Oggi è tempo di dare il nostro giudizio conclusivo sulla nuova console di casa Nintendo: conosciuta come NX, immaginata come sistema cross-platform e poi finalmente incontrata come console ibrida sia portatile che casalinga. Quanto Nintendo Switch inciderà nel mercato videoludico?
La verità è che, come ogni recensione dedicata ad una console, anche quella di Nintendo Switch non può che essere una analisi preliminare: sarà la storia dei titoli pubblicati sulla console, e il supporto più o meno massiccio da parte dei publisher di tutto il mondo a dichiarare vincitori e vinti. Quello che possiamo fare adesso è dare un giudizio sulla macchina in sé, che come detto già nell’anteprima pubblicata sul canale si distingue positivamente dalla sfortunata Wii U.
Appena tirata fuori dalla scatola, Nintendo Switch mostra i suoi primi pregi: materiali di qualità per il tablet e per i Joy-Con e cavetteria ridotta all’osso, che permettono un set-up della console praticamente istantaneo. In pochi minuti insomma, si passa dal brio dello spacchettamento a quello del vero e proprio utilizzo della macchina, che presenta un’interfaccia minimale ed un sistema operativo veloce e reattivo, privo dei tempi caricamenti tediosi ai quali Wii U ci aveva abituati. Quindi no, con Nintendo Switch non avrete tempo di andarvi a fare un aperitivo con amici prima che la console passi dalle impostazioni al caricamento della home.
Come detto in precedenza, assieme alla console abbiamo i Joy-Con, innovativi sistemi di controllo che si presentano in maniera eccellente: sono un piacere sia per gli occhi che per il tatto, e sebbene inizialmente possa risultare strano giocare con la console in modalità docked ed i due controller separati, ben presto ci si fa l’abitudine e si comincia ad apprezzare una libertà di movimento delle mani non paragonabile a qualsiasi altra esperienza sul mercato. C’è però un però: come ogni oggetto tecnologico, i due controller non sono esenti da difetti. Benché le piccole dimensioni dei controlli non diano problemi di impugnatura, per forza di cose i molteplici tasti presenti su di essi – due analogici, quattro dorsali, quattro direzionali separati, i classici ABXY, il tasto home, il tasto per le screenshot, ed i pulsanti “più” e “meno” – risultano essere molto ravvicinati fra di loro.
La cosa può risultare talvolta scomoda quando si parla dei dorsali: spesso ci è capitato di premere ZR al posto di R ad esempio, anche dopo svariate ore di gioco su The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Come sempre ovviamente, si tratta di fattori che variano molto a seconda del tipo di giocatore: un bambino avrà meno problemi di un adulto, e banalmente la grandezza delle proprie mani gioca un ruolo fondamentale. Ad ogni modo, ci sono valide alternative: qualora i Joy-Con dovessero risultare troppo minuti, c’è sempre la possibilità di acquistare ed utilizzare un Pro Controller, che non solo presenta al suo interno motion control e Rumble HD al pari dei suoi “fratelli minori”, ma condivide con loro l’essere costruito con materiali di pregiata fattura.
Sicuramente accettabile risulta essere la formazione dei Joy-Con il Joy-Con Grip, benché a nostro avviso la vicinanza tra la parte destra e la parte sinistra del controller la renda comunque meno preferibile del suddetto Pro Controller. Ma al solito, la forza di Switch è proprio la versatilità: è possibile passare dai Joy-Con, che donano grande libertà ed una precisione quasi sempre impeccabile del motion control, ad una più tradizionale impugnatura data dal Pro Controller, che sarà sicuramente apprezzata non solo dagli amanti dei Joystick tradizionali ma anche e soprattutto dai pro-gamer di titoli come Splatoon 2, in attesa di pubblicazione sul tablet di Nintendo.
