Tsunekazu Ishihara, CEO di The Pokémon Company, durante una lunga intervista rilasciata a Inside Games, parla del futuro Pokémon e dei recenti innovativi progetti, augurandosi di poter vedere differenti generazioni discutere insieme del brand che ha appassionato milioni di giocatori.
D (intervistatore): I Pokémon non sono solamente la serie principale, ci sono molti altri prodotti. Qual è lo standard di valutazione per un progetto Pokémon che allo stesso tempo non lo è?
R (Ishihara): Ritengo che lo standard di valutazione sia non imitare gli altri. Penso a cosa può portare i Pokémon allo step successivo. Abbiamo collaborato con Bandai Namco Entertainment, celebre per aver sviluppato la serie Tekken, per lavorare a Pokkén Tournament, in uscita a marzo su Wii U. Molte persone possono vederla come una collaborazione tra serie, io lo vedo come un modo per incrociare le meccaniche di gioco più che i brand. Sto pensando a quali strutture, se assegnate ai Pokémon, possono dare vita a un nuovo mondo Pokémon.
L’ottima qualità e la forte identità dei primi giochi Pokémon Versione Rossa e Verde hanno dato senza dubbio l’innesco per l’intera serie principale. E ci dev’essere un modo per conservare l’arte, tornando sempre alle radici, e non rompere la tradizione. In questo modo, per questi vent’anni, sono riuscito a porre il mio giudizio, continuando a ricevere il supporto di molte persone. Mi piacerebbe affrontare il futuro per espandere il mondo dei Pokémon; se ci sarà bisogno di distruggere qualcosa lo faremo, e se qualcosa dovrà essere protetto, lo proteggeremo.
D: C’è una direzione di progressione per The Pokémon Company?
R: La missione di The Pokémon Company è la seguente: “Arricchire l’esperienza reale e virtuale tramite il mondo Pokémon”. È molto semplice; per esempio, in Pokémon Versione Rossa e Verde c’è un Allenatrice che vuole scambiare Farfetch’d e tu scambi con lei. Nel mondo reale hai un compagno di classe che vuole scambiare Meowth e tu scambi con lui. Questo significa che il valore dello scambio è uguale sia nel mondo virtuale sia in quello reale. Gli Allenatori del mondo virtuale e quello reale sono connessi. I Pokémon diventano intermediari tra il mondo reale e quello virtuale. Se la realtà virtuale ti immerge completamente nel gioco, distaccandoti dal mondo reale, voglio che i Pokémon facciano esattamente l’opposto. Vogliamo connettere entrambi i mondi. Pokémon GO è nato con questa grande missione.
D: Pokémon GO è infatti un prodotto molto intrigante.
R: Quando avviai il progetto con Iwata tre anni fa, l’unica risposta ai dispositivi mobile a cui pensavamo era proprio Pokémon GO. Eravamo nuovi al mondo dei giochi su mobile che ora possiedono la maggioranza sull’industria videoludica, per cui non potevamo imitare nessuno. Siamo arrivati a una risposta che è un nuovo modo di concepire il gioco, l’abbiamo presa come una sfida, e abbiamo cominciato a sviluppare il titolo. Inoltre, considerando che gli smartphone si stanno espandendo in tutto il mondo, mi aspetto un’espansione anche in termini di regioni e lingue.
D: Anche il fatto che collaboriate con Niantic è molto interessante.
R: Guardano a un mondo mosso dalle regole, noi cerchiamo un mondo mosso dalla creatività, questa differenza rende le cose interessanti. Ci sono alcune difficoltà, ma quando pensiamo che è quella la via, troviamo le motivazioni per andare avanti. Nintendo e Apple sono simili nel business delle piattaforme che unisce hardware e software. Per Google, le loro piattaforme non sono fisiche, ma puramente legate al software. Ricerca, Maps e Gmail costituiscono le loro piattaforme, a loro non importa chi sta creando dispositivi Android. Questa differenza ci dà motivazione e ci stimola.
D: C’è qualcosa che siete riusciti a fare solo dopo che sono passati vent’anni?
R: Recentemente c’è una cosa simbolica. Quando abbiamo fatto per la prima volta uno spot per il Super Bowl di quest’anno. Successivamente YouTube ha creato un sondaggio e siamo arrivati al primo posto tra gli spot di oltre 52 aziende. Non importa quanto Pokémon sia un brand famoso, la gente fino a questo momento l’ha visto sempre come una “sub cultura”. Per cui, quando chiedi loro cosa sia la cultura pop, loro risponderanno Michael Jackson e Beyonce. Comunque, quando abbiamo mandato in onda lo spot durante l’intervallo del Super Bowl, nel momento più importante per la cultura pop, ho percepito un punto di svolta.
Quello potrebbe essere l’apice di 20 anni di lavoro. Significa un’epoca, dopo tutto. Da lì ho sempre la sensazione che lavorando per 20 anni abbiamo connesso diverse generazioni. Per cui non è qualcosa come “I tuoi figli non sanno cosa siano, ma tuo padre era solito giocare questi titoli”, invece padre e figlio parlano di Pokémon tra generazioni differenti. Nel futuro voglio creare un mondo dove i nonni parleranno ai nipotini di Pokémon come “Tuo nonno usava sempre Charizard”.
D: Per finire, potremmo avere un messaggio da parte sua rivolto alla gente che ama i Pokémon?
R: Per questi vent’anni, ho scommesso i periodi più intensi della mia vita, perché volevo sempre continuare a creare nuovi modi per giocare rendendo Pokémon più interessante passo dopo passo. Non sto dicendo tutti, ma se anche uno solo dei giocatori viene catturato dal gioco, sono contento come produttore. L’ho già detto precedentemente, ritengo che Pokémon sia un gioco con una struttura che connette il mondo virtuale a quello reale e arricchisce entrambi. Con questo punto di partenza, ci sono ancora molti altri semi che aumenteranno la creatività. Per favore, guardate al prossimo Pokémon. Perché cose sempre più interessanti stanno arrivando.
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