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PONG Quest, Recensione: nuova vita per un grande classico

PONG Quest prova a ridare nuova vita a un gioco classico mischiandolo con meccaniche moderne sperando di riuscire ad incuriosire il giocatore.

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   · 4 min lettura Recensioni
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Buio. Una stanza con un cabinato arcade. E su quel cabinato sta girando un gioco che segnerà la storia. È il 1972 e il titolo in questione è PONG, classico sviluppato da Atari in cui i giocatori impersonano due racchette da tennis. Sfondo nero, due linee bianche e una palla, basta questo a far innamorare gli spettatori.

Ora, a 48 anni di distanza Atari prova a svecchiare il brand introducendo PONG Quest, bizzarro ibrido tra il gioco originale condito da meccaniche da gioco di ruolo. Come sarà andata a finire questa particolare impresa? Non è ben chiaro come sia nata questa strana idea, unire le meccaniche da GDR ad un gioco da tennis sembra qualcosa che non sarebbe mai venuto in mente a nessuno, ma a quanto pare lo sviluppatore Chequered Ink ha colpito nel segno.

Il regno delle racchette

La trama è alquanto banale e serve più che altro a dare un background all’ambientazione in cui andremo a muoverci. In un regno popolato da racchette è comparsa una porta maledetta che sta facendo impazzire gli abitanti del castello e il Re decide di incaricare una racchetta particolarmente abile di andare in cerca delle quattro sfere necessarie ad aprire la suddetta porta.

pong

In PONG Quest, come in qualsivoglia gioco di ruolo, potremo personalizzare il nostro avatar con i completi più assurdi e stravaganti. Peccato che, oltre a creare degli accoppiamenti particolari, i vestiti non vadano a influenzare le statistiche della nostra racchetta eroica.

Quantomeno potrete sbizzarrirvi a ricreare voi stessi, a dare alla luce personaggi molto caratteristici oppure vi capiterà di sfruttare l’editor per riproporre icone di altri giochi famosi.

pong

Finita la personalizzazione potremo esplorare il castello… ossia un corridoio con delle porte che servono da punto di inizio delle nostre missioni. Affronteremo un mini tutorial in cui ci verranno spiegate le basi del movimento e del combattimento, e scopriremo che il fulcro del gameplay si basa sulla scelta di quali palle utilizzare. Ma andiamo con ordine.

Rimbalzi tattici

I dungeon in cui ci avventureremo ricordano molto quelli visti in The Binding of Isaac oppure nell’originale The Legend of Zelda, pieni di scrigni del tesoro, personaggi con cui parlare, enigmi da risolvere e ovviamente nemici da sconfiggere. Ed è qui che entra in scena una tipologia di combattimento molto particolare incentrata sulle partite a tennis.

Gli scontri sono rapidi e vivaci ma da non sottovalutare. Iniziano quando gli sguardi si incrociano (come nelle lotte Pokémon ) e lo scopo è quello di segnare il maggior numero di punti sottraendo HP al nostro avversario. Ogni colpo messo a segno e ogni palla respinta tolgono punti vita sia a noi che al nostro rivale e risulta rischioso far durare troppo a lungo gli scontri.

Vincere un combattimento con la vita che può essere recuperata solo a fine livello o trovando una statua speciale rappresenta un grosso problema. Paradossalmente una strategia vincente è quella di evitare alcuni combattimenti e conservare gli HP per gli scontri con i boss. Eliminando gli avversari si ottengono dei preziosi punti esperienza che potremo utilizzare per aumentare i punti vita massimi, acquisire abilità speciali e delle tasche extra per trasportare palle speciali.

Sono proprio loro l’aggiunta più accattivante in PONG Quest: abbiamo più di trenta palle speciali con effetti che spaziano dal tiro più potente, a quello con traiettoria imprevedibile e che ci consentono di recuperare punti vita durante le lotte. Potremo portare con noi solo una manciata di queste palle e sarà nostra cura scegliere quali conservare e quali lasciare nel dungeon.

Una palla con gli spigoli

Purtroppo anche con queste simpatiche aggiunte i combattimenti finiscono per diventare ripetitivi, complice anche un gameplay che è rimasto troppo ancorato alle sue origini e una veste grafica minimale ma poco curata. I dungeon si presentano fin troppo spogli e senza nulla che possa attirare lo sguardo del giocatore, stesso discorso per le abilità delle palle dove si poteva osare qualcosa di più per quanto riguarda poteri o effetti.

Il sonoro non presenta nessun effetto degno di nota con musiche ripetitive che accompagneranno le nostre noiose gesta. Aggiungere i suoni originali del gioco sarebbe stato un gesto quantomeno dovuto ma invece si è preferito optare per tonalità anonime. Inoltre giocare in modalità portatile o con la vostra Nintendo Switch collegata al televisore non fa nessuna differenza in quanto il titolo non presenta delle meccaniche che richiedano funzioni particolari.

È presente inoltre una modalità multiplayer sia in co-op locale sia online. Mentre la seconda sembra impossibile da provare a causa della mancanza di avversari, quella in locale regala qualche altra ora di divertimento e beneficia delle nuove meccaniche inserite in PONG Quest.

In conclusione possiamo dire che questa strana accoppiata di generi funziona ma solo in parte. Si sarebbe dovuto puntare maggiormente sulla varietà e sulle sfaccettature offerte da un gameplay basilare ma ben rodato. Il risultato è un videogioco simpatico ma nulla di più, venduto sul Nintendo eShop al prezzo di 14,99 € e che puó risultare un passatempo interessante, magari giocato con un amico sdraiati sul divano come ai vecchi tempi.

Voto: 6

Pro
Idea originale e coraggiosa
Multiplayer in co-op divertente
Contro
Gameplay datato
Comparto grafico non all’altezza

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