Annunciato più di un anno fa, The Plucky Squire ha finalmente fatto il suo debutto su tutte le console. Abbiamo avuto il piacere di provare la versione per la console ibrida di mamma Nintendo e di immedesimarci nella fantastica avventura che ci presenta davanti. Perché The Plucky Squire è una fantastica avventura al quadrato, stravagante, divertente e coloratissima, in grado di spingere il giocatore oltre i normali limiti di una narrazione, anche se non esente da difetti.
Oltre la storia
Facciamo subito la conoscenza del nostro protagonista, Jot, un nobile e acclamato scudiero del regno di Mojo, il quale sente dei rumori provenire dalla casa adiacente e decide di indagare. Lì incontra il suo amico Moonbeard, potente mago del regno e talentuoso DJ, che gli affida l’incarico di recuperare un po’ di cera d’api presso una collina nelle vicinanze. Giusto il tempo di portare a termine questo compito e vengono a contatto con i piani malvagi del potente stregone Humgrump, il quale si rende conto di essere solo un personaggio di una storia e scaccia Jot dal libro per vincere una battaglia, per una volta.
Il “gioco” della narrazione di The Plucky Squire avviene proprio nell’ambito della lettura del libro, luogo delle avventure dei nostri eroi. La trama riesce ad andare avanti proprio grazie al narratore che legge il libro sfogliandone le pagine e talvolta descrivendo quello che vedremo nell’ambiente, elemento utile in fase di discussione del gameplay. Gli eventi narrati sono di per sé abbastanza semplici e lineari, come si addice a una fiaba per bambini (a cui essi appartengono); il punto forte del gioco sono però la caratterizzazione dei personaggi e i numerosi collegamenti intertestuali che riesce a instaurare con numerose fonti esterne.
Per quanto riguarda i personaggi, sono tutti molto simpatici e subito riconoscibili, a partire da Moonbeard, fautore di citazioni come: “Sai, gli stregoni sono come le piante, hanno bisogno di idratarsi“, oppure: “Ho degli affari da stregone da sbrigare e una ciambella da mangiare…“, oltre che di numerose rotture della quarta parete e inventore del dispositivo Runetooth.
Con collegamenti intertestuali invece ci riferiamo a delle numerose citazioni ad altri giochi o anche a cose reali, come la città di Artia, piena di riferimenti al mondo dell’arte. In poche parole, la narrazione di The Plucky Squire è semplice e immediata, che sa colpire il giocatore con le sue trovate scanzonate.
Oltre la quarta parete
La prima cosa che balza all’occhio è la semplicità e l’immediatezza dei comandi e dell’interazione con il mondo. Jot ha poche eppure efficaci mosse a disposizione: fendente con la spada, salto e capriola, con la possibilità di ottenerne di nuove progredendo nell’avventura.
Il mondo 2D che trova spazio tra le pagine del libro è vivace e allegro e spinge con voglia a proseguire al prossimo scenario. Ma come dicevamo prima, le rotture della quarta parete e la capacità di andare oltre la narrazione in senso stretto sono il punto forte di The Plucky Squire.
Sin dai primi momenti di gioco scopriamo che alcune parole della narrazione possano essere usate da Jot per cambiare le frasi e di conseugenza la storia stessa. Una montagna di libri impilati come blocco della strada, per esempio, potrà facilmente essere superata sostituendo la parola “impilati” con la parola “sparsi” nascosta in giro per la mappa. In questa fase bidimensionale gli enigmi sono piuttosto semplici e qualche volta si alternano a dei simpatici mini giochi funzionali alla narrazione.
Di gradevole presenza sono anche le varie illustrazioni nascoste per la mappa, le quali riportano i vari stadi di sviluppo del gioco, un modo fantasioso e molto apprezzato per scoprire le fasi di creazione. A stuzzicare l’attenzione dei giocatori arrivano poi le fasi tridimensionali fuori dal libro, ambientate sulla scrivania stracolma di giocattoli del bambino possessore del volume, spesso funzionali alla raccolta di oggetti utili a manipolare il libro e a ottenere dei vantaggi nell’avventura.
