Il vento gelido che, con artigli invisibili, sferza la faccia. Un respiro affannato che si condensa in spettri lattiginosi. Un mondo in cui non c’è posto per la fragilità. Un ricordo di casa, per scaldare il cuore e continuare a combattere.
Su queste note vi presentiamo la recensione di Unto the End, titolo sviluppato da 2 Ton Studios e pubblicato da Big Sugar che ci immerge in un mondo ghiacciato con un sistema di combattimento impegnativo ed esplorazione carica di tensione.
Avvolti in una calda pelliccia, vediamolo assieme!
Più di quanto sembri
La premessa di Unto the End è semplice ma non banale, e ha un notevole carico emotivo: ci immedesimiamo in un uomo che, dopo aver salutato moglie e figlio, si allontana per andare a caccia. Tutto attorno a noi il vento sibila maligno, e il terreno è coperto da una spessa coltre di neve.
Dopo qualche minuto, il nostro personaggio cade in una grotta sotterranea, rimanendo intrappolato al suo interno. L’obiettivo, sottinteso ma mai spiegato, è tornare dalla famiglia.
Molto dello storytelling di Unto the End è sottile e va ricercato con occhio attento nelle ambientazioni, nell’atmosfera di solitudine e persino nei gesti e costumi tribali dei nemici e dei personaggi che incontreremo.
Non ci sono linee di dialogo, indicazioni o aiuti ovvi: in una magistrale applicazione del principio di show don’t tell, il giocatore è lasciato libero di osservare attentamente, ispirandosi ai dettagli e traendo le proprie conclusioni.
In Unto the End, la trama non è che una cornice per la vera narrazione, che avviene tra un respiro affannato e una ferita suturata.
La lotta per la sopravvivenza
Fedele alla propria anima minimalista, Unto the End propone elementi di gameplay apparentemente semplici ma che nascondono una complessità notevole. Il gioco non perde occasione di ricordarci della fragilità del nostro personaggio e del mondo austero e rigido che stiamo affrontando.
L’esplorazione propone zone di gioco relativamente lineari che hanno la propria forza nella tensione narrativa che riescono a evocare.
Nelle caverne le fonti di luce sono rare e poco efficienti, rendendo l’utilizzo di una torcia imperativo: dovremo accudirla e proteggerla, poiché una volta che le tenebre avranno inghiottito lo schermo le possibilità di sopravvivenza diventano davvero basse.
Sezioni cariche di trappole, pericoli ambientali, puzzle e anche qualche accenno di platforming si susseguono tra loro senza mai risultare ripetitive o banali.
Il sistema di combattimento è indubbiamente uno dei punti più interessanti del titolo, e si presenta con una sorprendente profondità tattica che fa uno splendido uso dello stile in 2D.
Potremo scegliere tra attacchi alti e bassi che possono essere incatenati per formare combo, oppure finte per sbilanciare l’avversario e addirittura spinte e attacchi a distanza.
La difesa invece prevede un sistema di parate che gli sviluppatori riassumono con Read-React, cioè leggi e reagisci. Infatti, occorre restare calmi nei combattimenti per notare la direzione dell’attacco dell’avversario e poterlo parare di conseguenza.
Si può anche schivare i colpi, ma attenzione: i nemici possono interrompere la nostra capriola, facendoci cadere a terra e perdere la spada e la torcia. Con una schivata dal tempismo perfetto, invece, si può fare in modo che un colpo inteso per il giocatore vada a ferire un nemico: un aiuto non da poco, considerando che durante la maggior parte delle lotte saremo soli contro un gruppo di avversari!
Nel corso dello scontro, inoltre, può capitare di trovarsi disarmati o di lasciare cadere la torcia: una meccanica interessante, che aumenta la tensione e la posta in gioco aggiungendo uno strato di complessità agli scontri.
