Appena qualche giorno fa, la AGCOM (acronimo di Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) ha reso noto lo sviluppo di un nuovo regolamento che stabilisce i parametri nazionali inerenti alla classificazione dei videogiochi, introducendo così dei nuovi bollini che potranno sostituire quelli del PEGI.
Pubblicato sul sito della compagnia con la denominazione di Delibera n. 359/19/CONS, il documento si accoda alla serie di delibere precedenti già malleate per costituire le linee guida relative alla classificazione delle opere web audiovisive e videoludiche, a tutela ovviamente di tutti quegli utenti che non hanno ancora compiuto la maggiore età.
In buona sostanza, al pari di quello del ben più noto PEGI, tale provvedimento tutto nostrano adotta una categorizzazione dei videogiochi che permette di inquadrare i suddetti prodotti multimediali in 6 fasce d’età specifiche, a seconda di un punteggio ottenuto dopo un’analisi della tipologia di contenuti offerti al pubblico.
In tal senso, tutti i prodotti vengono valutati anche secondo le classiche 8 categorie (descrittori tematici) che già conosciamo: Linguaggio scurrile, Discriminazione e incitamento all’odio, Droghe, Paura, Gioco d’azzardo, Sesso, Violenza, Acquisti nel videogioco. A seconda del livello dei vari descrittori, si potrà quindi inquadrare una specifica fascia d’età considerata come indicata e consigliata per il videogioco in questione.
Cosa cambierà quindi per i videogiocatori che vivono e fanno acquisti in Italia? Assolutamente niente. Tale provvedimento non ha in realtà stravolto nulla di quanto già sistematicamente proposto dalla classificazione PEGI riconosciuta a livello europeo. Mentre per quanto riguarda le compagnie di sviluppo? Ebbene, in questo caso si tratterebbe in realtà di un significativo risparmio di denaro.
Infatti, nel caso della classificazione PEGI (che ricordiamo non è obbligatoria per i prodotti a distribuzione via web) è sempre necessario da parte delle aziende pagare una tassa per ottenerne la licenza; nel caso del provvedimento AGCOM, invece – trattandosi di linee guida, e non di classificazione sotto licenza – il tutto potrà essere effettuato gratuitamente.
Sta alla software house però assicurare il rispetto normativo e l’applicazione di pittogrammi appositi indicanti la fascia d’età e i descrittori più adeguati su tutti i prodotti lanciati sul mercato, sia fisico che digitale (adempiendo cioè all’obbligo di autoregolamentazione).
Il tutto, perciò, si offre a vantaggio di un mercato nostrano di natura indie, che potrà quindi continuare a farsi strada nel mercato videoludico in maniera corretta e senza dover essere svantaggiati da tasse non esattamente economiche.
Per i più interessati alla questione, comunque, lasciamo a disposizione il testo ufficiale pubblicato dalla stessa AGCOM.
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