Un’altra nota positiva dei Joy-Con è sicuramente la loro batteria: se qualche mese fa si potevano leggere articoli del tipo “Nintendo vende il Grip che carica i Joy-Con separatamente, indignazione, e se mi si scarica mentre mungo una vacca a 1 2 switch vi faccio causa”, oggi possiamo dirvi senza problemi che si trattava di accuse infondate. I Joy-Con hanno un’autonomia di 20 ore, si caricano in poco più di un’ora, e non abbiamo mai e poi mai avuto modo di vederli scarichi, anzi, non abbiamo mai avuto modo di vederli oltre la metà della loro batteria. E dire che abbiamo passato gli ultimi giorni quasi solo ed esclusivamente a giocare a Zelda.
Ma andiamo avanti: Nintendo Switch prende il suo nome dalla possibilità di switchare, o cambiare che dir si voglia, la propria esperienza di gioco da un momento all’altro. Togliendo il tablet dal dock, la base di plastica in dotazione con la console che permette il suo output via HDMI su televisore, lo schermo del tablet viene attivato, i giochi cambiano risoluzione passando da Full HD (o 900p nel caso di Zelda) ad HD, e si è pronti a continuare all’aperto la propria partita cominciata in casa. Dopo una settimana di Nintendo Switch, rispondiamo alla fatidica domanda: quanto questo compromesso ibrido portatile-casalingo funziona?
La risposta è complessa, fatta principalmente di pregi e di qualche immancabile difetto. C’è da dire che il passaggio da schermo del televisore a quello del tablet è praticamente indolore: il cambio di risoluzione non viene assolutamente avvertito, e lo schermo del tablet riesce a rendere a livello grafico in maniera eccellente, andando a surclassare con un punteggio di cento a zero lo schermo del GamePad di Wii U. Inoltre il peso della console è ben bilanciato, l’impugnatura con i Joy-Con montati a lato è probabilmente la più piacevole, e la console non subisce il minimo riscaldamento in questa modalità: è incredibile pensare che Switch ed il GamePad di Wii U abbiano praticamente lo stesso peso, nonostante la prima sia una console ed il secondo un semplice sistema di input.
Qualche perplessità ce l’ha però destata la sensibilità dello schermo di Nintendo Switch alle luci esterne: se durante una cena con gli amici non ho avuto nessun problema a prendere a mazzate un boss di Breath of the Wild con il mio tablet poggiato sul tavolo – nello sdegno dei miei compari che volevano conversare con me mentre io nerdavo malamente -, abbiamo avuto qualche problema a distinguere cosa succedesse all’interno del gioco utilizzando Switch in un centro commerciale, pieno di luci esterne che si riflettevano in maniera intensa sullo schermo, e siamo riusciti ad attenuare la cosa solamente ad illuminazione massima.
E parlando di illuminazione, come non citare il trend topic di Nintendo Switch: ma la batteria, quanto dura?
Partiamo da una doverosa premessa: se ad oggi doveste trovare sul mercato un apparecchio tecnologico che riesce a far girare un gioco come Zelda Breath of the Wild senza rallentamenti e in 720p durando più di tre ore scollegato dalla corrente, chiamatemi perché avrete scoperto una fonte di energia capace di sostituire il nucleare. Scherzi a parte, la batteria di Nintendo Switch dura dalle tre alle sei ore, poco più di tre ore se si gioca continuativamente a Zelda: il risultato non sorprende né stupisce, semplicemente perché è quanto ci si può aspettare dall’odierna tecnologia. Nintendo 3DS del resto dura un paio di ore di più, e sebbene faccia comodo, non è molto diverso da ciò che offre Switch. Ad ogni modo, se si volesse allungare questo tempo di durata, magari per un viaggio in aereo nel quale non si ha a disposizione prese della corrente, basterà acquistare una powerbank per allungare la vita della console; in caso si avesse a disposizione una presa della corrente, ad esempio in un viaggio in treno, sarà possibile utilizzare l’alimentatore in dotazione come vero e proprio caricatore. Come sempre insomma, si tratta di compromessi: una console portatile ad alta prestazione, per dove siamo arrivati oggi con lo sviluppo tecnologico, non può che avere una batteria di durata limitata, ma data la grande diffusione di powerbank nel mercato odierno per svariate necessità la cosa non dovrebbe risultare così problematica come la si è venduta negli ultimi tempi.
