale, gli ha dato l’opportunità di mostrare il proprio valore e si è vista ripagata per il proprio atto di fede.
Le azioni di Poppy sfatano uno dei grandi problemi delle storie di Pokémon, che sono sempre girate attorno a personaggi statici, inabili al cambiamento, in questo caso invece vediamo la saggezza di un personaggio anziano e con molta esperienza sulle spalle che vede al di la della superficie e si fa carico di passare la torcia alla nuova generazione. Infatti alla fine del gioco avremo modo di vedere in una card della Lega che Poppy non ha lasciato completamente il suo ruolo ed è ancora impegnata ad istruire ed educare Beet al suo nuovo titolo, in un finale mai visto per la storia di un personaggio tanto importante nella trama principale.
Che dire dunque? Poppy è a tutti gli effetti il Capopalestra di cui avevamo tutti bisogno, non un personaggio stereotipato e idealista, ma ricco di senso pratico e mai superficiale che affronta la vinta in modo apparentemente strano ma mai casuale, un personaggio costruito alla perfezione che si allontana drasticamente dai canoni cui ci ha abituati Game Freak negli ultimi 20 anni.
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