Dragon Quest III è stato un titolo molto amato, capace di lasciare un’impronta indelebile nel panorama dei giochi di ruolo giapponesi della fine degli anni ’80. Con Dragon Quest III HD-2D Remake, Square Enix si propone di riportare questa pietra miliare nelle mani dei fan di vecchia data e di conquistare nuove generazioni, grazie a un aspetto rinnovato e a una narrazione che conserva intatto il suo fascino.
Il remake vuole essere anche un’ottima porta d’ingresso per chi desidera scoprire o riscoprire il terzo capitolo della saga, prequel di Dragon Quest I e Dragon Quest II. Riuscirà questa versione a mantenere la magia del titolo originale, pur con le innovazioni necessarie? Scopriamolo insieme in questa recensione di Dragon Quest III HD-2D Remake.
L’eredità di un eroe
La storia di Dragon Quest III HD-2D Remake rimane semplice, lineare e pressoché invariata rispetto all’originale, centrata sul viaggio del protagonista, figlio/figlia (in base alla scelta iniziale) del celebre guerriero Ortega, scomparso nell’impresa di sconfiggere il temibile Padramos.
Sebbene l’incipit narrativo e la narrazione in generale risultino semplici ed elementari, il gioco riesce a distinguersi per l’emozionante esplorazione di un mondo fantasy (agevolata da un rifacimento grafico convincente, come vedremo), ricco di dettagli e ambientazioni affascinanti.
Nonostante la fedeltà narrativa al titolo del 1989, Dragon Quest III HD-2D Remake aggiunge nuovi dettagli, come flashback che esplorano la relazione con il padre Ortega e come nuovi dialoghi doppiati (in giapponese e in inglese) che conferiscono maggiore enfasi ai momenti più cruciali.
Badate bene, il gioco non intende concentrarsi sull’approfondimento psicologico dei personaggi, anzi, il protagonista è spesso vittima di un certo grado di anonimato, con gli alleati che si configurano più come meri strumenti di gioco e che restano figure piuttosto generiche. Tuttavia, il titolo non manca di spessore, in un viaggio che non è solo una missione per distruggere il male, ma la scoperta di un legame che unisce il protagonista al suo passato.
Il viaggio dell’eroe
Così come l’impalcatura narrativa, anche il gameplay resta sostanzialmente fedele all’originale, mantenendo il tradizionale sistema di combattimento a turni. L’implementazione intelligente di alcune innovazioni, però, mira a snellire l’intera esperienza di gioco, come per esempio la possibilità di velocizzare le animazioni di battaglia, una funzione particolarmente utile, per esempio, nelle sessioni di grinding.
Durante l’esplorazione di questo mondo dal sapore fiabesco, non è affatto raro (anzi, capita di frequente) essere colti di sorpresa da incontri casuali con i nemici. Tuttavia, la facoltà di velocizzare le animazioni di battaglia, unita alla possibilità di automatizzare le azioni degli eroi in campo attraverso l’opzione “Tattiche“, aiuta a mantenere il ritmo in modo sostenuto, specie in lunghe sessioni di gioco.
Il party è composto da un massimo di quattro membri, composti dal personaggio protagonista più tre alleati a scelta. Gli alleati possono essere reclutati presso PNG specifici, con possibilità di personalizzazione molto estese, avendo l’occasione di crearne anche uno da zero. Oltre a opzioni di personalizzazione estetica e di statistiche, è necessario scegliere una tra otto classi, dette Vocazioni:
- Guerriero;
- Lottatore;
- Mago;
- Sacerdote;
- Mercante;
- Giullare;
- Ladro;
- Domamostri, Vocazione aggiunta proprio nel remake.
Oltre all’eroe, ogni personaggio ha una Vocazione di partenza, che può essere cambiata dal livello 20 in poi, presso l’Abbazia Mutationis. Cambiare Vocazione implica ripartire dal livello 1, mantenendo abilità e incantesimi, ma con statistiche dimezzate. Inoltre, tornare a una vecchia Vocazione non ne ripristina il livello, riportandola al livello 1.
