Unreal Life, avventura rompicapo in pixel art dai toni onirici e malinconici, ha debuttato su Steam a maggio 2020. Il videogioco, sviluppato da hako life ed edito da Selecta Visión, è approdato su Nintendo Switch il 3 dicembre 2021. Noi abbiamo avuto l’opportunità di provarlo: ecco le nostre impressioni!
Un tortuoso viaggio nei ricordi
Il giocatore veste i panni di Hal, un’adolescente risvegliatasi in una bizzarra città priva di memoria e con l’abilità di vedere i ricordi degli oggetti che tocca. Con l’obiettivo di ricongiungersi a una misteriosa donna chiamata “La Professoressa”, la ragazza intraprende un viaggio in compagnia di un semaforo parlante. La strada verso la verità è disseminata di intrighi da risolvere!
Come in ogni tradizionale titolo rompicapo, centrale è la raccolta di oggetti e indizi, fondamentali per la risoluzione di enigmi e per sbloccare nuove aree della mappa. Gli originali puzzle di Unreal Life sfruttano non solo le abilità logiche dell’utente, ma anche la sua memoria visiva, allenata familiarizzando con l’universo di gioco e i suoi abitanti. L’importanza della componente sensoriale è espressa anche nella struttura del menu, che include informazioni prelevate grazie alla vista e all’udito.
Elemento distintivo è l’irresistibile grafica in pixel art, che avvicina il titolo a grandi successi dal visual style simile come Stardew Valley. A differenza di questo simulatore di vita agreste dai ritmi rilassanti, Unreal Life pone però l’accento su un’introspezione dalle tinte horror, enfatizzata tramite l’utilizzo di colori freddi o del rosso sangue.
Le numerose situazioni comiche e i personaggi di supporto dai modi gentili sono solo brevi spiragli di luce in un mondo dove domina la malinconia. La presenza di diversi finali alternativi, che spingono a interrogarsi continuamente su quale possa essere la vera conclusione della vicenda, accentua ulteriormente lo spaesamento. Anche il confine tra realtà e finzione è avvolto nel mistero.
Il magnetismo di un minuscolo universo
Il titolo affascina e coinvolge grazie ai meravigliosi scenari e alle animazioni in pixel art, che danno vita a un universo dalle dimensioni modeste, ma estremamente dinamico nella struttura. A dominare sono normalissimi ambienti cittadini (stazioni, strade, hotel, scuole e biblioteche) che, come in un sogno incontrollabile, vengono travolti da situazioni bizzarre.
Unreal Life proietta infatti all’interno di un microcosmo onirico popolato da intelligenze artificiali senzienti, cyborg e animali parlanti o dalle abitudini umane. I pochi NPC presenti, pur dotati di design semplici, hanno personalità memorabili che emergono attraverso i dialoghi. I personaggi secondari tornano inoltre in scena più volte per aiutare la protagonista, dimostrando la loro stretta interconnessione con la trama principale.
Il nodo focale rimane però la protagonista Hal, il cui passato viene progressivamente esplorato, portando inevitabilmente a provare un forte senso di empatia nei suoi confronti. Il tormento interiore della ragazza viene manifestato tramite i dialoghi, i colori e la deformazione visiva dei dialoghi, strategie che rendono la pixel art ricca di emozioni. Poco esplorato invece il semaforo intelligente 195 che, pur avendo molto potenziale resta perlopiù un personaggio di contorno, addirittura con meno presenza scenica di certi NPC.
L’arte di far emozionare
Unreal Life si focalizza sul coinvolgimento emotivo dell’utente, ottenuto soprattutto grazie e allo stile grafico retro, che alimenta l’effetto nostalgia. Nintendo Switch offre all’utente diverse opzioni di fruizione: dal momento che la pixel art rende al meglio su schermi di piccole dimensioni, è consigliabile però immergersi nell’avventura in modalità portatile.
La componente visuale, oltre a essere un segno distintivo del titolo, diventa un mezzo espressivo tramite il quale comunicare i sentimenti. Le emozioni di Hal e del cast vengono sviscerate attraverso i dialoghi e lo stile di disegno, che viene deformato continuamente per trasmettere tranquillità, inquietudine, terrore, spaesamento e molti altri impulsi. Cruciale in questo senso è anche la scelta dei colori, sempre strettamente legata alle emozioni che si vogliono veicolare.
Ad amplificare lo spettro delle sensazioni contribuisce inoltre la colonna sonora, costituita da quasi 70 tracce originali prodotte da hako life, sviluppatore del titolo. Le musiche enfatizzano prevalentemente il lato malinconico della trama, ma talvolta omaggiano il retro gaming con pezzi 8-bit. Un piccolo ma doveroso tributo a un periodo della storia videoludica in cui pixel art e sonorità 8-bit erano in simbiosi.
Conclusione
Unreal Life è un’avventura rompicapo che si distingue per l’abbondanza di interessanti enigmi, molti dei quali risolvibili tramite l’analisi di immagini. Un importante fattore di coinvolgimento è rappresentato dalla sfortunata protagonista, che spinge l’utente alla disperata ricerca di un finale in cui possa avere un “per sempre felice e contenta”. Ad allentare questa tensione costante ci pensano però alcuni simpaticissimi NPC, pochi di numero ma dotati di personalità irresistibili.
Il titolo, caratterizzato inizialmente solo da un velo di malinconia onirica, diventa sempre più cupo, sia a livello tematico che visivo. Con un mix di alternanza di colori, deformazioni e musiche, questa forma d’arte è in grado di suscitare forti emozioni nell’utente e a rendere l’esperienza di gioco memorabile. La pixel art non ha davvero niente da invidiare ai videogiochi con uno stile più realistico!
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Voto: 8.3
Ottimo compromesso tra il mondo dei puzzle e dell’horror psicologico
NPC ricorrenti a cui l’utente si affeziona
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