Le lotte vanno affrontate con calma e perizia, con un occhio di riguardo all’ambiente circostante: Unto the End fa un ottimo lavoro nel rendere la fragilità della vita umana e nel rappresentare la disperazione di una lotta all’ultimo sangue.
Per quanto siano intransigenti e complessi i combattimenti, tuttavia, un giocatore attento potrebbe essere in grado di saltarli completamente.
Come accennato in precedenza, osservare i comportamenti e i gesti dei nemici può farci intuire che abbiano bisogno o ci stiano chiedendo di fare qualcosa.
Alcuni cercano erbe curative, altri della pelle, altri ancora ci faranno gesto di abbassare le armi. Di conseguenza, il mondo risulta vivo e pulsante, e propone diversi modi per esplorare le relazioni con creature con cui non condividiamo un linguaggio.
Cogliere e interpretare questi dettagli è uno degli aspetti più interessanti e appaganti di Unto the End, e unisce storytelling e gameplay in un connubio estremamente interessante.
Dopo una lotta o una trappola, che sovente sono mortalmente pericolose, potrebbe capitare di ritrovarsi con ferite aperte e un’emorragia in corso. In questo caso, diventa fondamentale tamponare la ferita con delle erbe curative o trovare il prima possibile un bivacco per medicarla correttamente. In caso contrario, andremo incontro a morte certa, lenta e inesorabile.
Al bivacco, inoltre, potremo anche creare una pozione curativa, accedere a un allenamento per fare pratica di combattimento (che consiste in un flashback in cui vedremo la casa e la famiglia del personaggio, davvero ben fatto) e anche riparare o potenziare l’armatura con un rudimentale sistema di crafting.
Grafica e Musica
Il comparto grafico sposa lo stile minimalista proponendolo in scenari disegnati a mano e resi in 2D, creando un mondo in cui è facile immergersi.
Le animazioni sono pulite e realistiche, e portano con sé un certo senso di “peso” che si traduce davvero bene nelle sequenze di combattimento.
Non capita spesso di trovare comparti audio così particolari e coinvolgenti. Le tracce musicali sono poche e vengono snocciolate come rari artefatti solo in momenti particolarmente toccanti o significativi.
Per il resto del gioco, i suoni che accompagneranno la nostra avventura sono il respiro affannato del protagonista, i gemiti di dolore o di fatica, lo scricchiolare degli stivali imbottiti sulla neve e un silenzio minaccioso, onnipresente. Questa scelta stilistica si rivela azzeccatissima e amplifica un senso di malinconica disperazione che duella con la determinazione del protagonista.
È proprio qui che Unto the End brilla di più: il comparto sonoro, unito alla semplice premessa e alla tensione dell’esplorazione e dei combattimenti crea un’esperienza di gioco davvero unica, a tratti cinematica.
Conclusioni
Raramente capita di trovare titoli che così bene riescano a inanellare la narrazione nel proprio gameplay, stile artistico e comparto sonoro.
Ogni dettaglio, come la considerevole distanza tra un combattimento e l’altro, aggiunge un mattone a un’esperienza narrativa che non si perde mai nel banale e che ci porta a immergerci in un mondo spietato ma giusto, e a ponderare sulla fragilità umana e se la violenza sia la risposta corretta, o semplicemente un prodotto della paura di ciò che non si conosce.
Unto the End è supportato da Nintendo Switch in tutte e tre le sue modalità, anche se purtroppo né il touch screen né il giroscopio sono sfruttati.
Chiaramente, il giudizio finale non può che essere positivo.
Unto the End è disponibile per PC, PS4, Xbox, Stadia e ovviamente per Nintendo Switch. Il prezzo sull’eShop è di 24,99€, ma è scontato del 20% fino al 16 gennaio.
Un ringraziamento ai ragazzi 2 Ton Studios di per avermi dato la possibilità il loro titolo!
Voto: 8.5
Sistema di combattimento unico e complesso
Struttura narrativa profonda e sfaccettata
Personaggi ben caratterizzati con poche pennellate
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