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Gli sviluppatori temono il giudizio del pubblico: impossibile parlare apertamente dei videogiochi

Secondo un ex membro di Ubisoft, gli sviluppatori non possono parlare apertamente in pubblico dei loro lavori per via dell’atteggiamento tossico dei gamer.

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   · 2 min lettura Nintendo
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Appena qualche giorno fa, le parole rilasciate da Charles Randall, ex membro di Ubisoft e BioWare, riguardo l’atteggiamento online dei gamer, hanno fatto luce su una situazione che caratterizza il mercato e il mondo videoludico già da diverso tempo. Infatti, nonostante le continue e pedanti richieste da parte del pubblico, gli sviluppatori non hanno modo di parlare con totale limpidezza riguardo il loro lavoro, poiché l’approccio dei videogiocatori sarebbe ormai diventato troppo tossico.

Charles Randall vanta di certo una lunga esperienza nell’ambito videoludico, e conosce quindi molti aspetti di un ambiente che di solito rimangono nascosti, che non vengono condivisi con il pubblico. Il suo piccolo sfogo su Twitter, allora, tenta di far un po’ di chiarezza su alcune questioni che un videogiocatore di certo non si aspetterebbe mai di venire a conoscere: partendo da un semplice aneddoto, Randall afferma, infatti, che la cultura ormai tossica dei gamer non permette agli sviluppatori di parlare apertamente e pubblicamente con schiettezza e sincerità del proprio lavoro.

“L’altro giorno un amico mi ha confessato: ‘vorrei che gli sviluppatori fossero più sinceri riguardo allo sviluppo dei titoli’. Rimase quindi sorpreso quando gli dissi che siamo già sinceri. Il punto è che siamo schietti solo con altri membri dell’industria. Poiché l’atteggiamento dei giocatori è talmente tanto tossico, che essere schietti in pubblico diventa pericoloso…”, esordisce Charles.

E continua: ” I forum sono pieni di ignoranti che si credono specialisti che non aspettano altro che sminuire gli sviluppatori. E si vedono pure un sacco di commenti idioti che dicono come sia ‘facile’ aggiungere il multiplayer o cambiare engine. Ogni sviluppatore che parla in modo sincero delle difficoltà derivate dal suo progetto, finisce sempre per essere preso di mira da una marea di persone, che mettono in dubbio le sue competenze.” 

“Essere critici e spiegare cosa non vi piace è cosa giusta. Ma lamentarsi in continuazione, lamentarsi degli sviluppatori, e gettare fango sul loro lavoro, invece non lo è per niente. E quindi sapete perché dobbiamo tenere la bocca chiusa riguardo quello su cui stiamo lavorando? Per colpa della cultura tossica che ormai ci circonda”, conclude poi Randall.

Indubbiamente le frasi e le considerazioni di Charles sono molto forti e vanno dritte al punto, essendo anche enfatizzate da un linguaggio piuttosto colorito. Per quanto possano essere veritieri i risvolti della particolare situazione descritta, che ne pensate di questa storia? Siete d’accordo con le parole dell’ex membro di Ubisoft, o credete che siano un po’ esagerate e frutto di uno sfogo personale piuttosto infervorito?

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