Redazione
MarsLit Games è il nome della piccola software house italiana che ha firmato Unknown Fate, videogioco indipendente uscito dapprima su PlayStation 4, Xbox One e PC e infine approdato anche su Nintendo Switch.
Si tratta di un progetto audace e complesso, se si considera che è il frutto del lavoro di due sole persone che si sono divise tra programmazione e realizzazione del comparto artistico: la manodopera ridotta all’osso è un fattore di cui non si può non tener conto, e che mette nella giusta prospettiva un lavoro tanto rispettabile quanto interessante per un team ai suoi esordi in campo videoludico.
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Il gioco rientra nella tipologia esperienziale tanto cara alla scena indie degli ultimi anni, e che ha visto in titoli quali Journey una delle sue pietre miliari. Si tratta, come suggerisce il nome, di prodotti che propongono l’elemento artistico quale principale punto di forza, relegando le meccaniche di gioco a un ruolo secondario e spesso addirittura insignificante. Unknown Fate non fa eccezione: non è un’opera che vuole farsi ricordare per la complessità del gameplay, bensì tenta di scavare un solco nell’emotività dei giocatori, mettendo sul piatto una sceneggiatura volutamente criptica e dispersa in frammenti lungo una serie di mondi.
La versione del gioco da noi provata è quella per Nintendo Switch, pertanto il nostro giudizio si basa su di essa.
Alla ricerca della memoria perduta
Unknown Fate racconta la storia di Richard, un impiegato d’ufficio che un giorno, per motivi sconosciuti, si risveglia nel bel mezzo di un traballante mondo onirico. Guidato dalla silhouette di una ragazza di cui non vengono rivelati i lineamenti, il protagonista capisce di doversi addentrare all’interno di quel bislacco universo fatto di balene fluttuanti nel cielo, ragni con il ventre a forma di lampadina (già, avete letto bene) e personaggi umanoidi di vario genere per decifrarne l’enigma. A rendere il tutto ancora più complicato è la totale assenza di memoria di Richard, che non ha idea di quale sia il suo passato né di come sia potuto sbarcare in un simile trip dai confini pericolosamente allucinogeni. Sarà compito suo e nostro, con il solo supporto di un artefatto luminoso, risolvere il mistero della propria esistenza, intraprendendo un viaggio lungo una serie di mondi surreali alla ricerca della verità.
Aggiungere anche solo una frase in più a quanto detto finora rovinerebbe il gusto della scoperta, o peggio, rischierebbe di dar luogo a interpretazioni fuorvianti, perché – è bene che lo sappiate subito, senza farvi illusioni – alla fine delle quattro o cinque ore che compongono Unknown Fate avvertirete una sensazione sgradevole, come di nebbia nel cervello. Se cercate una storia dalla chiusura circolare, dove ogni tessera del mosaico torna ordinatamente al proprio posto, state alla larga da questo gioco, poiché non fa per voi. La forza del titolo di MarsLit Games sta nel suscitare un senso di coinvolgimento, che morde a poco a poco i polpastrelli man mano che il giocatore scopre frammenti del passato di Richard, più che nel dare un significato convincente al tutto.
Un po’ platform, un po’ puzzle, qualche inciampo
Come abbiamo detto in apertura, titoli del calibro di Unknown Fate fanno perno sull’esperienza offerta: un concetto da intendersi in senso quasi esclusivamente emotivo, dato che, purtroppo, sul versante tecnico le lacune di questo gioco non sono poche. Per quanto il design dei livelli sia ispirato, già nei primissimi minuti bisogna fare i conti con una gestione dei movimenti legnosa e snervante: le sequenze di platforming, che costituiscono la maggior parte del DNA di Unknown Fate, vi costringeranno a calcolare al millimetro i movimenti di Richard, poiché non è raro ritrovarsi a sbagliare un salto e rovinare giù nel vuoto, dovendo per forza ripartire dal primo check-point utile. La progressione (in prima persona) del protagonista lungo i livelli, non immensi ma comunque sufficientemente ampi, è fin troppo lenta; a poco giova la possibilità di correre premendo la levetta analogica sinistra. Il rischio, per coloro che non si lasciano rapire dal paesaggio disturbante, è quello di incappare molto presto nella monotonia, tanto più che gli enigmi ambientali proposti si attestano tutti su un livello elementare.
Dal punto di vista del gameplay si ha la sensazione di avere tra le mani un prodotto poco rifinito, a cui sarebbe stato giusto concedere qualche mese di sviluppo in più per limare i difetti: oltre ai principali, sui quali ci siamo appena soffermati, bisogna purtroppo far notare un sistema di collisioni inefficace e la presenza di qualche bug piuttosto grave: più di una volta è capitato di restare incastrati nelle porzioni dei livelli più accidentate, senza alcuna possibilità di venirne fuori se non riavviando il gioco (e ripartendo quindi dall’ultimo checkpoint, cosa non proprio entusiasmante se si considera che la rete di salvataggi è alquanto diradata). In un altro caso, dopo essere caduti da una piattaforma, ci siamo ritrovati sospesi nel vuoto, con la sola possibilità di ricominciare da capo.
Il frame rate, per contro, si mantiene abbastanza stabile (sebbene la mole poligonale di Unknown Fate non sia spropositata) tanto in modalità fissa quanto portatile, e il livello di dettaglio è buono, ma non eccelso. Nonostante qualche texture soffra di una risoluzione un po’ bassa, la realizzazione dei mondi trasuda fascino, tanto da compensare le varie storture tecniche nella maggior parte dei casi. L’universo nel quale Richard è costretto a muoversi, alla disperata ricerca del proprio io, è disseminato di frammenti collezionabili (rintracciabili senza troppo sforzo lungo l’avventura) che offrono spaccati del passato del protagonista, utili per mettere insieme i pochi appigli di trama che ci vengono offerti. Il design dei personaggi, alleati e non, appare sempre convincente, e almeno in un paio di casi rivelano la robusta forza creativa dei fratelli Marsili.
Una piccola nota di merito, infine, per il comparto musicale: il viaggio del protagonista attraverso i mondi onirici è “allietato” da una colonna sonora minimale ma d’impatto, utile ad alimentare il senso di inquietudine che permea l’intera esperienza. Che si tratti di poche note eseguite al piano o di qualche tintinnio appena accennato, le disarmonie di Unknown Fate vi restituiranno quel feeling di oppressione che non guasterebbe in un videogioco dalle tinte horror.
Giudizio finale
Unknown Fate è indubbiamente un gioco che divide, un titolo ben lontano dall’essere perfetto e, forse, neppure così vicino alla sufficienza, se volessimo indugiare sulle meccaniche di gioco poco esaltanti. Eppure, al netto dei problemi, quel che resta è un ottimo auspicio per le future creazioni del team di sviluppo: un gioco che si lascia scoprire con gli occhi, longevo quanto basta, capace di guidare il giocatore verso una storia che ammicca ai fan di simbologie e interpretazioni varie. L’opera prima del duo di MarsLit Games non brillerà certo nell’olimpo videoludico, ma potrebbe conquistarsi il cuore di qualche appassionato dei titoli indie senza eccessive pretese (né particolari vezzi orientati a una rigiocabilità, in questo caso pari a zero), che voglia trascorrere un pomeriggio all’insegna di un’esperienza delicata e surreale.
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