Con l’appuntamento di oggi vogliamo rompere la consuetudine proponendovi una rubrica a tema Nintendo, e quale occasione migliore se non approfittarne per parlare di uno dei personaggi simbolo per eccellenza della compagnia nipponica? Super Mario è il protagonista assoluto di questo appuntamento un po’ revival e un po’ speculativo, anche perché vorremmo riflettere in merito alle recenti strategie dell’azienda che, sempre più frequentemente, si vede coinvolta in diverse produzioni cinematografiche dedicate ai suoi personaggi iconici e più amati dal pubblico.
Ebbene sì, ormai è confermato, il film di Super Mario è in fase di lavorazione, e l’amatissimo idraulico italiano sta per fare il suo ritorno – probabilmente in grande stile – nelle sale cinematografiche di tutto il mondo. A comunicarlo è stata la stessa grande N ad inizio mese, anche se si erano già sparsi alcuni rumor diverso tempo prima dell’annuncio ufficiale. Shigeru Miyamoto, creatore di Super Mario e padre di numerosi altri personaggi, verrà affiancato nella produzione del film da Chris Meledandri, imprenditore statunitense, nonché fondatore e amministratore della Illumination Entertaiment.
Siglando quindi la sua collaborazione con lo studio di animazione Illumination, che ha già prodotto opere come Cattivissimo me, Minion e Pets, la grande N ha deciso di intraprendere questo importante percorso di mitizzazione a tutto tondo del simbolo per eccellenza della compagnia. Del resto è impossibile negare quanto Mario sia parte fondamentale della cultura non solo dei paesi del Sol Levante, ma anche di quelli che si trovano dall’altra parte del globo – con riferimenti e omaggi di vario tipo, da Scott Pilgrim a Zerocalcare, tanto per citarne un paio.
Dopo la sua nascita, per l’idraulico italiano è stata una lunga ascesa verso il successo, come un’autentica star in carne ed ossa, con la sua immagine intrappolata per sempre in merchandising e prodotti di ogni tipo, e ovviamente nelle menti e nei ricordi di tantissime generazioni. Super Mario rimane tutt’oggi (che non ce ne voglia il dolce Pikachu) il simbolo per eccellenza della grande N, e non a caso per il suo prossimo film sembra esserci in progetto la realizzazione di qualcosa di straordinario.
Quello che per ora sappiamo è che si tratterà di un lungometraggio animato, perciò niente a che vedere con live action e attori umanamente reali. Forse anche perché l’esperimento che era stato condotto negli ormai lontani anni ’90 non diede propriamente degli ottimi risultati. Tra chi non l’ha mai visto (e meno male), chi l’ha visto ma l’ha (forse pure volutamente) rimosso, e chi invece magari lo apprezzerebbe pure tutto sommato, il film Super Mario Bros. diretto da Rocky Morton, regista e sceneggiatore britannico, e interpretato da Bob Hoskins (Mario) e John Leguizamo (Luigi), è un palese fiasco fatto a celluloide, da considerarsi come una tragicomica meteora del mondo cinematografico, anche se non tra le più famose.
Ma sebbene sia questa la considerazione largamente condivisa sul cine-figlio più disprezzato di Morton (disprezzato persino dagli attori stessi!), è tuttavia ingranato da diverso tempo un progetto di restauro, di ri-apprezzamento e rivalutazione della pellicola trash, progetto che sta per vedere un importante sviluppo nell’immediato futuro – della serie, de gustibus non disputandum est.
In effetti, due accaniti fan del film hanno deciso di prodigarsi fermamente dietro il sito di Super Mario Bros. The Movie Archive, un vero e proprio fornitissimo archivio dedicato al primo film di Super Mario. Kotaku li ha prontamente intervistati, mosso probabilmente dalla curiosità che desta un tale accanimento verso un film considerato trash senza se e senza ma, e ha riportato un punto di vista estremamente diverso dal canonico approccio negativo della critica nei confronti della pellicola.