Da un lato, tutto ciò possiede sicuramente il pregio di consentire una gestione libera del party, adottando nuove e più idonee strategie, ma mostra il fianco a un dispendio di tempo eccessivo, dovendo accumulare l’esperienza richiesta per salire di livello, il che scoraggia dal provare le diverse classi.
Oltre alle Vocazioni, un’altra meccanica importante nel progresso del personaggio è la personalità, modificabile attraverso l’uso di tomi e oggetti, che influisce sulle statistiche che aumentano a ogni livello.
Come accennato poc’anzi, alle sette Vocazioni originali, il remake ne aggiunge un’ottava, il Domamostri. Questa classe consente di catturare e utilizzare le mosse speciali dei mostri “amichevoli” incontrati durante l’avventura. Tra le novità del gameplay di Dragon Quest III HD-2D Remake c’è l’arena, una simpatica attività secondaria (ininfluente in termini di progresso di gioco) in cui far combattere i mostri tra loro, in una meccanica che richiama vagamente le a noi care lotte Pokémon.
L’introduzione della selezione della difficoltà (tre livelli: Missione vampistrello/Missione drago/Missione draconiana) è un altro punto a favore del gioco, permettendo ai videogiocatori di scegliere il livello di sfida che meglio si adatti alle proprie preferenze. Inoltre, la presenza del salvataggio automatico e la possibilità di velocizzare le animazioni delle battaglie migliorano la “qualità della vita“, rendendo l’esperienza meno frustrante, soprattutto per chi si avvicina per la prima volta al franchise.
Il sentiero e gli echi dell’eroe
Dal punto di vista estetico, Dragon Quest III HD-2D Remake è una vera e propria gioia per gli occhi. L’ambiente di gioco è un mondo fantastico, dove l’iconico stile pixel art dei personaggi si fonde perfettamente con il 3D dei paesaggi.
Il connubio tra modelli bidimensionali animati e ambientazioni 3D riesce a catturare e a generare una sensazione di meraviglia tipica delle fiabe per bambini, rendendo l’esperienza visiva tanto accattivante quanto emozionante. Tutto ciò è stato inoltre valorizzato dallo schermo OLED della nostra console Nintendo Switch, che rende i colori vivaci e vibranti. La qualità visiva è accentuata dall’illuminazione straordinaria che gioca un ruolo fondamentale nel mettere in risalto gli sprite dei personaggi e dei nemici.
Ad accompagnare le immagini a schermo c’è la superba colonna sonora, che riesce a esprimere alla perfezione i toni del gioco, integrandosi in modo sublime con il contesto narrativo.
La fine del viaggio e l’inizio della leggenda
In conclusione, Dragon Quest III HD-2D Remake è un tributo eccellente a un classico dei giochi di ruolo giapponesi, che combina la componente nostalgica con innovazioni visive e tecniche di grande impatto. La fusione tra pixel art e 3D è straordinaria, creando un mondo visivamente accattivante e ricco di dettagli. Sebbene il sistema di combattimento e alcune meccaniche possano risultare frustranti, il lavoro sulla “quality of life” offre un prodotto fruibile alle nuove generazioni di videogiocatori.
Inoltre, con l’implementazione di elementi del tutto inediti, come per esempio la nuova Vocazione, il gioco è sicuramente capace di risultare fresco anche per i veterani della serie. Infine, il lavoro svolto sul comparto grafico e la colonna sonora conferiscono al gioco una qualità indiscutibile, confermandolo un remake più che riuscito.
Se vi abbiamo convinto, non resta che unirvi a questo viaggio leggendario. Dragon Quest III HD-2D Remake è disponibile per tutte le piattaforme (Nintendo Switch, PS5, Xbox Series X|S e PC) e potete acquistarlo sul sito di Instant Gaming, dove è possibile risparmiare anche qualche euro.
Voto: 7.8
Comparto artistico straordinario
Titolo capace di indirizzarsi sia ai neofiti sia ai veterani della serie
Sistema di combattimento a turni e incontri estremamente classici
Meccanica del cambio Vocazione non perfettamente bilanciata
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