Emulatore: una parola che viene praticamente sempre considerata come sinonimo di pirateria, o meglio, come uno dei suoi maggiori strumenti. Ma se oggi vi proponessimo un altro punto di vista? In fin dei conti, riflettendoci, di per sè “emulazione” non è propriamente una brutta parola: tecnicamente è un programma che permette l’esecuzione di un software, originariamente scritto per un determinato dispositivo, in un dispositivo diverso da quello di origine. Secondo qualcuno, per di più, l’emulazione non è altro che la soluzione migliore per poter tener ancora in vita il mercato videoludico. E questo qualcuno è Frank Cifaldi.
Qualche giorno fa si è tenuta la Game Developer’s Conference 2016 (svoltasi dal 14 al 18 marzo) a San Francisco, e proprio in questa occasione, Frank Cifaldi, che lavora per lo studio Digital Eclipse, si è espresso sull’emulazione secondo un’ottica decisamente diversa e controcorrente, rispetto a quella più tradizionale a cui di solito siamo abituati: egli è infatti dell’opinione che l’emulazione non debba essere considerata negativamente, ma anzi, dovrebbe essere vista come un mezzo in grado di salvaguardare e preservare molti di quei titoli che altrimenti rischierebbero di finire nel dimenticatoio – e, nella peggiore delle ipotesi, di non uscirne mai più.
Chi è appassionato di Pokémon può certo ben capire di cosa si sta parlando: pur essendo stati fatti dei remake, alcuni dei titoli più vecchi della serie, a meno che non si possieda un antico reperto storico (il Game Boy) ancora funzionante e si riesca a trovare delle cartucce ancora funzionanti, è piuttosto complicato giocarli senza l’aiuto di “fattori esterni”. E basandosi anche su questo, che se vogliamo è solo uno dei tanti esempi che si possono fare in materia, Cifaldi basa la sua prospettiva alternativa alla questione.
“Secondo quanto affermato da Film Foundation, ben più della metà dei film realizzati prima del 1950 sono andati perduti,” afferma Frank. “Con questo non intendo dire che non possano essere acquistati su DVD. Intendo solo dire che sono andati perduti, che non esistono più ormai”. E se questo può sembrare piuttosto desolante, basti pensare che la percentuale sale a 80% se si tiene conto dei film girati e prodotti prima degli anni venti.
“Tutto questo mi terrorizza. Non sono mai stato un fan accanito di cinema, ma l’idea che questi lavori scompaiano definitivamente e che non possano essere più recuperati mi spaventa moltissimo. Allora ho iniziato a chiedermi se qualcuno non stia già cercando di fare qualcosa per i videogiochi. Che ci sia qualcuno che si stia assicurando che i videogiochi non facciano la stessa stupida fine che ha provocato la scomparsa dei vecchi film?”
“La risposta è sì, ci sono delle persone che hanno cominciato a farlo. Ma non sono stati mai chiamati archivisti. Non sono stati chiamati nemmeno archeologi digitali o simili. Sono stati chiamati pirati.”
Ed è anche per questo motivo che emulazione e pirateria sono da sempre stati usati quasi come sinonimi. Sempre secondo Cifaldi, Nintendo in particolare dimostra una forta avversione nei confronti di questo processo,e questo lo si può tranquillamente notare facendo caso a ciò che è stato pubblicato, già da molto tempo, sul sito ufficiale:
Il programma antipirateria Nintendo ha principalmente l’obiettivo di limitare l’esistenza di:
- copie non autorizzate di giochi Nintendo distribuite online;
- dispositivi di elusione e/o software utilizzati per giocare con copie non autorizzate di videogiochi Nintendo;
E ancora, sempre secondo Frank Cifaldi, non è forse la Virtual Console molto simile ad un emulatore, tutto sommato?
Noi lasciamo a voi l’ardua sentenza, e vi invitiamo caldamente a farci sapere la vostra opinione.
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