Nel 1999 The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair vide la luce nelle sale cinematografiche ponendo una pietra miliare nella storia del genere horror. Sebbene la soluzione del found footage fosse già nota, una fortunata combinazione di realismo e sequenze surreali rese la pellicola un fenomeno della cultura pop.
Tra opere secondarie, riferimenti in altre serie e una trilogia videoludica dedicata, il mondo della strega di Blair prese vita diventando un caotico groviglio di leggende, storie e misteri nei quali perdere ogni certezza varcando metaforicamente il confine della Black Hills Forest.
Sviluppato e pubblicato dallo studio Bloober Team S.A, già noto al pubblico videoludico per il genere horror, Blair Witch riporta in vita sensazioni di irrequietezza e paura provate alla visione del lungometraggio e fa affondare nelle sue sequenze più terrificanti coloro i quali si trovano per la prima volta a affrontare la strega di Blair.
Rilasciato lo scorso 2019 per PC, PlayStation 4 e Xbox One, questa piccola perla del survival horror in prima persona ha debuttato il 25 giugno 2020 su Nintendo Switch. Un porting che non brilla tecnicamente dal punto di vista grafico, ma convince per immersione e sensazioni ricercate di paura e brivido.
The Blair Witch Project – 2 anni dopo…
1996. Il giovane Peter Shannon sparisce improvvisamente nei boschi vicino Burkittsville, Maryland. A dare una mano alle forze di ricerca e di polizia locali saremo proprio noi nei panni di Ellis Lynch, ex agente di polizia e veterano dell’esercito, tormentato da più di uno scheletro nell’armadio. L’accento posto sul senso di responsabilità avvertito da Ellis nel voler salvare a tutti i costi il bambino ci terrà incollati alla console, un sentimento volutamente non celato di redenzione è la scintilla che stimolerà la curiosità del giocatore. Passo dopo passo la ricerca del bambino si traduce nell’incontro con il mistero della strega di Blair e in un violento faccia a faccia con la psiche del protagonista.
Prima di ogni altra interazione umana e sovrannaturale, questa avventura mette al nostro fianco Bullet, il più fedele dei compagni. In una vita che sembra aver preso una brutta piega Ellis trova un amico e un sostegno in questo cucciolone di pastore tedesco. Bullet non solo sarà una guida utile e straordinaria nella ricerca di Peter, ma salverà la vita del protagonista in più di un’occasione e in tanti modi diversi. La compagnia del cane rende l’esperienza di gioco più serena quando si è immersi nell’esperienza videoludica ma nelle pause che il giocatore si prenderà, la storia del triste binomio cane-genere horror, giocherà un ruolo fondamentale nel senso di irrequietezza che il gioco mira a scatenare.
La nostra maggiore interazione umana avverrà tramite il telefono cellulare, non smartphone badate bene, di Ellis che oltre a essere un’ode agli anni ’90 sarà il mezzo di comunicazione con Jess. Dallo sfondo dedicato a uno storico di chiamate e messaggi, il telefono ci racconta la storia di un amore compromesso da alcuni tragici eventi del passato.
Nella semplicità della scrittura dei dialoghi Jess risulta più che convincente: l’empatia con una persona mossa da un sentimento sincero ma fiaccato da innumeroveli sforzi è massima. Un mix di affetto e tristezza prende vita, la voglia quasi disperata di recuperare il rapporto di Ellis diventa la volontà del giocatore di non sentirsi da solo nella foresta.
Poche e limitate le altre interazioni umane, imputate per lo più a brevi dialoghi tramite walkie talkie con lo sceriffo Lanning e la squadra di ricerca nelle fasi inziali del gioco. In questi momenti ancora lontani dal pericolo il giocatore si stupirà nello scoprire diversi easter egg riservati a chi ha vissuto sul finire del millennio. Sarà infatti possibile, dal menu del cellulare, selezionare la voce Giochi e avviare una partita di, un po’ troppo familiare, Cobra Masters.
Esaltante il cambio ritmo nella seconda metà del gioco, nel fitto della foresta con presenze sovrannaturali dirette magistralmente. Creature in carne e ossa, spiriti o fantasmi non sarà davvero importante identificarli quanto percepirli: l’immaginazione del giocatore riempirà gli angoli più bui con le proprie paure. Mai un eccesso visivo di violenza, nessun jumpscare richiesto: l’atmosfera, le ombre e i suoni mantengono il livello di tensione e paura sempre ad alti livelli.
Ancora una volta la strega di Blair sarà una presenza opprimente, nauseante e costante eppure invisibile e intangibile. L’araldo della Strega, Carver, è un personaggio ossessivo, paranoico e logorato dalla permanenza nella foresta ma preferiamo lasciare la scoperta di questo antagonista a coloro che avranno il coraggio di avventurarsi nella Black Hills Forest per salvare il piccolo Peter.
