Harvestella è uno dei videogiochi in uscita su Nintendo Switch in questo periodo che più ci intrigava. Le premesse di un farming sim in stile Square Enix, dove le componenti JRPG sono centrali nel gameplay e nella narrativa, ci avevano catturato soprattutto dopo aver provato il titolo a Londra lo scorso settembre e dopo aver giocato alla demo, nonostante qualche dettaglio ci avesse fatto storcere il naso.
Questo sembra essere un interessante periodo di nuovi debutti da parte di Square Enix, in cui si cerca di sondare il terreno verso nuove IP cercando di non spendere troppo budget; basti pensare a The DioField Chronicle, un JRPG strategico (recensione qui) che ha colpito molto per le sue novità, sebbene lesinasse su alcuni aspetti di gioco. Di stessa fattura è anche Harvestella, convincente nella sua freschezza e nella sua poetica, ma manchevole di spessore in alcuni reparti di gioco, anche importanti per la natura dei suoi generi di appartenenza.
Una questione di tempistiche
Harvestella è un minestrone di idee ribollenti in ogni suo reparto di gioco, soprattutto nella narrativa. La storia è un miscuglio caotico ma interessante di elementi fantastici e sci-fi, un classico stile Square Enix mutuato da opere come Final Fantasy, il quale viene affrontato con nostalgia e garbo ma anche con un po’ di confusione, specialmente nelle rocambolesche fasi iniziali.
Il giocatore si risveglia senza memoria in un villaggio sconosciuto dopo che i pollini mortali del Seaslight, un’imponente struttura cristallino-fungina, sono caduti nella stagione del Quietus. Viene tratto in salvo dagli abitanti del posto, i quali gli donano perfino un’intera fattoria. All’improvviso un cataclisma probabilmente dovuto al Seaslight fa cadere dei meteoriti che in realtà si scoprono navicelle spaziali, e da una di queste viene tirato fuori un alieno corazzato privo di sensi che gli abitanti chiamano “Omen“. Dove curarlo? Ovviamente a casa del giocatore.
Il mattino dopo la corazza scompare: l’alieno in realtà è una waifu che proviene anche dal futuro! La donna misteriosa scappa, e nel tentativo di ritrovarla faremo comunella prima con un vero Omen, poi con un Unicorno parlante.
Se l’effetto che avete avuto finora è straniante, pensate quanto possa essere confusionario giocare in prima persona avvenimenti del genere, contando che questi non sono neanche gli unici personaggi bizzarri che si incontreranno! Nonostante questa partenza piena di elementi sconclusionati e rapidi, in realtà la narrativa e l’ambientazione di Harvestella cominciano ad aprirsi al giocatore con molta più lentezza e calma (a volte anche troppa), dando il tempo di metabolizzare ogni nuova introduzione di narrativa e di gioco.
Ne risulta uno storytelling da fiaba fantastica, dove il giocatore si lascia cullare da rievocazioni dei vecchi e classici JRPG Square Enix, e da un’ambientazione sognante, ricca di elementi fantasy, politica, misteri e mostri. Il tutto, mentre si manda avanti la propria fattoria, attraverso la quale sarà possibile farmare e craftare nuovi elementi in grado di sbloccare nuovi percorsi e nuove opportunità.
Harvestella sa soltanto quello che non è
Se la caratterizzazione dell’ambientazione e dei personaggi ci ha colpito, dello stesso avviso non è il lato del gameplay. Harvestella cerca di unire un’esperienza da farming sim scandito da cicli temporali, attese, socializzazione, farming e crafting, a un combat system votato all’action e alla combinazione di abilità e classi. Il risultato finale, purtroppo, è poco più che sufficiente in entrambi i due macro-sistemi di gioco, con tante potenzialità inespresse.
La gestione della propria fattoria è rudimentale e circoscritta alle sole poche aree preposte alla coltivazione, alla pesca o all’allevamento di animali, senza alcun guizzo particolare che possa differenziare la meccanica da altri titoli concorrenti nello stesso genere. Se non servisse a sbloccare nuovi percorsi e a guadagnare monete, anzi, l’intera struttura life sim sarebbe pressoché inutile.
