Incassi record per i videogiochi in Italia, oltre 2 miliardi nel 2020

Il 2020 è stato un anno importante per i videogiochi, soprattutto in Italia per gli incassi da record e gli utenti attivi. Secondo i dati raccolti da IIDEA, associazione che rappresenta l’industria videoludica italiana, dimostrano di come nell’ultimo anno i videogiochi abbiano avuto una crescita del 21,9%, con oltre 2 miliardi di euro di incassi. Gli utenti attivi sono stati 16,7 milioni e le ore complessive spese sui videogiochi da 7,5 sono arrivate a 8 a settimana.

Ad aver aiutato le vendite c’è stato anche il fattore Covid che ha spinto la vendita dei videogiochi in versione digitale facendo aumentare gli incassi dai 602 milioni del 2019 ai 799 milioni di euro del 2020. Un aiuto deriva anche dalle ottime performance delle console di nuova generazione, generando un fatturato di 395 milioni di euro con un aumento del trend del 6,9%.

Inoltre i generi che hanno portato più incassi in Italia nel 2020 sono quelli di avventura, di azione e i giochi sportivi. Gli strategici invece si sono riusciti a posizionare al terzo posto nelle classifiche per PC. I giocatori sono rimasti invariati, con 16,7 milioni di persone con un età media tra i 16 e i 64 anni, ovvero il 38% della popolazione in Italia.

Da un’analisi eseguita da IIDEA emerge come i videogiochi multiplayer abbiano aiutato in vari modi gli utenti chiusi casa: il 50% li ha utilizzati per rimanere in contatto con gli amici, il 48% per sentirsi meno isolati, il 39% come strumento per sentirsi meno ansiosi e il 36% ha affermato che i videogiochi li facciano sentire più felici.

I videogame sono riusciti a ritagliarsi uno spazio anche nell’ambito famigliare dove genitori e figli hanno trovato un’ottima scusa per svagarsi insieme. Il 19% degli intervistati ha dichiarato di aver giocato con i propri figli, un dato che sale facilmente al 22% con bambini che hanno dai 6 ai 10 anni, mentre al 20% con figli dagli 11 ai 16 anni. Inoltre il 19% dei genitori ha dichiarato di aver utilizzato videogiochi educativi per supportare l’apprendimento dei propri figli, un dato che sale al 29% per coloro che hanno bambini alla scuola primaria.