In una lunga lettera, la community di Pokémon GO si è unita per contrastare le modifiche riguardanti i Biglietti Raid da remoto, il cui costo verrà aumentato e i loro utilizzi limitati a 5 al giorno. I giocatori, attraverso questo esposto, vogliono far capire alla casa di sviluppo che alcune persone non possono giocare come la casa di sviluppo ha pensato, ma non devono essere penalizzate.
La petizione, lanciata su Change.Org dall’utente Ali Vongsathian, ha l’obiettivo di raggiungere 75.000 firme e cerca di difendere quelle categorie di persone che, per diversi motivi, hanno difficoltà a partecipare ai raid. La lettera si apre con un sentito ringraziamento dei giocatori a tutto il mondo Pokémon e a Niantic per quanto fatto durante il periodo della pandemia. I Biglietti Raid da remoto, infatti, erano stati inizialmente inseriti per permettere ai giocatori di continuare a giocare da casa senza infrangere le stringenti regole che c’erano durante il Covid-19.
Adesso che la situazione è tornata alla normalità, Niantic ha deciso di modificare drasticamente i Biglietti Raid da remoto, per incentivare la gente a uscire. La lettera si rivolge direttamente alla casa sviluppatrice, ricordando come molte persone che giocano non hanno la possibilità di muoversi per motivi di salute, familiari o altri ancora. Bisogna anche considerare che non tutti abitano in città: chi vive nelle zone rurali ha molta più difficoltà a poter partecipare e completare i raid.
Ecco che la community si è stretta e ha condiviso quanto è stato scritto: numerosi utenti, tra cui PokéMiners, PvPoke, FleeceKing e molti altri fan si sono mossi a favore di questa petizione. Su Twitter la discussione ha portato alla nascita dell’hashtag #HearUsNiantic, ossia “ascoltaci Niantic”, sperando che la casa di sviluppo faccia un passo indietro riguardo la sua decisione.
Ogni tipo di allenatore ha lo stesso diritto di giocare e divertirsi con Pokémon GO. […] Incentivare i raid di persona, ma non togliere e non sprecare ciò che abbiamo costruito a livello globale negli ultimi 3 anni. […] La risposta va oltre la creazione di limitazioni per i raid remoti, ma si tratta di un ricco incentivo per incoraggiare l’aggregazione della comunità locale.
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