Maria Enrica
Intervistato dai redattori del The Hollywood Reporter, il produttore Eiji Aonuma ha descritto lo stile peculiare adottato per progettare il remake di The Legend of Zelda: Link’s Awakening, disponibile dallo scorso 20 settembre su Nintendo Switch.
Donando nuova linfa vitale a uno dei capitoli della saga più atipici, rilasciato su Game Boy nel lontano 1993, il team nipponico è riuscito a svecchiarlo e a renderlo ancora una volta accattivante, grazie a un gameplay rinnovato eppure fedele all’originale, semplice ma divertente. Quello che tuttavia spicca a prima vista è lo stile grafico e artistico in generale adottato per trasporre Link’s Awakening sulla console ibrida della grande N: coloratissimo rifacimento di un titolo con ventisei anni sulle spalle, questo remake abbraccia il modello “chibi“, ossia vede i personaggi con le teste più grandi rispetto ai corpi più piccoli.
Aonuma ha così descritto il processo adottato da lui e dai suoi colleghi:
“Lo stile artistico è nato come risultato della rimodellazione in 3D dei personaggi, degli edifici e delle loro proporzioni nel modo più fedele possibile. Detto questo, volevamo dare la sensazione di un diorama, quindi avevamo pensato ad alcune miniature diorama”.
“Abbiamo percepito che questo stile si adattava al concetto di ambientazione piccola ma profonda del gioco originale, così come ai personaggi comici e all’azione vivace. Abbiamo deciso di applicare l’aspetto tilt-shift per enfatizzarlo ulteriormente”.
L’ottimo riscontro di pubblico e critica sembra suggerire che la scelta del team interno a Nintendo per realizzare The Legend of Zelda: Link’s Awakening per Nintendo Switch sia stata insomma davvero azzeccata.
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