Ryan Hoss, fondatore del sito in questione, ha iniziato l’archivio nel 2007, spinto dalla motivazione di contestare la reputazione ignominiosa del film e con la voglia di presentare un arazzo di analisi e critica innovativa, come una sorta di revisione storica. Perché nonostante la scarsa qualità del film, il fatto stesso che sia stato realizzato dimostra comunque quanto la serie di videogiochi abbia avuto un impatto rilevante sulla cultura popolare.
Quasi tutte le sue ricerche sono indipendenti e autofinanziate; Ryan ha iniziato a collezionare e acquistare cimeli di ogni genere, compresi manufatti originali provenienti direttamente dal set e vinti ad un’asta privata ospitata dal leggendario scenografo David Snyder. Nel 2010, ha poi reclutato Steven Applebaum, anch’egli grande appassionato, ed hanno iniziato a condurre interviste con persone che hanno lavorato al film sia davanti che dietro la macchina da presa. Ma vero punto forte del mega archivio digitale è la cronologia degli script non riusciti, in cui è possibile sfogliare le numerose – e inutili – riscritture che hanno provato e fallito nel trasformare Mario in un film lavorabile e godibile in poltrona rossa.
Ovviamente, promuovendo un progetto del genere, Ryan non intende assolutamente affermare che Super Mario Bros. sia il più grande film di tutti i tempi, tuttavia è seriamente convinto che difficilmente vedremo qualcosa di così “genialmente sconcertante” nel futuro prossimo del cinema.
“Il film è stato pubblicato in un momento storico in cui gli adattamenti di videogiochi non erano esattamente la norma”, dichiara. Ed è per questo che secondo lui la pellicola andrebbe analizzata con uno sguardo distaccato di chi quel periodo non l’ha vissuto, per apprezzarne appieno il suo status di emblema di una cultura popolare che per quei tempi ha senz’altro tentato di compiere un’impresa innovativa, nella quale non mancano però dosi di stramberia e comicità.
La cosa interessante in merito a tutto questo, è che Ryan Hoss non ha avuto modo di vedere il film di Super Mario Bros. per la prima volta al cinema; del resto aveva solo cinque anni nel 1993, ed era decisamente troppo piccolo rispetto ai giovani della generazione dell’epoca che comprarono fiduciosi il biglietto, per poi rimanere estremamente delusi dall’opera sicuramente bizzarra. Perciò Ryan ricorda di aver visto le prime scene del film ambientato a New York, piuttosto che il regno dei funghi, in TV insieme a suo padre circa quattro anni dopo. La sua curiosità è stata opportunamente stuzzicata da quel film, e dopo aver provveduto a rimediarne persino un VHS, cominciò ad interessarsi all’opera videoludica originale. In effetti, il ragazzo non era un giocatore di videogames; ovviamente conosceva bene sia Mario che Luigi, dato che tutt’oggi rimangono dei personaggi omniculturali e imprescindibili per chiunque, ma non provò mai quel brivido nel salvare una principessa in difficoltà prima di allora.
Questo per assurdo è un aspetto importante da sottolineare, perché appunto Ryan Hoss non era rimasto affascinato dal videogioco, bensì proprio da quello strambo e tanto disprezzato film, da quella sua resa ambigua, da quell’universo pieno di improbabili personaggi, spore magiche e uomini lucertola dalla testa minuta e vestiti di velluto nero (che in teoria sarebbero la trasposizione cinematografica dei Goomba). E non a caso dichiara ancora a Kotaku: “Sono stato continuamente incuriosito dal processo creativo necessario per realizzare quel film e anche dall’arte di adattare qualcosa da un mezzo di comunicazione ad un altro. Il fatto che Super Mario Bros. sia stato il primo adattamento di un videogioco ha reso il tutto ancora più interessante”.
Perciò, a completamento di questo immenso sforzo verso la rivalutazione del film di Morton, il prossimo grande progetto per il Super Mario Movie Archive è di digitalizzare completamente il film in 4K. È un processo lungo e piuttosto costoso, ma sia Ryan che Steven hanno le idee chiare e un’invidiabile forza di volontà, fattori che li hanno già portati a mettere mano con largo anticipo sul progetto e del quale è già pronta una rimasterizzazione del video trailer originale dell’epoca.
