Maria Enrica
Sporco, pericoloso e sulla via del tracollo, eppure ancora affascinante; il selvaggio West raccontato da Red Dead Redemption torna ora in una nuova, vecchia veste per riportare le gesta dei suoi criminali sulle bocche di fuoco di tutti.
Sono occorsi otto anni circa affinché le gesta di John Marston trovassero un contesto più solido grazie a un secondo capitolo (con la dicitura numerica che non deve trarre in inganno, dato che Red Dead Redemption 2 narra le vicende precedenti al capostipite) e altri cinque per ritrovarlo sulle console di attuale generazione. Dopo un problematico trittico, Rockstar Games scansa ancora l’opzione remake o remaster, andando a colonizzare il mercato odierno con un’importante quanto semplice riproposizione di un’avventura senza tempo.
Redenzione problematica, ovvero: Rockstar colpisce ancora oggi
John Marston è un poco di buono: segnato da un’infanzia a dir poco infelice, viene preso da giovanissimo sotto l’ala di Dutch van der Linde, che lo inserisce nella sua banda e gli insegna tutti i trucchi del mestiere. Quando il protagonista pensava di essersi lasciato il suo losco passato alle spalle, i federali gli intimano di dare la caccia ai suoi vecchi amici per rivedere sua moglie e sua figlia.
Red Dead Redemption inizia in medias res, con una ferita quasi mortale nei suoi confronti infertagli proprio da un ex compagno e il seguente, salvifico salvataggio da parte di Bonnie McFarlane. Quest’ultima gli mostra la vita al ranch di famiglia e la cittadina di Armadillo e gli permette di trovare un forte alleato nello sceriffo Johnson, lieto di avere dalla sua un pistolero abilissimo. Dipanandosi lungo tre atti, la trama crea una sinergia continua con la scenografia western, vera protagonista e trascinatrice di tutte le vicende.
Il mondo di Red Dead Redemption pullula infatti di personalità uniche che stracciano la solita dicotomia tra secondaria e primaria, tra vagabondi, lavoratori instancabili, meschini ladruncoli; lasciato Arthur Morgan a fine 2018, riprendere i panni di Marston con il gioco lanciato originariamente su PlayStation 3 e Xbox 360 è come riprendere le redini e gli speroni di un microcosmo virtuale che agisce in maniera autonoma.
Nonostante i tredici anni sulle spalle, la firma di Dan Houser (qui con Michael Unsworth e Christian Cantamessa) non mostra alcun segno di cedimento, incanalandosi in una storia che merita di essere vissuta, sulle console attuali o su quelle della settima generazione.
Tredici anni di sparatorie e cavalcate e (quasi) non sentirli
L’impianto open world western mostra il fianco a una certa semplicità da un punto di vista attuale, con sporadici insediamenti, le cui distanze richiederanno tante galoppate, intervallati da distese brulle apparentemente superflue da pattugliare. Basta rallentare la corsa del proprio destriero per accorgersi che tra quei terreni aridi si celano ora delle attività come la raccolta di piante e la caccia, ora un incontro fortuito con un personaggio e la relativa missione.
Si tratta, questo ultimo punto, di un aspetto del gameplay capace di regalare ancora oggi qualche sorpresa, uno dei fiori all’occhiello di Red Dead Redemption, che viene amplificato e stratificato nel suo secondo (prequel) capitolo.
La versione Rockstar Games dell’action adventure in terza persona mostra qui i segni del tempo, accusando una dose di rigidità nei movimenti (anche le camminate del compare Morgan sono compassate, come scelta stilistica, ma la differenza tra i due è lampante). Anche la gestione di fama e onore palesa gli acciacchi di game design dei suoi tredici anni, definendosi come quasi accessoria: le azioni del protagonista determinano la sua condotta, non incidendo però mai sul gioco vero e proprio.
Il sistema di combattimento, da regolare su tre stili in base al grado di assistenza alla mira, riesce invece a coinvolgere tanto ieri quanto nel 2023, complice la possibilità di sfruttare le coperture e di ricorrere al Dead Eye per attivare una sequenza al rallentatore in cui agganciare diversi bersagli per poi colpirli in rapidissima successione.
Aggiunte e tecnicismi del porting
La riedizione di Red Dead Redemption include l’espansione Undead Nightmare, che trascina il vecchio West in un’atmosfera dalle tinte horror; John Marston deve infatti affrontare suo malgrado un’improvvisa invasione di zombie nel mezzo della notte, mentre è in casa con la moglie e il figlio. Questi ultimi vengono morsi e trasformati in non-morti, così il protagonista si vede costretto a legarli e a cercare una cura.
Corso in città, scopre però che la maledizione si è già diffusa e l’unico modo per rallentarla consiste nel ripulire le strade in presenza di sopravvissuti e purificare i cimiteri, dando fuoco alle bare ed eliminando degli zombie particolari per chi abbia completato la campagna principale (il DLC dura circa sette ore). Già limitata e poco consistente nel 2010, oggi Undead Nightmare è maggiormente poco brillante nelle sue soluzioni di gameplay, così piuttosto di un’esperienza sui generis da accompagnare a quella base, risulta un passatempo da recuperare per pura conoscenza storica.
La versione PlayStation 4 di Red Dead Redemption vanta una risoluzione di 1080p che arriva a 4K su PlayStation 5 grazie alla retrocompatibilità; in entrambi i casi il frame rate rimane ancorato a 30 fps, un segno di demerito della produzione pur senza cedere in alcuna occasione.
Presente anche la possibilità di disattivare il motion blur per evitare le sfocature dei movimenti e delle schermate di caricamento più rapide, mentre le texture e gli effetti visivi, così come l’impianto audio, non sono stati toccati, stridendo in maniera inevitabile con le conquiste tecniche attuali.
Neanche una decade è riuscita a corrodere l’ossatura ancora oggi solida, convincente di Red Dead Redemption, forte di una storia intrigante quanto emozionante e di certe trovate ludiche, tra i mini giochi e le missioni, tali da mantenere il loro fascino dopo 13 anni. Mentre l’edizione per Nintendo Switch beneficia anche del fattore portabilità, quella per l’ammiraglia di casa Sony deve accontentarsi di qualche miglioria tecnica, dell’inclusione del DLC a tema zombie a fronte dell’assenza del multiplayer. Un’offerta contenutistica di tutto rispetto insomma, che sia tramite tale porting o l’originale non può mancare nelle librerie di ogni appassionato di videogiochi.
Abbiamo potuto giocare Red Dead Redemption su PlayStation 4, ma potete trovarlo anche in versione Nintendo Switch sul Nintendo eShop dal 17 agosto 2023 al prezzo di 49,99 euro.
Voto: 8.1
Migliorie tecniche tra risoluzione e frame rate solido
Gameplay stimolante anche dopo 13 anni…
La presenza di pop in e il mantenimento delle texture originali reclamava l’esigenza di un porting
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