Maria Enrica
A un’apocalisse si sopravvive solo aggrappandosi con le unghie e con i denti alle cose più semplici e umane: una memory card, un pasto caldo, l’amore spassionato per i propri cari. Sembra essere questa l’idea da cui è partito Eastward, che nella gravità del suo contesto narrativo nasconde la vita sottoterra.
Il trio che compone Pixpil debutta nell’industria dei videogiochi con un’avventura in pixel art capace di colpire dapprima l’editore Chucklefish Games che si è occupato della pubblicazione su PC tramite Steam (la versione qui in esame), Nintendo Switch e Xbox One, poi critica e pubblico. Sì perché sotto delle premesse semplici e delle meccaniche più che accessibili, si scopre un’esperienza capace d’intrattenere nella misura di un omaggio a pilastri come The Legend of Zelda e Mother (Earthbound) e che in virtù del calore ricevuto ha deciso di espandersi fino alle campagne del suo DLC, Octopia.
Alla (ri) scoperta della vita
In un futuro non meglio precisato, il mondo è allo sfascio a causa di una misteriosa calamità, chiamata Miasma, che si configura come una nube tossica minacciosa prossima a infestare la Terra una seconda volta. I pochi sopravvissuti si sono rifugiati sottoterra, dove pure nella gravità della situazione Potcrock instaura un regime tirannico a discapito di ogni persona, a eccezione di John e Sam. Lui un taciturno minatore, lei una ragazzina dai talenti speciali, insieme si apriranno una via in superficie, ridando una vena di speranza a chi ancora voglia credergli.
Sono passati parecchi anni dall’apocalisse e nella vita sottoterra gli esseri umani hanno infatti trovato una nuova, seppure sconclusionata casa; i protagonisti appaiono pertanto come un fattore di disturbo, al punto da essere dapprima incarcerati e successivamente affidati a Charon, che gli abitanti di Potcrock Isle raccontano essere una sorta di divinità meccanica che rapisce le persone. La verità è che questo demone si tratta invero di un treno sotterraneo automatizzato che rappresenterà il biglietto di sola andata per la tanto ricercata superficie.
Le prime ore di Eastward fungono da morbido quanto lento tutorial, un lungo momento di passaggio nel quale prendere dimestichezza ora con i comandi, ora con le personalità di ogni partecipante alla lotta per la sopravvivenza. È infatti soltanto nel corso del proprio viaggio che l’occhio spensierato di Sam dipinge ogni ambiente di allegria, di quella gioia coraggiosa di chi non si fa abbattere, neanche dalla tragedia, facendoci scoprire un mondo dettagliato e curato nelle piccole cose.
A funzionare ottimamente come gancio pregno di empatia verso i giocatori è il rapporto tra la ragazza e John, con questo ultimo a fare da contraltare all’esuberanza di lei, essendo il solo che non proferisce mai parola; proprio quel silenzio può essere riempito dalla maturità del giocatore, che equilibra la fanciullezza della piccola. Più altalenante è invece la scrittura del gioco propriamente detta, con dei tagli alle volte stranianti tra più momenti del racconto, assieme a una gestione del ritmo a tratti a singhiozzi.
Octopia non pretende di avere le stesse ambizioni narrative del gioco principale, fornendo piuttosto un contesto quanto più coerente possibile con lo stesso per lanciare il giocatore alla cura di un appezzamento terriero. A ben vedere, l’afflato avventuriero caratterizzante Sam e di rimando John si perde del tutto sull’altare di un DLC pensato puramente per fornire una scusa a chi sentisse la loro mancanza, tanto da essere diviso dalla campagna di base nel menù principale.
Tra padellate e rastrellate
Dividendo in modo netto sezioni narrative – con i sottotitoli in un lessico comprensibile in lingua inglese – e di pura esplorazione, Eastward chiederà di dare padellate a destra e a manca per aprirsi la strada verso la superficie e oltre. Il sistema di combattimento è essenziale quanto elementare, fatto di un attacco, un colpo caricato e di un pizzico di strategia da applicare nell’alternanza tra le mosse di John e quelle psichiche di Sam.
La semplicità è in questo caso una caratteristica di design, essendo il fulcro puntato tutto sulla scoperta del mondo di gioco, anche se la presenza di due personaggi, di due schemi di attacco fornisce un respiro più variegato al gameplay. A ciò sono direttamente collegati gli enigmi che costellano le sue mappe, puzzle che potrebbero richiedere al massimo qualche minuto di riflessione e uno sguardo attento all’ambiente circostante; in tale senso brillano per costruzione i dungeon, ricchi di segreti, oggetti da raccogliere.
Con in testa Stardew Valley, Octopia mette una pala e dei semi nelle mani dei giocatori, invitandoli a reinventarsi contadini. Le meccaniche sottese a questo contenuto aggiuntivo sono semplici e assimilabili ad altri esponenti del genere, con un sistema di gioco progressivo che consiste nella coltura, raccolta e vendita di vegetali e altri oggetti al fine di espandere la propria area e ripetere il ciclo. Mancano le stagioni, una componente che avrebbe immerso gli aspiranti agricoltori in maniera più profonda nella sua realtà, seppure i giorni saranno riempiti dai favori richiesti dai vicini.
In quanto provetto chef, John sarà incaricato di preparare varie e più ricette per le persone del posto, con la possibilità di scoprirne di nuove nel tempo. Non manca la parte mineraria di estrazione di pietre varie a intrattenere ulteriormente il giocatore, assieme ad altre attività come la pesca che rappresentano una piacevole distrazione dall’esplorazione e dai combattimenti.
Amore per i pixel
A spiccare di Eastward è la sua direzione artistica, nella misura di una gestione minuziosa dei pixel che esplodono in una gamma di colori ora caldi, ora freddi, distinguendo le emozioni che ogni situazione potrebbe suscitare. Soprattutto, lo studio dei dettagli, anche di quelli non funzionali al gioco in sé, merita una nota d’onore, esplicandosi in ogni edificio, città.
Anche dopo 25 ore sarà difficile stancarsi delle tracce composte da Joel Corelitz (che in passato collaborò alla colonna sonora di Death Stranding di Kojima Productions), tutte rigorosamente in 16 bit. Puntellate a dovere, ogni musica sottolinea le personalità degli esseri umani che popolano Eastward.
Eastward è un gioco solido e capace d’intrattenere nella sua asciuttezza e semplicità del gameplay, così come nell’amore profuso per il livello di dettagli. Il neonato Pixpil dimostra di avere incamerato degnamente la lezione di The Legend of Zelda, conscio che la voglia di esplorare scaturisca dalla meraviglia del mondo circostante e dal desiderio di scoprire se stessi, sia un taciturno spadellatore o un’esuberante bambina, piuttosto che dalla sterile quantità di elementi circostanti. Octopia è un’aggiunta riuscita che incamera gli elementi rodati del simulativo agricolo per offrire qualche momento di distrazione dalla missione in superificie.
Abbiamo giocato Eastward e il suo DLC Octopia su PC tramite Steam, ma potete trovarlo anche in versione Nintendo Switch tramite il Nintendo eShop al prezzo di 24,99 euro.
Voto: 7.4
Grande cura per i dettagli
Pixel art sopraffina
Octopia è una piacevole distrazione…
Qualche imprecisione a livello di ritmo
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