Il fatto che Ryan Hoss abbia iniziato a giocare solo dopo aver visto il film, è senza dubbio una chiave di lettura molto importante. Perché sì, sebbene sia probabilmente uno dei pochi esseri viventi ad aver trovato illuminante la pellicola, ciò dimostra che se questo processo di infatuazione è stato possibile negli anni ’90, grazie ad un prodotto goffamente mal riuscito, è certamente probabile che la magia possa riaccadere negli anni ‘20 del 2000 sotto la supervisione di chi di dovere.
Perciò, dato che il film del ‘93 è meglio dimenticarlo, forse, un grande ritorno in sala sembra essere più che atteso. C’è tutta l’intenzione di Miyamoto di adattare al meglio il gioco alla pellicola, non compiendo gli errori fatti in precedenza, e cercando quindi sì, di riprendere l’originalità di Mario e di tutto il suo fantastico mondo, ma anche di tenere in considerazione una cosa: dovrà essere un film, e come tale, non bisogna pretendere di basarsi sui videogiochi per realizzarlo. Costringersi ad incastrare un media in un altro è quasi sempre una mossa sbagliata. Del resto, la trama di Mario è sempre stata sottilissima; perciò, come rendere questa distintiva mancanza narrativa in un film di due ore con i Goomba, le piante piranha e un protagonista stilizzato che conta un dizionario di circa otto parole? Sicuramente rimane una sfida difficilissima, ed è per questo che bisogna riflettere bene sull’adattamento e sulle modifiche necessarie da effettuare.
Shigeru Miyamoto ha del resto già rilasciato alcune interessanti dichiarazioni in merito all’adattamento del videogioco in un nuovo media. “Ho preso in considerazione un film d’animazione per molti anni. Si è a lungo chiacchierato sul fatto che Nintendo potesse realizzare tranquillamente un film perché in fondo fare un videogioco è anche un po’ come fare un film. Ma per quanto mi riguarda sono due cose completamente diverse. Le esperienze interattive sono completamente diverse dai media non interattivi, e per fare un film voglio che un esperto del cinema faccia un lavoro come si deve”. Un esperto che in questo caso è chiaramente Chris Meledandri, CEO di Illumination, con il quale Miyamoto ha confermato di essere in contatto da più di due anni, nel tentativo di pensare ad un progetto di sviluppo perfetto sotto tutti i punti di vista.
Imparare dai propri errori risulta quindi un prerequisito fondamentale, e dal momento che Nintendo di per sé non abbia messo lo zampino nella produzione del vecchio film (sbagliando gravemente, così come ha affermato tempo fa anche Reggie Fils-Aime, presidente della divisione americana), è fondamentale che questa volta prenda concretamente in mano la situazione. E chi più di Miyamoto sarebbe indicato a tenere saldamente le redini della regia e della produzione?
Si prospetta di conseguenza che il film possa davvero risultare un successo, se modellato dalle sue mani e dalla sua encomiabile mente creativa. Sia per una questione di principio e di riscatto per l’immagine cinematografica di Mario, sia perché c’è di mezzo il cuore di suo padre. E un genitore si sa, vuole sempre il meglio per i propri figli. E a giudicare da quanto è stato già raggiunto con Super Mario Odyssey, ciò che bolle in pentola in merito a questo nuovo e misterioso prodotto di celluloide, promosso velatamente come distintivo e significativo per il brand, è sicuramente qualcosa di veramente scottante.
Il coinvolgimento stesso di Miyamoto è un indiscusso marchio di garanzia, e tutte le premesse che si stanno costruendo pian piano riguardo il prossimo film d’animazione dedicato all’idraulico tuttofare, e aspirante attore a tempo perso, sembrano promettere un grande successo cinematografico in grado di coinvolgere tutta la famiglia, dagli appassionati ai meno intenditori. Senza contare che il presidente Kimishima in persona riferì qualche tempo fa che, se tutto andrà come previsto, il film dovrebbe uscire nelle sale mondiali in concomitanza con l’apertura del parco giochi Super Nintendo World di Osaka, nel 2020. Un evento di portata sicuramente eccezionale e passo pioneristico verso un possibile coinvolgimento futuro di altre location al di fuori del Giappone.
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