Maria Enrica
Sembrava destinato alle biblioteche, come un prezioso manoscritto miniato conservato in una teca per cristallizzare la sua storia in leggenda per i posteri. Invece l’impacciato messere è tornato, anzi, è risorto con Ghosts ‘n Goblins Resurrection.
Il matrimonio fra Capcom e la grande N si dimostra più solido che mai, tra le due esclusive Nintendo Switch ravvicinate Monster Hunter Rise e il nuovo debutto di Ghost ‘n Goblins. Una serie, quest’ultima, che escludendo gli spin-off manca dal panorama console da oltre un decennio – quando uscì su PlayStation Portable. Ha scelto quindi di lanciarsi in una nuova campagna attraversando una via impervia, scansando gli epiteti remastered, remake e sequel per una formula originale, un’armatura che si forgia di tecnologie attuali celante una cotta da arcade anni ‘80, nel bene e nel male, ergendosi come una lettera d’amore ai fan rimasti legati alle sale giochi. I trovatori da Oriente a Occidente hanno provato a decantare la sua fine nelle corti di ogni feudo, ma la sua storia è ancora lontana dall dirsi conclusa.
Un risveglio traumatico
Al tempo in cui certe opere di anime oscure erano ben lungi dall’essere prese come antonomasia della difficoltà e il game design asserviva la necessità di tenere incollati il più possibile i giocatori ai cabinati, Ghost ‘n Goblins irruppe con la potenza di un fendente sul corpo di un nemico e il fascino dei sonetti d’amor cortese. Un arduo run ‘n gun figlio del suo tempo progettato da Tokuro Fujiwara, autore che oggi ha ripreso il suo manoscritto virtuale per realizzarne una sorta di copia non come sostituto, quanto con l’ambizione di spingerlo nel presente conservandone la matrice.
Dopo quindici anni di silenzio, il cavaliere Artù si ridesta dal suo sonno profondo all’ombra dell’albero maestro e si appronta per una vecchia, nuova missione di salvataggio nei confronti della principessa dai capelli color zaffiro. Elmo, coperture e gli immancabili boxer a cuoricini forse non faranno di lui un paladino capace di incutere timore, ma la sua caparbietà e tenacia lo sproneranno a perseguire il suo obiettivo, alla ricerca della donzella perduta e di un posto nella valle degli eroi.
Per me si va ne la sala giochi dolente
Ghost ‘n Goblins Resurrection si apre sul primo, pragmatico cambiamento rispetto al capostipite – che con propositi filologici potete provare attraverso Capcom Arcade Stadium – ovvero la selezione del livello di difficoltà. Volete entrare subito nella Leggenda, godere delle glorie di un Cavaliere, affrontare la gavetta di uno Scudiero o rimanere un Paggio a vita? Quella che si presenta come una comoda ancora di salvezza, una cavalcatura sicura per le nostre stanche membra, si palesa invero come un biglietto di sola andata per una faticosa montagna russa fatta di tanti giri della morte tra cimiteri, insidiosi ambienti boschivi, ruderi e altro. I checkpoint sono l’unica boccata d’aria, la sola fermata di questa corsa spericolata nei secoli bui del gameplay difficile a ogni costo.
L’impianto ludico di 36 anni fa viene infatti riproposto fedelmente, con solo alcune accortezze pescate dai capitoli seguenti della serie, come il movimento degli alberi e di altri elementi a schermo proveniente dal secondo per vivacizzare le sequenze di gioco. A poco valgono gli attacchi posti in quattro direzioni cardinali per donare un pizzico di dinamismo o le magie, le quali rischiano di venire marginalizzate poiché spezzano il ritmo del nostro “run”. Le abilità richieste sono quindi le stesse dell’epoca: studio maniacale dei pattern dei nemici, riflessi pronti e concentrazione massima nei salti, così esigenti che il rischio di caduta è sempre alto.
Gli incantesimi di cui abbiamo fatto cenno sono direttamente collegati a una delle novità introdotte da Resurrection, ovvero l’albero delle abilità. Se catturate, le piccole fate sparse per i livelli fungono come punti da spendere per ottenere capacità sovrumane, quali la possibilità di tramutare i nemici in rane, di scatenare fulmini o altri poteri. La veste da stregone deve stare stretta ad Arthur, dal momento che per scatenarli ha bisogno di fermarsi qualche secondo, attimi di pausa potenzialmente fatali. Un’aggiunta intrigante sulla carta, ma che nella realizzazione manca di armonia con il gameplay generale. Per una precisa scelta di design, gli autori hanno mantenuto alcune caratteristiche di uso comune nell’era dei cabinati, ma che oggi restringono pericolosamente il target a cui si rivolge il titolo: assenza del doppio salto e movimenti compassati – insomma, il nostro eroe si è un po’ lasciato andare negli anni.
Un esercizio di grande stile
Non fatevi ingannare dall’aspetto un po’ ammaccato del cavaliere o dalle sue movenze poco flessibili, poiché sottolineiamo che derivano dalla volontà di restituire al pubblico lo stesso respiro delle origini, basandosi su tecniche disponibili al giorno d’oggi. Lo si intuisce per esempio dal motore grafico, il RE Engine, fiore all’occhiello di Capcom inaugurato con Resident Evil 7 e sfruttato per Monster Hunter Rise. Uno strumento malleabile impressionante nelle mani di sviluppatori talentuosi, i quali hanno attuato degli accorgimenti per ottenere una buona risoluzione tanto in modalità docked quanto in quella portatile e fissare a 60 gli fps – con leggeri cali in alcune situazioni specifiche.
Ed è proprio il RE Engine a fungere da prezioso supporto per animare questo grande quadro bidimensionale pregno di cromatismi, tutti sfumati in chiave medievale. Anche in tale caso, una dichiarazione d’intenti nitida che potrebbe dividere il pubblico. Chiude la cornice una colonna sonora riadattata, con temi orchestrali dall’indiscutibile fascino che accompagneranno le peregrinazioni di ogni giocatore dalla Città dolente alla spirale del faticoso successo e del salvataggio della leggiadra pulzella.
Ghost ‘n Goblins Resurrection è disponibile per Nintendo Switch tramite il Nintedo eShop dal 25 febbraio al prezzo di 29,99 euro.
Voto: 7
Gameplay coinvolgente tanto per i veterani, quanto per i novizi
Né remake, né remastered; una formula originale ben confezionata…
Alcuni stratagemmi per mantenere alta la difficoltà troppo artificiosi
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