Più problematico, a nostro avviso, può risultare il trasportare con sé Nintendo Switch: benché il tablet sia tutto fuorché fragile, il punto è che non è minuto e non ha uno schermo protetto. In altre parole il tablet non è sicuramente tascabile, soprattutto se com’è ovvio che sia lo si porta in giro con i Joy-Con attaccati, ed inoltre un suo inserimento in borse o zaini potrebbe essere pericoloso per l’integrità dello schermo. È pertanto necessario acquistare separatamente una custodia per la console, per evitare di danneggiarla durante lunghi viaggi, ed in ogni caso inserirla all’interno di uno zainetto o borsa, perché altrimenti è necessario portarla a mano e risulterebbe scomoda. È forse qui che l’ibrido portatile-casalingo risulta essere maggiormente contraddittorio, e ci auguriamo che in futuro Nintendo crei una line-up di cover ergonomiche e che aumentino la comodità del trasportare Switch fuori di casa.
La memoria interna di Nintendo Switch è nominalmente di 32 Gigabyte, che diventano 26 all’avvio poiché 6 sono occupati dal sistema operativo: poco male comunque, se si pensa che il vano delle microSD presente al di sotto della leva per la modalità tabletop ha un supporto per SD fino a 2 Terabyte. Quello che ci è piaciuto, a proposito del suddetto vano, è che è piazzato in maniera estremamente elegante ed intelligente: niente più linguette a là Nintendo 3DS che sembrano sempre rompersi da un momento all’altro, o viti da estrarre con una laurea in ingegneria aeronautica come per New Nintendo 3DS, Nintendo Switch ha uno slot nascosto ma facilmente accessibile, che non mette mai il giocatore in condizione di poter rimuovere il supporto di memoria esterna accidentalmente.
Un cenno finale sull’audio della console in modalità portatile: le due casse di Nintendo Switch, posizionate sul retro, sono sicuramente un passo in avanti rispetto ai piccolissimi speaker presenti su Nintendo 3DS. Non aspettatevi però miracoli: come tutti i dispositivi portatili, anche l’audio di Switch tenderà a perdersi nell’etere se utilizziamo la console in spazi eccessivamente aperti, ma fortunatamente è presente il jack per le cuffie che risulta preferibile se siete assurdi amanti delle colonne sonore e della totale immersione audiovisiva.
Quindi, in definitiva: ci piace Nintendo Switch?
Nintendo Switch è convincente, lo è stata dal primo momento che ha messo piede in casa nostra: con il passare dei giorni ci ha mostrato anche qualche suo difetto, che in generale non è stato comunque in grado di minare l’esperienza di gioco provata con questo sorprendente ibrido portatile casalingo. Come tutti gli ibridi Nintendo Switch porta sulle spalle il peso di alcuni compromessi, come una portabilità non ai limiti della perfezione e delle prestazioni, in termini di potenza, non a livello della concorrenza nella sua versione casalinga; ma Switch non sta giocando alla gara del più forte. Switch sta offrendo una nuova esperienza di gioco in grado di accompagnarci in casa e fuori casa, in viaggi profondi di religioso single player come quelli nelle terre di Hyrule o di rocambolesco multiplayer con titoli come 1-2 Switch supportati da un precisissimo motion control.
Per noi, al momento, Nintendo Switch è un sì. Ma solamente il futuro, solamente la pianificazione di un parco titoli meno altalenante e più variegato di quello presentato da Wii U, potrà dirci se questa console sarà in grado di affermarsi sul mercato.
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