Florida, Jacksonville, domenica 26 agosto 2018. In seguito all’eliminazione dal torneo videoludico di Madden NFL 19, il 24enne David Katz impugna la propria arma da fuoco e uccide tre persone ferendone undici. Secondo l’opportunistica penna di alcune testate giornalistiche, si tratta dell’ennesimo caso di violenza causata dai videogiochi. La strumentalizzazione è un fenomeno ampio, una disdicevole corrente che travolge politica, cultura, informazione e, tra i molteplici ambiti, anche l’ottava arte: il videogioco.
Per noi Allenatori il caso più lampante è riconducibile a Pokémon GO, la celebre applicazione per smartphone capace di infrangere ogni record di vendite e download. Gli articoli pubblicati con l’intento di screditare il titolo sono stati innumerevoli fin dal lancio avvenuto durante luglio 2016, minando inoltre la reputazione dell’intera industria.
Zombie
Siamo stati definiti zombie, una generazione bruciata e priva di ogni contatto con la realtà. Siamo stati nuovamente sottovalutati e giudicati da chi, a onor del vero, non presenta alcuna competenza in materia. Costanza Cavalli, editorialista di Libero, si è dimostrata infatti incapace di effettuare una comoda ricerca su Google che le avrebbe evitato la figuraccia di attribuire a Madden NFL 19 il ruolo di simulatore calcistico, probabilmente a causa di una traduzione fin troppo letterale del termine “football”.
Durante questi primi due anni di vita di Pokémon GO, ho testato personalmente l’applicazione sul campo e ho avuto il piacere di constatare quanto la community sia una delle più intergenerazionali del panorama videoludico. È stato affascinante ed emozionante osservare professionisti in giacca e cravatta discutere con bambini, adolescenti e persino anziani sulle strategie da adottare per vincere un Raid. Pokémon GO è riuscito nell’ardua impresa di portare i giocatori a interagire tra loro fuori casa, unendo la passione dei giovani alla curiosità degli adulti. Persone che non hanno avuto né il timore né la presunzione di giudicare un libro dalla copertina ma che, al contrario, dopo averlo letto se ne sono innamorati. Ho perso il conto delle amicizie nate tramite questo videogioco, dei luoghi prima inesplorati che ho visitato per aggiudicarmi un Pokémon, dei chilometri percorsi a camminare tra città, boschi, mare e montagna. Da bambino avevo paura a giocare a Resident Evil, ma se questo significa essere uno zombie, sono orgoglioso di esserne uno.
Vengo Dalla Luna
Quale miglior capro espiatorio del videogioco per distrarre l’attenzione dai problemi concreti dell’attualità? Le pseudo-autorità dell’informazione farebbero bene a concentrare le loro penne d’oro sull’eccessiva facilità con cui un 24enne sotto farmaci antipsicotici e antidepressivi, quale David Katz, può procurarsi un’arma da fuoco negli Stati Uniti. Troppo comodo puntare il dito contro un simulatore di football (americano, per cortesia, cara Costanza), troppa incompetenza e superbia nel considerarsi giudice, giuria e carnefice di un mondo che non si conosce, troppo ingenuo comparare la dipendenza da videogioco alle sostanze stupefacenti, considerando che i processi neurologici sono simili anche nel caso della caffeina.
L’ottava arte è una delle correnti più innovative ed espressive della contemporaneità, un linguaggio talmente forte da essersi amplificato a livello globale nel corso degli ultimi decenni. Socrate diceva che esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza. Dunque non dobbiamo temere una cultura diversa: proviamo invece a conoscerla, questa meravigliosa arte. Dalla fantasia senza tempo di Shigeru Miyamoto al genio cinematografico di Hideo Kojima, dai sogni di Satoru Iwata e Satoshi Tajiri alla distopica realtà di David Cage. Il videogioco è una forma d’intrattenimento capace d’informare ed educare, di emozionare tramite immagini e colonne sonore, di unire le persone grazie alla sua propensione al formare community. Il resto, sono solo “Verità Supposte”.
“Il 90% di quello che viene considerato impossibile, si rivelerà infine possibile. Il restante 10% diventerà possibile con l’avanzare del tempo e della tecnologia”.
Hideo Kojima
We Are the Champions
Abbiamo vinto noi. Ha trionfato la passione sulle difficoltà, la perseveranza sul pregiudizio, la conoscenza sull’ignoranza. Se qualche tempo fa tutti i quotidiani avrebbero sfruttato la tragedia di Jacksonville per screditare l’industria videoludica, questa volta si sono verificati pochi e timidi casi. Le maggiori testate giornalistiche hanno infatti semplicemente riportato il fatto di cronaca, limitandosi alle informazioni oggettive e doverose.
Se la concezione della critica riguardo l’ottava arte sta cambiando è merito di tutti noi appassionati: dai creatori di contenuti fino ai giocatori. Vinciamo ogni volta che ci raduniamo agli eventi per vivere la nostra passione indipendentemente dall’opinione altrui, ogni volta che maturiamo e ci emozioniamo con un videogioco, ogni volta che condividiamo un controller. Vinciamo, quando siamo in migliaia a seguire i Mondiali Pokémon e ci affermiamo come una delle più importanti realtà E-Sport.
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