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RECENSIONE: Ecco la nostra prova di Nintendo Labo

Si è parlato tanto di Nintendo Labo e di come proponga un approccio inusuale al videogioco attraverso semplici elementi di cartone, e oggi, grazie all’invito arrivatoci da Nintendo Italia, possiamo dirvi qualcosa in più sul progetto avendolo personalmente toccato con mano.

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Si è parlato tanto di Nintendo Labo e di come proponga un approccio inusuale al videogioco attraverso semplici elementi di cartone, e oggi, grazie all’invito arrivatoci da Nintendo Italia, possiamo dirvi qualcosa in più sul progetto avendolo personalmente toccato con mano.

Nella giornata di venerdì abbiamo infatti avuto modo di provare sia il Kit Assortito, con cinque Toy-Con inclusi, che il Kit Robot, affrontando anche una fase di montaggio della macchinina RC telecomandata attraverso il tablet di Nintendo Switch.

La macchinina RC

Partiamo subito con il dire che, almeno per quanto riguarda la macchinina, la fase di montaggio è piuttosto semplice: in circa quindici minuti, seguendo le varie istruzioni mostrate su schermo, siamo stati in grado di avere un Toy-Con perfettamente assemblato, il cui funzionamento è basilare. Una volta montata infatti, la macchina RC è in grado di spostarsi, virando a destra o a sinistra, grazie al sistema di Rumble HD interno ai Joy-Con: regolando gli Hertz ai quali i due Joy-Con vibrano è possibile accentuare la curva che il Toy-Con riesce a prendere, e facendoli vibrare insieme, alla stessa intensità, la macchina andrà dritta. C’è anche una funzione automatica di spostamento, che coinvolge la telecamera IR: questa, oltre a permettervi di vedere su schermo dove la macchina stia puntando, e quindi di guidarla al buio qualora la voleste chiudere in una scatola per affrontare la cosiddetta “missione notturna”, riconosce le superfici riflettenti e le segue automaticamente.

Scherzi a parte, personalizzazione è un termine davvero importante in merito alla Macchina RC: una volta finito il montaggio, il vero divertimento lo si trova al di fuori del videogioco e sta nel rendere davvero unica la propria macchina. Noi abbiamo cercato di abbracciare appieno lo stimolo di creatività di Labo e abbiamo creato la Giovammobile, disegnando la faccia di Giovannone e aggiungendole delle mani. 
In questo modo non solo la nostra macchina è risultata più simile al Pokémon Dusclops: avendo il software anche una modalità scontro, nel quale si possono far gareggiare più macchine fra loro dichiarando la sconfitta della prima che finisce ribaltata, abbiamo pensato che gli arpioni di Giovannone potessero ben funzionare per far cadere le macchine avversarie.

Nintendo Labo ci si è presentata come qualcosa di profondamente diverso da un videogioco. Ci siamo divertiti, quasi come se fossimo davanti ad un giocattolo elettronico open-source: è stato stimolante comprendere il funzionamento di base del prodotto, per poi adattarlo alla nostra fantasia.

Il piano

La seconda cosa che abbiamo provato è il piano, che ci permetterà da subito di svelare la magia dietro Nintendo Labo. Come è possibile che toccando un tasto di cartone la Switch riproduca il suono di una nota? 
In realtà è tutto molto semplice: come detto prima, la telecamera IR del Joy-Con destro ha la possibilità di riconoscere le superfici riflettenti. All’interno del kit di assortimento sono presenti una serie di adesivi, da attaccare oculatamente in vari punti dei Toy-Con precostruiti: nel caso del piano questi sono presenti dietro i tasti, che quando vengono premuti si alzano, vengono visti dalla telecamera. È divertente vederlo in azione, poiché permette non solo di cambiare il soundfont della tastiera, che va dai suoni del classico pianoforte a quelli di un coro francescano o del miagolio dei gatti, ma anche di cambiare ottava alla quale si sta suonando, modulare le note e inserire un effetto di riverbero girando la manopola.

È qui che dobbiamo aprire una prima parentesi importante: il piano, così come esce dal kit di assortimento, è piuttosto impreciso. Il cartone è poco pesante, e di conseguenza premendo un tasto con il dito è possibile suonare due note molto vicine. 
Come specificato però, mi riferisco al piano montato secondo la procedura standard: uno degli altri piano presenti in sala era rivestito in maniera semplice con dei fogli di carta bianchi attorno ai tasti, e questa procedura ne ha aumentato il peso e ridotto se non eliminato il problema alla radice.

