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Little Nightmares II, Recensione: non dormirete sonni tranquilli

Little Nightmares II riesce fin dalla schermata iniziale ad anticipare ciò che verrà affrescato man mano che si avanza all’interno del gioco: un tripudio di disturbanti scenari cupi accompagnati da una colonna sonora sinistra.

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   · 4 min lettura Recensioni
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Uscito l’11 febbraio 2021 in versione Switch, PS4, Xbox One e PC e in arrivo su PS5 e Xbox Series X|S nel corso del 2021, Little Nightmares II si posiziona senz’ombra di dubbio tra i titoli imperdibili per gli amanti del genere Horror-Stealth, capace di evocare un’esperienza ricca di ansia, paura, suspence e adrenalina.

Nonostante sia direttamente collegato al precedente – non sappiamo con certezza se si tratti di un prequel o un sequel –, la narrazione di Little Nightmares II si presenta talmente enigmatica da poter essere vissuta comunque in maniera autonoma, seppur sia vivamente consigliato giocare al primo capitolo per vivere un’esperienza di gioco veramente completa e cogliere i numerosi riferimenti visivi e concettuali del precedente.

L’avventura inizia con una breve cut-scene nella quale viene presentato Mono, il nuovo protagonista, un ragazzino che si risveglia disorientato e confuso in una foresta al fianco di un vecchio televisore, con la sua fragile maschera di carta che ricopre il suo volto.

È solo il primo dei numerosi simboli che s’incontrano nel corso della storia, e darà il via a una catena progressiva di libere interpretazioni e chiavi di lettura inquietanti, molto spesso connesse al concetto di innocenza indifesa vissuta attraverso gli occhi di un bambino che si vede crescere in un mondo adulto malato e accecato da egoismo e ingordigia, il tutto ripercorrendo alcune delle paure quotidiane, manifestate in ambientazioni familiari come quello della scuola e accentuate da uno stile deforme e agghiacciante.

Dopo una breve introduzione utile per comprendere i comandi, incontreremo nuovamente Six: protagonista di nove anni del primo capitolo. Verrà così presentata fin dalle prime battute di gioco la presenza di un secondo personaggio non giocante comandato dall’AI con il quale interagiremo per circa le sei ore necessarie a raggiungere l’epilogo.

Fuga dal mondo rovinato dall’interno

Il viaggio di Mono ci porterà, attraverso boschi raccapriccianti e scuole sinistre, fino alla terribile Signal Tower per scoprire la fonte del male che si diffonde attraverso gli schermi e le creature di questo mondo lobotomizzato dal quale dobbiamo fuggire.

Un incubo che si racconta nuovamente senza mai usare la parola, attraverso il gameplay che diventa soprattutto un mezzo narrante insieme alle efficaci personificazioni angoscianti, tanto meravigliose quanto terrorizzanti, senza mai essere scontate. È il mondo circostante a narrarci tacitamente la trama ricca di misteri, molto spesso senza dare volutamente mai risposta alle nostre domande.

Le fasi di gioco si alternano in modo piacevolmente bilanciate tra momenti di forte ansia, nei quali sarà necessario nascondersi per avanzare, a momenti più adrenalinici che rendono il ritmo sempre interessante e vivo. Sono presenti anche delle semplici meccaniche di combattimento che ci permettono di affrontare i nemici mediante l’utilizzo di pesantissime armi, utilizzabili esclusivamente in maniera situazionale; non sempre sarà semplice mandare a segno un colpo sui nemici e sarà necessario calcolare il giusto tempismo. È bene dunque prepararsi a una serie di trial & error, che in alcune circostanze potrebbe risultare fin troppo ridondante.

Le meccaniche tipiche dei giochi piattaforma a scorrimento orizzontale miste alla profondità ambientale rendono il processo esplorativo e gli enigmi degli scenari stimolanti, supportati altresì da un buon livello di interazione con gli oggetti e con il mondo di gioco circostante.

Immersione nell’incubo

Si evidenzia una piacevole cura per i dettagli operata dagli Svedesi Tarsier Studio: sia dal punto di vista estetico che dal punto di vista sonoro il titolo gode di una direzione artistica di prima classe, senza dover ricorrere ai tipici meccanismi Jump and Scare ma di illustrare gli incubi con grande consapevolezza e realismo, anche grazie al supporto dell’IA sviluppato per i nemici.

Convince appieno anche se giocato su Nintendo Switch, nel quale risulta godibile seppur con qualche compromesso rispetto a PS4 Pro e Xbox One X, soprattutto sul fronte degli effetti di occlusione ambientale, qualità delle texture e sulle animazioni con qualche perdita di fotogramma. Il Character Design risulta magistrale e capace di trasmettere grande personalità. Il Sound Design si conferma essere un degno compagno per il comparto grafico, capace di generare la giusta oppressione grazie a melodie e ai suoni tipici del genere horror, ma mai invadenti o fuori luogo. (Clicca per ascoltare la colonna sonora online)

Conclusioni

Abbiamo avuto modo di provare il titolo insieme agli utenti su Twitch grazie a Bandai Namco. Ci troviamo di fronte a un titolo parecchio curato nei dettagli e molto introspettivo, dall’atmosfera disturbante che ci permette, grazie alla narrazione aperta, di trovare la nostra più personale chiave di lettura. Dal punto di vista creativo il titolo convince grazie a una buona solidità tecnica e si posiziona tra i titoli di prima classe, anche se non è esente da qualche sbavatura. La componente action non sempre si congiunge in maniera armoniosa con il gameplay ereditato dal primo capitolo, infatti ci si imbatte spesso in un loop di “trial and error” insistente per via dei comandi non proprio reattivi durante gli scontri.

Voto: 8.5

Pro
Atmosfera immersiva
Narrazione muta irresistibile
Estetica super godibile anche su Switch
Ritmi dinamici
Contro
Trial & Error a volte insistente
Dinamiche di lotta contro i nemici non sempre precise
Qualche imprecisione tecnica sulle animazioni

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Bandai Namco horror Nintendo Switch

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