Voice of Cards The Isle of Dragon Roars, Recensione: una partita a D&D con Yoko Taro

Yoko Taro, leggendario autore della saga di NieR, ha voluto deliziare i suoi fan e in generale gli appassionati di GDR con Voice of Cards: The Isle of Dragon Roars, un semplice videogioco JRPG dalle atmosfere tipiche Square Enix, traslato però in una dimensione da gioco da tavolo: tutti gli elementi a schermo sono carte, pedine, segnalini o dadi, perfino le opzioni di dialogo o i sottomenu degli inventari. In effetti, l’esperienza di gioco dà proprio la sensazione di trovarsi in una partita a un gioco di ruolo cartaceo come Dungeons & Dragons (D&D).

Come si presenta quindi questo JRPG atipico, soprattutto su una console ibrida come Nintendo Switch? Se siete incuriositi dall’idea pazza alla base di questo videogioco, o se semplicemente ammirate Yoko Taro, adesso vi spieghiamo cosa vuol dire trovarsi davanti a un gioco come Voice of Cards: The Island of Dragon Roars.

Il viaggio dell’anti-eroe

Tutto ha inizio con la minaccia di un drago. La Regina, intimorita dall’esistenza della creatura pericolosa, decide di porre una taglia sulla bestia, sperando nell’aiuto di guerrieri valorosi, gilde o chiunque sia alla ricerca di denaro. È in questo momento che si palesa la Congrega Bianca, un gruppo di valorosi e famosi guerrieri vestiti di bianco specializzati proprio in missioni del genere. Ma non è questa la nostra storia…

Il giocatore di Voice of Cards: The Isle of Dragon Roars è un ragazzino sempliciotto alla ricerca di denaro, accompagnato da Lazuli che è… beh, è difficile dire cosa sia Lazuli esattamente, forse non lo sa neanche lui. L’intera narrazione di Voice of Cards si sviluppa così, con gli stilemi dei giochi di ruolo continuamente sovvertiti: gli eroi della Congrega Bianca, per esempio, in realtà si rivelano spesso essere i nostri più arditi nemici perché sempre avanti a noi nella ricerca dei tesori e sempre con atteggiamenti da bullo.

Anche la ricerca di un nuovo compagno del party (ampliabile fino a 4 personaggi) diventa una presa in giro da parte dell’autore del gioco che ci fa vagare in tondo senza risultati per una buona frazione di gioco. Ad accompagnarci in questa sovversione del viaggio dell’eroe c’è la voce del narratore, una sorta di Dungeon Master che narra le nostre azioni, arricchendo in questa maniera gli scenari di gioco con un buono spunto per l’immaginazione. Peccato che questa breve esperienza di gioco lasci poco spazio all’approfondimento dei personaggi, di cui sarebbe stato interessante e divertente conoscere di più.

JRPG, carte e GDR cartacei

Voice of Cards è un JRPG molto basilare, senza particolari fronzoli nel sistema di gioco e, anzi, davvero molto scorrevole nella sua struttura. L’intero gameplay infatti non dura molto, ma va bene così: se fosse stato il contrario ci saremmo trovati davanti a un titolo davvero molto ripetitivo. L’esplorazione del gioco è scandita da una pedina mobile che si sposta di casella in casella in un overworld popolato da carte coperte che vengono girate per rivelare il loro contenuto a seconda del raggio visivo del giocatore.

Come in ogni JRPG, i combattimenti vengono gestiti in schermate separate, dove di turno in turno il giocatore seleziona un’unica azione di gioco dei propri personaggi. Anche le lotte, quindi, sono il frutto di una semplificazione netta ma efficace delle classiche meccaniche JRPG. Ciò che caratterizza il sistema di gioco di Voice of Cards, dunque, è l’adattamento di queste all’interno di un ecosistema originale, fatto di carte statiche, segnalini e voce narrante. In questa maniera si crea un’atmosfera da sessione di D&D dove ci si può aspettare un po’ qualunque cosa, dai classici combattimenti a esplorazioni dei dungeon, il tutto condito da colpi di scena simpatici, eventi casuali e immancabili prese in giro del narratore.

Tutto ciò che è visibile a schermo è trattato esattamente come una componente di un gioco da tavolo: personaggi, equipaggiamenti, scelte di dialogo, oggetti, qualunque cosa è visualizzata come carta, mentre nel frattempo le esplorazioni sono effettuate su quello che sembra un pavimento, e i combattimenti sono posizionati su un tavolo completo di dadi e box da cui prendere dei cristalli utilizzabili per usare mosse particolari. Non mancano mini-giochi con cui distrarsi… ovviamente anch’essi giochi di carte!

A rendere più dinamico tutto questo mondo statico ci pensa un comparto sonoro impeccabile, composto dalla già accennata voce narrante che ci accompagna in ogni nostra mossa con un piglio ora ironico, ora più serio, e da una colonna sonora sublime, degna dei giochi più valorosi di Square Enix. Su Nintendo Switch, inoltre, le grafiche sono ben integrate con lo schermo touch… peccato però per la durata della batteria in modalità portatile, che sembra soffrire parecchio nonostante il gioco non sembri avere un carico così pesante. Se volete risparmiare, non conviene neanche disattivare il volume perché la voce narrante è una delle caratteristiche chiave del gioco.

Un’amorevole presa in giro ai giochi di ruolo

Voice of Cards: The Isle of Dragon Roars è probabilmente un gioco per pochi palati, ma che sa sicuramente centrare il bersaglio. Dall’esperienza di gioco traspare l’abilità di Yoko Taro nel giocare con gli stereotipi dei giochi di ruolo, ma da cui è facile comprendere anche tutto l’amore che lui e gli altri autori di questo titolo hanno per il mondo dei giochi fisici, che siano essi GDR cartacei o semplici giochi di carte e dadi.

Se Voice of Cards vi incuriosisce potete trovarlo al prezzo di 29.99€ sul Nintendo eShop, ma vi suggeriamo di dare uno sguardo anche ai DLC: sono tutti pacchetti estetici, ma ce ne sono anche alcuni a tema Emil!