Secondo un’indagine effettuata in Cina, da parte di due agenzie governative, sono state individuate alcune aziende che avrebbero sfruttato dei lavoratori cinesi. Tra quelle coinvolte, spunta il nome di Nintendo, Microsoft e Sony.
Questa indagine è stata effettuata congiuntamente da parte del US State Department e dell’Australian Strategic Policy Institute. Grazie al lavoro di questi due enti governativi, è stato rivelato che le compagnie coinvolte nella vicenda, sia direttamente che indirettamente, sono 83.
L’accusa riguarda lo sfruttamento di una minoranza, di origine turca, chiamata Uyghur stanziata in Cina. Infatti questo gruppo etnico, assieme a molti altri, sarebbe stato obbligato a trasferirsi in una regione chiamata Xinjiang, dove sono presenti tantissime fabbriche per la produzione di componenti hardware. A causa di ciò, queste minoranze, sarebbero state soggette ad un vero e proprio regime, con guardie che controllano ogni loro movimento, orari di lavoro disumani e nessuna libertà, in quanto a molti verrebbe vietato di uscire senza un permesso.
Tra le varie aziende indagate spunta Nintendo, tuttavia sembrerebbe che essa sia legata indirettamente alla vicenda. Per quanto riguarda Sony e Microsoft, non si sa ancora se siano direttamente o indirettamente coinvolte nella vicenda, in quanto non sono state pubblicate altre informazioni a riguardo.
Dall’altra parte, la Cina, continua a difendersi affermando che le fabbriche, dove sono stanziati i lavoratori, sono dei semplici campi di rieducazione costruiti nella regione al fine di contrastare il terrorismo dilagante nei confronti del governo.
Se questi sospetti si rivelassero veri, sarebbe un altro duro colpo per i tre colossi dell’industria videoludica, considerando i problemi già generati in questi mesi dal Coronavirus che hanno messo in subbuglio l’intero mondo dei videogiochi.
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