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Il presidente di The Pokémon Company parla dell’arduo lavoro per tradurre i nomi dei Pokémon!

Nel corso di un’intervista il presidente di The Pokémon Company, Tsunekazu Ishihara, ha parlato della difficoltà nel tradurre i nomi dei Pokémon!

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   · 4 min lettura Giochi
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Il CEO di The Pokémon Company, Tsunekazu Ishihara, è stato recentemente intervistato da Inside Games! Nel corso della lunga intervista sono state affrontate diverse questioni, per la maggior parte inerenti alla storia del franchise ed al futuro della stessa.

IshiharaTra le tante domande, al presidente Ishihara è stato chiesto della traduzione dei nomi dei Pokémon, dell’esportazione della serie in Occidente e del perché creature così diverse da noi abbiano avuto un così grande successo! Ecco la traduzione della parte dell’intervista dedicata:

D (intervistatore): Pokémon è diventato un gioco popolarissimo all’estero, vero? Non sarebbe un’esagerazione dire che questo è un esempio di come un gioco pieno di testo possa diventare un successo.

R (Ishihara): Le versioni straniere iniziarono per volere del signor Yamauchi. Di certo, l’opinione a quel tempo era (tutti lo pensavano) che in America avrebbe avuto poco successo. Il signor Iwata ed io ne parlammo, “Se il signor Yamauchi ha detto di farlo, non abbiamo altre possibilità che farlo”. Comunque, a quel tempo Game Freak stava facendo del suo meglio su Pokémon Oro ed Argento, così ho lasciato gli aspetti ingegneristici ad Iwata. La cosa meravigliosa su di lui era che diceva “Cara Game Freak, per favore, focalizzati sulla realizzazione di Pokémon Oro ed Argento. Io tradurrò Pokémon Rosso e Verde per intero senza ascoltare nulla da voi”. Certamente necessitammo di molti nuovi nomi per i Pokémon, le città, le mosse e molto altro dal punti di vista creativo.

D: È stato complicato nominare i Pokémon per le versioni straniere, giusto?

R: Abbiamo avuto molti problemi sul come Pikachu sarebbe potuto rimanere Pikachu. Per i giapponesi, “Pika” viene dall’elettricità e “Chu” è l’onomatopea del topo, ma al di fuori del Giappone ciò non avrebbe avuto senso. Il nonsense non può non essere valutato. Le persone non capiranno un’onomatopea se non ne conoscono il significato o se per loro non suona bene. Così non avevamo altre opzioni che pensare a loro uno per uno.

Abbiamo fatto sì che Pikachu rimanesse tale in tutto il mondo. Forse non ne conoscono il significato, ma avevamo registrato il marchio di Pikachu in tutto il mondo, quindi abbiamo deciso di continuare ad utilizzarlo. Ma se tutto fosse lo stesso (come in giapponese) sarebbe un grande problema dal punto di vista del significato, dal momento che il nome di Fushigidane (Bulbasaur) è venuto fuori dallo stesso, che porta sulla schiena un seme (tane) misterioso (fushigi). Abbiamo mischiato “Bulb” – che vuol dire “seme” – con “Saurus” da “Dinosaurus” ed è diventato Bulbasaur. Quando abbiamo chiesto agli americani per essere sicuri del risultato, loro hanno pensato ad un rettile od un anfibio che porta un germoglio sulla schiena, perciò andava bene. Per Hitokage (Charmander), abbiamo mischiato “Charcoal” e “Salamander” per creare Charmander. Arbo è difficile da capire, così abbiamo creato Ekans. Ma il secondo è attualmente l’anagramma di Snake.

Non usiamo parole normali per i nomi inglesi, tutti dovevano pensare al meglio ed utilizzare la propria creatività per ciascuna parola. In questo modo ogni nome del Pokémon sarà più vivace. Mentre prendiamo giochi di parole, inseriamo creature misteriose al loro interno. Avendo una grande percentuale di nomi diversi dal giapponese dei centocinquantuno Pokémon, anche il doppiaggio della serie animata divenne molto più complicato… Ma grazie al grande impegno delle persone nello scegliere i nomi, ciò ha contribuito molto a fare accettare la serie nel mondo.

D: Rispetto al Giappone, la popolarità del gioco è cresciuta allo stesso modo all’estero?

R: L’espansione all’estero è iniziata più di due anni dopo rispetto al Giappone, quindi qualcosa è stato diverso. Dal momento che c’erano due anni di differenza, nell’attesa abbiamo mandato in onda la serie animata ed anche un film, inoltre abbiamo rilasciato il gioco di carte collezionabili (GCC). Così, quando siamo atterrati negli Stati Uniti, già avevamo diverse armi in nostro possesso. Per la nostra strategia in America prima abbiamo lanciato la serie animata, ampliando il mondo dei Pokémon, lasciando un’esperienza più profonda assieme al gioco, e provveduto a creare un gioco più strategico con le carte. In Giappone è di certo iniziato con il gioco, così abbiamo cambiato l’ordine. Sono passati due anni tra le parole del signor Yamauchi e l’attuale rilascio, e in quel tempo abbiamo creato molti generi di armi, quindi eravamo in grado di lanciare il brand. Se avessimo fatto questo allo stesso tempo in Giappone io credo che sarebbe fallito. Quindi penso che abbiamo avuto un buon tempismo e che siamo stati fortunati.

D: Può il grande successo dei Pokémon oltreoceano essere legato al fatto che essi trattano di un tema caro all’uomo?

R: Potrebbe. Pokémon crea un’atmosfera familiare – come crescere cuccioli, o far trasformare gli insetti da bruchi a farfalle. Sono esperienze comuni nell’umanità. Se questo fosse un mondo con spade e magia, le preferenze cambierebbero, dovremmo inserire un fattore violento che alzerebbe il limite di età. Dipende dal punto di vista individuale, molti forse vedono in Pokémon un’estensione dei mostri giapponesi e del folklore dell’Occidente. Ma io penso che i Pokémon siano esseri a noi più vicini, simili a cose della nostra vita quotidiana, come catturare insetti, crescere un cane, pescare nei fiumi, ecc..

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Intervista Nintendo nomi Pokémon Tsunekazu Ishihara

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