Il 24 marzo 2021, Pokémon Millennium ha avuto l’onore di partecipare a un interessante evento organizzato da Nintendo Italia e IIDEA, in cui abbiamo avuto il piacere di conoscere degli sviluppatori indipendenti italiani e parlare con loro di Nintendo Switch. Dopo l’illuminante incontro precedente, incentrato sulla figura delle giocatrici e delle sviluppatrici nel mondo dei videogame, questa volta il fulcro della tavola rotonda dell’X Indie Developers è stato l’Italia. Il nostro paese è pieno di talentuose aziende di sviluppo che spesso producono giochi estremamente curati e divertenti con al centro storie moderne e passate della penisola a forma di stivale.
Il tricolore italico si insinua nel cuore di tutti per le sue bellezze artistiche e culinarie, per le sue grandi storie e anche per i suoi momenti bui. La nostra penisola è un mix di emozioni che i videogiochi presentati all’X Indie Developers riescono a raccogliere, digitalizzare e trasformare in un’esperienza immersiva alla portata di tutti.
L’ente organizzatore dell’evento è IIDEA (Italian Interactive Digital Entertainment Association) ovvero l’Associazione di categoria dell’industria dei videogiochi in Italia, che ha l’obiettivo di dare voce e creare coesione su alcuni temi comuni a tutte le attività che operano in questo settore. Grazie a loro abbiamo avuto il piacere di sederci al tavolo con quattro sviluppatori e game designer italiani che raccontano l’Italia attraverso i loro giochi, ricalcando con innovazione e sapiente cura passioni, luoghi ed epoche.
La tavola rotonda dell’indie italiano
Il nostro cicerone per questo X Indie Developers è stato Lorenzo Fantoni, giornalista e divulgatore di cultura pop e tech dall’animo nerd, come emerge dal suo blog. Una personalità spigliata e preparata sia nell’ambito videoludico che nel campo dell’innovazione, che vanta molte collaborazioni con grandi testate giornalistiche come La Stampa, Wired e Vice. Insieme abbiamo condiviso la passione per il gaming e per l’Italia, orbitando intorno all’ibrida di Nintendo e parlando del settore videoludico nel nostro paese insieme a quattro esponenti dell’indie nostrano.
La prima a prendere la parola è stata Elisa Farinetti, CEO e co-founder di Broken Arms Games, una piccola ma importante società di sviluppo di giochi nata nel 2013, che vanta molti titoli all’attivo e collaborazioni d’eccellenza con 505 Games e Milestone. Il loro ultimo capolavoro è Hundred Days, un’avventura vinicola a turni in cui ogni decisione o scelta influenzerà l’andamento del nostro vigneto. Dalla qualità dell’uva, all’etichetta delle bottiglie, arrivando fino alla vendita, ogni aspetto del ciclo di produzione del vino sarà nelle nostre mani. Con i suoi colori delicati e le forme smussate, Hundred Days è il farm game che non ti aspetti, ma non è l’unico grande lavoro dell’azienda, tra i tanti degni di nota abbiamo Kaboom Monsters e Atomine.
Abbiamo poi conosciuto Emmanuele Tornusciolo, game designer di Italo Games, un emergente studio indipendente nato dalla passione di giovanissimi ragazzi che condividono l’amore per i videogame e per il cinema. Grazie a un investitore italiano sono riusciti a realizzare il loro sogno, Milanoir, un titolo in pixel art dal retrogusto cinematografico. Ambientato in una Milano violenta, ci ritroveremo a ripercorre le trame dei grandi polizieschi italiani anni ‘70 nei panni di Piero, un vendicativo avanzo di galera che non sarà mai al sicuro. Milanoir è una favola italiana, nata dalla passione e della forza di volontà dei suoi ideatori che sono l’esempio vivente che i sogni spesso vanno inseguiti.
