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Arcade Paradise, Recensione: gestire una sala giochi negli anni ’90

Arcade Paradise è un gestionale di sala giochi, dove il giocatore è catapultato negli anni ’90 per avviare un’attività di cabinati arcade.

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Se c’è una cosa che la sottocultura vaporwave ci ha insegnato, è che i millennial che hanno vissuto gli anni ’90 sono stati in una sorta di paradiso digitale pionieristico, dove le recenti idee dei decenni precedenti come quella dei videogiochi si andavano consolidando come aggregatore sociale, oltre che come nuovo business. Con Arcade Paradise gli sviluppatori di Nosebleed Interactive e l’editore Wired Productions ci teletrasportano proprio in questa dimensione fatta di cabinati arcade e luci al neon alle soglie degli anni ’90.

Insert Coin

Arcade Paradise è un videogioco gestionale di sale giochi, dove il nostro ruolo è proprio quello di avviare e gestire un business dedicato ai cabinati. Di solito videogiochi simulativi del genere non offrono particolari guizzi di trama, ma non è così per questo titolo, forte di una valida componente narrativa che giustifica l’utilizzo della visuale in prima persona. In Arcade Paradise, infatti, interpreteremo il ruolo di Ashely, una ragazzina mandata dal padre esigente a lavorare da King Wash, la lavanderia di famiglia, il quale vorrebbe farle comprendere il valore del duro lavoro e del sacrificio, per lui irrimediabilmente opposto all’atteggiamento di Ashley che passa il tempo a videogiocare e ascoltare musica.

Schermata iniziale di Arcade Paradise

Tra una lavatrice e una raccolta di rifiuti, la noiosa routine della lavanderia comincia a tartassare Ashely fin dai primissimi minuti di gioco, e si fa ben sentire sui nostri polpastrelli da giocatore attraverso i controlli. Gli sviluppatori hanno provato a farci avvertire compiti come la raccolta di gomme da masticare o la pulizia del gabinetto come esperienze giocose attraverso la fervida immaginazione di Ashley, che vede elementi d’interfaccia riconducibili a giochi arcade come bersagli e barre di riempimento. L’effetto, per quanto sia una trovata grafica intelligente, non corrisponde però a un espediente ludico divertente, divenendo ripetitivo e noioso nel lungo periodo.

Tutto cambia proprio al termine del primo giorno, quando Ashely va nel retro del negozio scoprendo che sono presenti un paio di cabinati messi lì per intrattenere i clienti nelle attese, e che in una giornata intera questi macchinari hanno fatto guadagnare alla lavanderia più soldi del bucato e della manutenzione messi insieme! Ashley, con la complicità di suo fratello Gerald col quale comunica tramite un PC simil-Windows 95, decide quindi di convertire il business di King Wash da lavanderia a paradiso arcade, tenendo tutto nascosto dal padre.

Noia e minigiochi

Il gameplay di Arcade Paradise è diviso in due anime opposte, una scelta di design che caratterizza il titolo ma, contemporaneamente, ne limita anche la fruibilità minandola di azioni ripetitive e noiose da morire. Riguardo queste occorrenze, ci riferiamo ovviamente alla gestione della lavanderia, la quale può essere trascurata più avanti nel gioco, man mano che si investono i guadagni nell’espansione delle sale Arcade e nella ristrutturazione dell’intero locale; tuttavia, questa componente gestionale, specialmente all’inizio, affoga il divertimento puro di Arcade Paradise nella mera esecuzione di compiti ripetitivi.

Per fortuna gli oltre 35 cabinati acquistabili sono tutti minigiochi arcade affrontabili anche da noi, e sono uno più coinvolgente dell’altro. Ogni cabinato imita una gloria passata degli scorsi decenni del videogioco, dagli 8 fino ai 32 bit. I minigiochi in questione sono imitazioni e citazioni plateali a vecchie perle del passato, ma ve ne raccontiamo solo una per mettervi curiosità ed evitare di togliervi l’effetto sorpresa: c’è un cabinato che è praticamente GTA riadattato come Pac-Man, dove il giocatore controlla un’auto rubata che raccoglie soldi in giro per una città labirintica mentre la polizia lo insegue.

A limitare un po’ il tutto c’è la meccanica del tempo: il turno in lavanderia/sala giochi comincia alle 9, e il locale chiude i battenti alle 22. Si possono completare i compiti ancora irrisolti fino alle 2 di notte, dopodiché si sviene se non si va di corsa alla fermata del bus per tornare a casa. Capite bene che gestire una lavanderia e contemporaneamente giocare agli arcade diventa una corsa contro il tempo che non ci fa godere Arcade Paradise come meriterebbe… Specialmente se si sceglie di seguire le missioni giornaliere dettate dal nostro palmare (per i più giovani, un antenato di un tablet) o se si cerca di allargare il proprio business espandendo gli spazi, acquistando decorazioni o introducendo nuovi cabinati.

In realtà potremmo anche trascurare tranquillamente i compiti della lavanderia, nessuno avrà da ridire (tranne forse nostro padre, presente come voce della segreteria telefonica). Ma se anche voi siete completisti come il sottoscritto troverete davvero difficile trascurare i rifiuti sparsi in giro per terra, evitare bucati in attesa sugli scaffali o nei cestelli, e gomme da masticare appiccicate ovunque. Insomma negli anni ’90 non c’era tutto questo gran concetto di ecologia e pulizia, pare.

Purgatorio Arcade

Occhi, orecchie e umore sono coccolati da Arcade Paradise in ogni frame, nonostante la versione Nintendo Switch offra compensazioni grafiche necessarie a funzionare su una console come questa. In compenso ai compromessi tecnici e grafici, il titolo riesce funzionare in maniera stabile e senza alcun tipo di problema anche in modalità portatile. Tutto ciò si traduce in una resa grafica idonea alla console, senza cali di frame, con un caleidoscopio di colori al neon ogni qual volta si varca la soglia del retro della lavanderia.

Ottima anche la sapiente gestione degli effetti luce, cosa non scontata sulla console ibrida, che permette una completa immersione nel nostro paradiso videoludico. Provate a cambiare disposizione dei vostri cabinati, per notare come i tubi catodici e gli schermi riflettono i dintorni con un realismo talmente alto da farci quasi rimpiangere i tempi in cui gli schermi non erano retro-illuminati. Come i cabinati, anche la musica selezionabile dal Jukebox si ispira alla discografia anni ’90.

Riflessi sullo schermo di un cabinato di Arcade Paradise

Ogni passo all’interno di Arcade Paradise è un tuffo nella nostalgia di tempi videoludici andati, tempi che oggi riescono a tornare solo con remaster, retrogaming e, per fortuna, anche con progetti originali del genere. Questo titolo è consigliatissimo se siete appassionati della filosofia dei giochi arcade, e se contemporaneamente siete in grado di tapparvi il naso di fronte a meccaniche gestionali un po’ troppo invadenti. Potete trovare Arcade Paradise sul Nintendo eShop al prezzo di 19,99€ a partire da oggi 11 agosto 2022.

Voto: 7.5

Pro
Idea intrigante
Citazionismo e nostalgia
Vaporwave e neon ovunque
Minigiochi nei cabinati perfetti
Contro
Meccaniche gestionali troppo opprimenti
Ripetitività incessante

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