Già da qualche giorno, ormai, un acceso dibattito si è arroventato sul web. La compagnia videoludica giapponese Nintendo ha licenziato in data 30 marzo 2016 Alison Rapp (nota Product Marketing Specialist per Nintendo Treehouse, una divisione di Nintendo of America), che ha già da diverso tempo attirato su di sè critiche e polemiche piuttosto pesanti, in merito sia al suo lavoro sia alla sua sfera privata.
A comunicarlo in prima linea è la stessa Rapp proprio mercoledì scorso, tramite il suo account Twitter, nel quale afferma di essersi vista chiudere la porta in faccia dalla compagnia nipponica perchè non più ritenuta una valida e sicura rappresentante della grande N.
Da parte sua, anche Nintendo si è espressa su questa scottante questione, comunicando pubblicamente che il licenziamento della donna è stato ponderato attentamente e sulla base di una violazione inammissibile della politica interna inerente ai doppi lavori – assolutamente non concessi, per ovvi motivi, ai dipendenti della compagnia.
Queste le testuali parole rilasciate dalla compagnia videoludica nipponica:
“Alison Rapp was terminated due to violation of an internal company policy involving holding a second job in conflict with Nintendo’s corporate culture. Though Ms. Rapp’s termination follows her being the subject of criticism from certain groups via social media several weeks ago, the two are absolutely not related. Nintendo is a company committed to fostering inclusion and diversity in both our company and the broader video game industry and we firmly reject the harassment of individuals based on gender, race or personal beliefs. We wish Ms. Rapp well in her future endeavors.”
Non tutti sembrano convinti, tuttavia, che sia solo questa la ragione che ha portato l’allontanamento della Rapp dalla grande N. Il polverone che si è alzato in questi giorni non manca di speculazioni e presunte accuse (quest’ultime piuttosto gravi, tra l’altro), che vengono scagliate contro Alison.
Tra i rimproveri che le vengono fatti, come fossero indubitabili aggravanti del suo licenziamento, si infilano le opinioni di quelli che credono sia tutto dovuto alla campagna diffamatoria perpetrata da ormai troppo tempo contro la sua immagine (e che di conseguenza si rigettava anche contro l’immagine stessa di Nintendo), una guerriglia verbale nata per dei suoi sospetti interventi nella recente censura di natura sessuale – vista da alcuni come sessista/femminista – di alcuni titoli importanti, quali tra tutti Xenoblade Chronicles X.
Secondo altre fonti, invece, sembra che l’azienda nipponica abbia voluto rimediare allo scomodo dibattito sviluppatosi sopra delle attestazioni redatte da Rapp nella sua tesi universitaria, affermazioni che sarebbero state interpretate sia come favorevoli alle relazioni di natura sessuale/sentimentale con minorenni (e su questo argomento si arriva addirittura ad additare la donna come bendisposta verso la pedofilia), sia come contrarie alla censura di tutti quei prodotti, specialmente a contenuto per adulti, provenienti dal Giappone.
Come forse si sarà già intuito, pur ricca di verve e di grandi occasioni di discussione, la questione legata al licenziamento di Alison rimane piuttosto enigmatica e confusionaria.
Analizzate nel loro complesso (e stando anche a quanto sostiene fermamente l’ex-impiegata sui canali social in propria difesa), infatti, tutte le accuse non ufficiali mosse impietosamente contro la figura della donna sembrerebbero palesemente discordanti ed infondate.
Ma qualsiasi sia il vero motivo dietro la mossa strategica di Nintendo, a prescindere dalle fantasie complottiste che si divulgano irrimediabilmente ogni qual volta ce ne sia la possibilità, l’unica cosa certa è che la Rapp non lavorerà più per la grande N. E a quanto pare, buona parte del web, per un motivo o per un altro, si compiace di questa notizia.
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