Se volessimo trovare dei difetti a questa struttura riguardano proprio ciò che abbiamo appena detto. Le fantasiose possibilità che apre il gameplay, nel mondo 2D, non vengono sfruttate come avrebbero meritato, limitandosi a delle semplici risoluzioni che dopo le prime volte tendono a non lasciare più a bocca aperta e con il sorriso come capitava inizialmente.
Invece, il mondo fuori dal libro, dopo le prime esplorazioni, sebbene cambi a seconda del punto della storia, non risulta sufficientemente stimolante: al contrario, finisce per essere monotono e poco sorprendente, fungendo solamente da piccola open map platform per ottenere un oggetto. Si sarebbe senza dubbio potuto fare di più per creare degli enigmi in 2D e un mondo 3D più fantasiosi, come il gioco, con le sue premesse stravaganti e un po’ folli, avrebbe meritato.
Musica e grafiche
Non potremmo parlare dei punti forti di The Plucky Squire senza considerare il comparto artistico, fondamentale nel dare man forte alla struttura di un gioco. Un po’ abbiamo già introdotto gli elementi utili a descrivere questo ambito, parlando del mondo di gioco come vivace, allegro e stimolante.
Infatti le ambientazioni del mondo della narrazione sono estremamente semplici e colpiscono l’occhio grazie a questa caratteristica. L’accompagnamento musicale non potrebbe che andare a braccetto con ciò, caratterizzato da delle colonne sonore che richiamano l’idea di un’avventura bucolica della domenica pomeriggio alla perfezione.
Non mancano però dei pezzi più iconici e d’impatto in grado di risvegliare la nostra attenzione. Leggermente più sottotono il mondo fuori dal libro, in quanto questo, spesso monotono, non presenta brani rilevanti ma dei semplici accompagnamenti purtroppo dimenticabili, così come la rappresentazione grafica delle mappe. Tirando le somme di questa sezione, potremmo concludere che a farla da padrone è il libro e tutto ciò che è al suo interno.
Un gioco perfetto da portare in giro?
Vista la leggerezza che un gioco del genere porta con sé viene spontaneo e automatico pensare che possederlo su Nintendo Switch sia un vantaggio non da poco. Il poco impegno richiesto e la leggerezza dell’esperienza di gioco sarebbero perfetti per esperirlo su una console ibrida in qualsiasi situazione, dal divano di casa all’ufficio. Purtroppo, qualora pensaste questa cosa, è doveroso da parte nostra avvisarvi del fatto che le prestazioni di The Plucky Squire su Nintendo Switch lascino a desiderare.
Le limitazioni dell’hardware cominciano a palesarsi nel momento in cui, per girare pagina (azione estremamente frequente per andare avanti nella storia), si impiegano un paio di secondi, fino a diventare troppo evidenti e compromettenti nelle fasi di gioco in 3D in cui si chiede di processare tanti elementi e tante luci. Se un’attesa per voltare pagina può essere fastidiosa, dei continui frame skip e lag nelle sessioni di esplorazione tridimensionale rendono l’esperienza a tratti irritante.
A conti fatti, come potremmo riassumere l’esperienza di The Plucky Squire? È certamente un gioco molto ispirato che purtroppo non sviluppa al meglio tutte le strade che decide di intraprendere. I suoi tratti fiabeschi, scanzonati e divertenti sono dei punti di forza che però non riescono a nascondere del tutto delle mancanze di inventiva nelle sue sessioni bidimensionali e una realizzazione povera nel mondo esterno al libro.
Nonostante ciò, per l’importanza che attribuisce alle storielle per bambini, consigliamo di giocarlo, semplicemente in quanto titolo molto carino, da soli o in compagnia, che però non inventa la ruota. Tenendo questo a mente, riuscirete a godervelo in tutta tranquillità, ricavando anche qualche oretta di divertimento. The Plucky Squire è disponibile sul Nintendo eShop al prezzo di 29,99 euro.
Voto: 7.6
Comparto artistico e narrazione stravaganti, semplici e divertenti
Pieno di personalità
Mondo 3D ripetitivo e a un certo punto anonimo
Prestazioni inaccettabili su Nintendo Switch
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