Ora come ora sarebbe un po’ il sogno di tutti, forse, quello di lavorare per Nintendo, anche semplicemente ricoprendo un’occupazione di poco valore, e soltanto per l’orgoglio di farne comunque parte. Eppure negli anni ’50, quando ancora la grande N si dedicava alle carte da gioco, la situazione era piuttosto diversa. Decenni prima del passaggio alla produzione di videogiochi, infatti, l’azienda attraversò alcune ma significative lotte intestine, che portarono il suo terzo presidente, Hiroshi Yamauchi, a trasformare l’azienda sotto la pressante spinta di nuove riforme. Riforme, però, che non a tutti i dipendenti andarono a genio.
May 25, 1955 – Nintendo employees on a hunger strike against the new president's decision to relocate factory and layoffs. #MotherBrain pic.twitter.com/SRhbNQNGdn
— Nintendo Memories (@NintendoMemo) January 11, 2018
La foto qui sopra risale al 25 maggio 1955. Il grande striscione orizzontale recita “Sciopero della fame”, e al di sotto si può leggere un cartello con scritto “Nintendo Labor Union”. A quei tempi la Nintendo come la conosciamo noi era ancora principalmente un’azienda fabbricante di carte (soprattutto di Hanafuda, un tipico gioco giapponese), e avrebbe trascorso ulteriori decenni prima di iniziare ad esplorare le opportunità di quella fortunatissima fetta di mercato che l’avrebbe successivamente resa famosa come società videoludica.
Ma come mai i dipendenti in foto stavano protestando? In quel delicato periodo, la politica aziendale intrapresa rigorosamente dal presidente Yamauchi prevedeva l’applicazione di alcune riforme, che tra i tanti punti promuovevano la chiusura di alcune fabbriche nel tentativo di centralizzare la produzione della compagnia. L’unione sindacale rimase ovviamente contrariata da questo drastico sconvolgimento, che prevedeva inevitabilmente anche la perdita del posto per alcuni suoi lavoratori, e per questo motivo decise di organizzare uno sciopero della fame in segno di protesta.
Yamauchi rifiutò di venire a patti con i lavoratori in subbuglio, e usando il suo pugno di ferro riuscì a far tacere la protesta nel giro di qualche tempo.
Secondo il libro The History of Nintendo: 1889-1980, la mossa di difesa (o di attacco) del presidente fu quella di mandare alla porta i suoi più agguerriti rivali interni, tanto da costringere i restanti dipendenti a sottostare alla sua morsa.
Questo che vi abbiamo appena raccontato (con dovuti ringraziamenti a Kotaku per lo spunto) fa parte di una lunghissima trafila di aneddoti storici che riguardano la compagnia nipponica, ma è particolarmente interessante poiché permette una riflessione sulla linea evolutiva lungo la quale la grande N si è sviluppata fino ad oggi, portandoci prodotti come Nintendo Switch e personaggi come l’amatissimo e indimenticabile Satoru Iwata.
E sebbene così, “a freddo”, una situazione del genere può lasciare un attimo perplessi i protagonisti del presente, bisogna comunque considerare che negli anni ’50 in Giappone le condizioni economiche non erano proprio tutte rose e fiori, come potremmo (ingenuamente) pensare siano ora, e che dunque manovre di questo tipo, seppur pesanti e severe, sono state necessarie per far arrivare la compagnia fin dove è arrivata oggi – passando dalle carte per Hanafuda, a capolavori come Super Mario e Zelda.
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