La trama resta semplice, ma gli ingredienti per un buon horror sono tutti presenti: un bambino scomparso, un ex soldato affetto da disturbo post traumatico da stress e un’oscura presenza sovrannaturale raccontata da leggende locali. È il momento di premere nuova partita.
La tecnica del found footage si fonde al gameplay
Dopo un’introduzione dal tono abbastanza rilassato, il giocatore si trova a fare i conti con i continui riferimenti del titolo al celebre lungometraggio. Il ritrovamento di una videocamera analogica è il punto di svolta del gameplay. Da questo momento la ricerca di Peter, il destreggiarsi nella foresta labirintica saranno imputate alla visione di diverse videocassette. In particolare le videocassette rosse se riprodotte con la giusta inquadratura ci permetteranno di riscrivere la realtà risolvendo enigmi ambientali mai eccessivamente complessi e comunque accattivanti.
Combinazioni di lucchetti, alberi caduti che sbarrano il passaggio e il ritrovamento di oggetti chiave richiederanno l’uso costante delle videocassette. Sul finale la videocamera, unita alla torcia utile per i molti momenti lontani dalla luce del giorno, ci mostrerà vere e proprie tracce invisibili a occhio nudo che ci guideranno nel caotico e delirante dungeon finale.
Bullet, vieni qui bello!
Bullet non sarà solo fondamentale per l’esperienza emozionale ma centralizzante dell’esperienza ludica. Senza una mappa e con indicatori di oggetti e punti di interesse davvero delicati nel modo di presentarsi a schermo, l’esplorazione è demandata per quasi tutta la durata del titolo al nostro amico a quattro zampe. Spazio anche al rapporto tra uomo e animale con diverse possibilità di interazione che giocheranno un ruolo chiave nel finale.
I pochi scontri che si affronteranno nel gioco baseranno molto del loro risultato con la capacità del giocatore di ascoltare Bullet e osservarne i comportamenti. Una mano per i diversi collezionabili, interventi richiesti nella risoluzione di alcune fasi del gioco e essenziale nel suo modo di indicarci la presenza di creature sovrannaturali da neutralizzare con l’uso della torcia consacrano Bullet nell’olimpo dei cani del mondo videludico.
Una grafica incerta nella foresta dove i deliri visivi sono dietro ogni angolo
Il porting su Nintendo Switch castra graficamente un gioco che già di base non aveva alte pretese. Qualche incertezza nelle texture dedicate ai panorami delle foresta e nelle fasi più concitate del gioco non bastano comunque a disilluderci dal senso di immersione che Blair Witch ci regala. Più la videocamera si avvicina, è il caso di dirlo, più il gioco si arrichisce di dettagli: interni di costruzioni e auto, inquietanti opere d’arte di rami intrecciati e l’effetto analogico delle videocassette ci riportano violentemente nella foresta e negli anni ’90.
L’esperienza uditiva di questo titolo è catarsi pura. Giocato in modalità portatile con tutta l’attenzione volta allo schermo del Nintendo Switch e rigorosamente con le cuffie, Blair Witch ci estranea dal mondo. I rumori naturali della foresta, i sospiri del vento, in alcune fasi il respiro pesante del protagonista e ogni singolo stimolo proveniente da Bullet concorrono al raggiungimento dello stato di immersione videoludica che ogni giocatore ricerca.
Il mistero della strega di Blair ci terrorizza ancora
In definitiva Blair Witch, in questo porting per Nintendo Switch, soddisfa in pieno ogni pretesa sensoriale ricercata nel genere del survival horror. Il mondo della strega è trasposto perfettamente in ambito videoludico e l’esperienza è godibile anche per chi è estraneo alla lore di The Black Witch Project.
Una trama semplice, forse già vista, ma con interessanti spunti di riflessione. La resa grafica incerta sulla console di casa Nintendo stona con un comparto audio da brividi, ragionato e mai fuori tema. Queste contraddizioni del titolo lo rendono un piccolo titolo ma da provare assolutamente se si valuta anche il prezzo, decisamente contenuto.
La rigiocabilità non è massima ma è presente. Complici diversi collezionabili legati alla leggenda del folklore locale e al passato del protagonista, e un inaspettato numero di microdecisioni rendono il finale inaspettato e imprevedibile. In un continuo parallelo con l’originale lungometraggio che contava diversi finali alternativi.
Per i navigati del genere horror, vedere Ellis e Bullet varcare il confine della foresta è quanto basta per una condanna e un probabile ricordo amaro del gioco. Ma ogni azione e decisione avrà delle conseguenze: il fato del piccolo Peter, la sorte del fedele Bullet e la vita stessa del protagonista Ellis non sono già scritti e presto saremo giudicati dalla strega di Blair.
Il gioco è disponibile in versione digitale sul Nintendo eShop al prezzo di 29,99€.
Voto: 7.5
Intensa esperienza uditiva
Un’ode alla lore della strega di Blair
Resa grafica incerta
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