La canna da pesca, la casa e la moto

Gli altri Toy-con provati sono la canna da pesca, che offre un minigioco di simulazione di pesca, la casa, una sorta di Tamagochi nel quale è possibile interagire con uno strano animale inserendo elementi di cartone dentro l’edificio, e la moto, altra periferica sfruttante unicamente giroscopio e accelerometro, e che funge da controller del veicolo a due ruote che si utilizza nel breve minigioco di corsa. 
Diciamo che rispetto ai primi due Toy-Con, questi altri tre sono un compromesso maggiore che si interpone a metà tra giocattolo elettronico e videogioco: maneggiare il Toy-con di turno è importante, soprattutto nella casa in cui a seconda dei cartonati inseriti a destra o a sinistra si accede a minigiochi diversi e a vere e proprie easter-egg, ma in linea di massima il focus qui è ciò che succede sullo schermo del tablet, come un videogioco tradizionale controllato attraverso periferiche particolari e dedicate.

Il Robot

E di questa seconda tipologia di Toy-Con, il migliore a nostro avviso è il robot, a mani basse: non solo è più complesso nella sua struttura ma è anche estremamente divertente.

Camminando sul posto è possibile rompere qualsiasi tipo di oggetto sotto i propri piedi, con la testa è possibile direzionare il cammino del nostro robot e persino abbassare il visore per passare alla visuale in prima persona, con le braccia si sfoderano potenti pugni o si vola se le si flettono entrambe verso il basso, ed in ultimo accovacciandosi ci si trasforma in una macchina a mo’ di transformer, con possibilità di sparare potenti raggi laser.

Chiaro, almeno per quel che abbiamo potuto provare si tratta poco più che di un mini gioco, quindi al momento è difficile esprimersi sulla capacità del Kit Robot di reggersi in piedi come acquisto singolo. Ma quello che abbiamo provato è stato appunto divertente. Vedremo in futuro se con quest’applicazione sarà possibile anche affrontare una campagna, un po’ come succede ad esempio nel multiplayer di Splatoon.

Nintendo Labo Garage

Ma arriviamo alla parte clue: nei nostri ultimi minuti con Labo, abbiamo avuto accesso ad una porzione della sala nei quali i filmati non erano permessi, ma della quale possiamo tranquillamente parlare. Ci si è aperto un mondo: trattasi di una sorta di Dev Kit, denominato Nintendo Labo Garage, nel quale ogni consumatore può programmare il proprio esclusivo Toy-Con, e costruirlo con qualsivoglia tipologia di materiale abbia intenzione di utilizzare.

Nella schermata di garage è possibile infatti creare una rete di collegamenti di azione e reazione, con una interfaccia piuttosto intuitiva che si divide in gruppi di quadrati input e output: ad un determinato input a scelta, che può essere il tocco in un determinato punto del touchscreen di Switch, o l’agitare un Joy-Con, o ancora l’inquadrare un adesivo riflettente con la telecamera IR, si collega un output, un azione insomma, che potrebbe essere la vibrazione di un Joy-Con, oppure la riproduzione di una nota musicale specifica tramite il tablet. Durante l’evento è stato mostrato un trailer esclusivo nel quale sono state create cose che, come dire… sono semplicemente fuori di testa.

In una sequenza abbiamo visto un distributore di lattine in cartone: premendo il tasto corrispondente alla bibita, disegnato sul tablet, si sarebbe causato la vibrazione di un Joy-Con, inserito dentro una scatola di cartone, che vibrando avrebbe lasciato cadere una lattina verso il basso. Un’altra sequenza invece era dedicata ad una seconda chitarra, fatta in maniera decisamente più fantasiosa: sul tablet sono stati montati dei semplicissimi elastici, che suonati come corde fanno pressione sul tablet, vengono riconosciuti come input touch, e riproducono note specifiche, come se si suonassero le corde a vuoto di una chitarra.

La funzione Garage, insomma, potrà portare Nintendo Labo su tutt’un altro livello di esperienza: se i tantissimi bambini interessati al prodotto probabilmente si fermeranno al giocare con i Toy-Con pre costruiti, non fatico a immaginare che il pubblico più adulto, grazie all’enorme libertà data dalla funzione di creazione, comincerà a produrre cose che i programmatori non avranno neanche immaginato. Forum nei quali i giocatori condividono i propri preset, live tutorial nei quali i più pratici spiegheranno come dare vita alle proprie creazioni originali, e così via dicendo: Labo termina di essere in quel momento un gruppo di giocattoli elettronici per divenire uno strumento di creazione degli stessi.

Lasciamoci quindi ad un commento conclusivo. La forza di Labo sta nella sua versatilità, e nella capacità di rendere contenti, in modo diverso, pubblici molto distanti fra loro, che troveranno nell’esperienza un punto di incontro. Sono convinto del fatto che Labo possa avvicinare molti nuovi utenti al mondo Nintendo, come prodotto che al momento è solo esclusivo di Switch, in un connubio che sembra unire insieme videogioco, giocattolo e programmazione.

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