L’esplorazione open map invece funziona bene nella caratterizzazione dei diversi ambienti e nel fornire ai giocatori un buon labirinto ogni volta, anche quando sembri che i percorsi siano un corridoio. Tuttavia i problemi nel comparto action sorgono quando si tratta di combattere: le azioni in lotta sono molto basilari e poco convincenti, le schivate sono in realtà velocizzazioni dell’animazione di corsa, e la legnosità delle animazioni contribuisce a rendere il tutto molto insipido. Per fortuna un interessante job system consente di passare da uno stile di combattimento all’altro anche nelle stesse fasi di lotta, e ogni classe ha il suo albero di abilità su cui il giocatore può investire.
Sebbene fallisca nel caratterizzare il suo gameplay, Harvestella comunque riesce a creare un gameplay loop solido, un po’ troppo legato al farming di risorse, ma comunque in grado di intrattenere, soprattutto quando coadiuvato da un’ambientazione così affascinante e da una narrazione ricca di mistero e nostalgia per i vecchi lavori Square Enix.
Potenzialità e prospettive
Abbiamo già avuto modo di parlare dell’ambientazione, ricca di reminiscenze dei vecchi JRPG di un tempo tra elementi fantasy e moderni. Questa viene ben accompagnata dal comprato tecnico-grafico quando la Switch è in modalità portatile, in grado di esaltare bene i colori anche in contesti piatti e uniformi come per esempio quando si coltiva, dove le texture del terreno sono il massimo della semplicità e potrebbero spalmarsi sullo schermo con effetti deleteri.
Cosa che, in effetti, succede proprio quando la console viene usata in modalità fissa: la grafica non sembra ben ottimizzata per il grande schermo, e addirittura i contorni dei personaggi e degli elementi di gioco sembrano sfumati.
Dal lato visivo, ciò che davvero delude è il comparto delle animazioni: i personaggi paiono immobili, legnosi, girano su sé stessi di 180 gradi nei filmati senza compiere alcun passo, e molte azioni vengono risolte con una banale dissolvenza in nero. A mettere una pezza a questa mancanza e all’assenza di doppiaggio nonostante i tantissimi dialoghi, ci pensano i soliti artwork in stile anime che Square Enix è sempre stata maestra nel creare.
A proposito di firma Square Enix, le musiche sono probabilmente la realizzazione di miglior fattura di Harvestella. I componimenti accompagnano perfettamente ogni ambito di gioco. La prima volta che ho personalmente ascoltato la colonna sonora, durante la prova di Londra, fu il momento in cui mi convinsi che Harvestella doveva essere proprio un bel progetto originale: sentire quelle melodie chiaramente JRPG in un gioco che sapevo essere un life sim con meccaniche di farming, ebbe un effetto estraniante che mi aveva fatto sognare alle più disparate potenzialità che un titolo del genere avrebbe potuto raggiungere.
Tali paventate potenzialità purtroppo al momento non riescono a raggiungere la loro massima espressione, ma gettano le basi per un possibile futuro di questo titolo che potrebbe arrivare un giorno, magari, alla definizione di una nuova serie Square Enix.
Harvestella, in fin dei conti, è esattamente questo: un videogioco che si lascia raccontare come una fiaba e si lascia giocare con semplicità, a cui bisogna dedicare il giusto ritmo per far sì che ci si senta trasportati in un mondo immaginario pieno di luci, mostri, monoliti di cristallo e altre stranezze fantastiche. Potete acquistare Harvestella sul Nintendo eShop al prezzo di circa 60€.
Voto: 7.5
Ambientazioni decisamente affascinanti
Misteri su misteri
Esplorazione divertente e legata al crafting
Non abbastanza JRPG, non abbastanza farming sim
Un gioco da 60€ meriterebbe più profondità in alcuni comparti
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