Al tavolo c’era anche Pietro Polsinelli, game designer e sviluppatore di videogiochi per Open Lab, una società indipendente che sviluppa videogiochi dal 2001, mescolando italianità ed esperienza in ogni opera realizzata. Nel 2019 danno vita a Football Drama, un coraggioso gioco di calcio che reinventa i canoni a cui siamo abituati dai colossi del gaming. Questo sport, soprattutto per noi italiani, è sfida, competizione, ma anche tanta strategia. Football Drama è un gioco di calcio a turni, in cui si utilizzano carte, strategia e decisioni, che potrebbero portarci alla gloria o persino in prigione. Non sarà soltanto il campo a parlare, ma anche tutto quello che ruota intorno alla vita degli sportivi, ripercorrendo anche quelle che sono state le pagine nere del calcio italiano e internazionale.
Infine si è presentato Pietro Righi Riva, direttore e co-fondatore di Santa Ragione, un piccolo studio di game design indipendente fondato nel 2010, che coltiva il design italiano mescolando letteratura classica, arte contemporanea ed elettronica evocativa, dando forma a uno stile unico. Durante l’evento abbiamo avuto modo di parlare di Wheels of Aurelia, in cui nei panni della coraggiosa Lella, ci ritroveremo ad affrontare la costa occidentale del nostro paese tra figure poco raccomandabili e decisioni da prendere che influiranno sull’andamento della storia. Un romanzo visivo lungo la “Via Aurelia”, capace di fotografare la società italiana nei ruggenti anni ‘70 in un viaggio inaspettato, riflessivo ed estremamente attuale. Oltre all’acclamato Wheels of Aurelia, Santa Ragione ha prodotto altri titoli di successo come FOTONICA e Saturnalia.
Italia: pizza, pasta, mandolino e… giochi
Quello che accumuna questi giochi così diversi, è l’italianità che raccontano nelle loro storie e nei loro gameplay. Dalle parole dei quattro protagonisti, emerge una voglia importante, che diventa spesso desiderio, di raccontare un territorio attraverso le proprie esperienze di vita, sperimentando spesso nuovi generi nel tentativo di creare narrazioni e ambienti visti, ma sotto una nuova luce.
La volontà spesso è quella di rappresentare a un grande pubblico aspetti del Bel Paese che non rispecchiano i famosi monumenti o i magnifici paesaggi, ma piuttosto le città sottovalutate, i vicoli nascosti e i segreti di territori magnifici. L’anima intima di un Italia da scoprire, però, spesso si infrange contro dei punti cardine per lo sviluppo di un gioco del genere che Elisa Farinetti riassume in: gameplay accessibile e curato, dettagli meticolosi e gradevoli, trasmissione della cultura di un territorio e riferimenti all’Italia.
Proprio quest’ultimo punto è croce e delizia di titoli reconditi che puntano a una diffusione internazionale, e che nella realtà inciampano in un mondo oltre le Alpi fatto di stereotipi arcaici come pizza, pasta, Colosseo e Torre di Pisa. Questa mancanza di agganci iconici con l’idea internazionale di Italia, non deve però disincentivare la produzione di giochi, che possono tranquillamente valicare il confine della penisola a testa alta grazie a dei compromessi.
Raccontare un paese nei suoi aspetti meno turistici è audace, ma farcirlo di troppa Italia per farlo piacere al pubblico non va mai bene. Una buona regola è quella di stringere l’occhio un po’ all’internazionalità, cercando di abbracciare più porzione di pubblico possibile. Ciò non implica di cadere in cliché orami noiosi oppure snaturare quella che è l’anima del gioco, ma vuol dire non rendere troppo il titolo di nicchia, magari evitando di sfruttare troppo argomenti politici, affinché chiunque possa immedesimarsi o scontrarsi con i protagonisti.
L’obiettivo principale dei videogiochi ambientanti in Italia non è incentivare il turismo, ma è quello di accendere i riflettori sul settore di sviluppo videoludico italiano, che negli ultimi anni è cresciuto in modo esponenziale, ma di questo parleremo alla fine.
Switch sinonimo di gioco indipendente
Alla tavola rotonda dell’X Indie Developers non si è parlato soltanto di italianità, ma anche di Nintendo Switch.
Nintendo Switch è la macchina del gioco indipendente
Pietro Righi Riva
Con queste parole il direttore di Santa Ragione descrive l’ibrida nipponica per l’enorme attenzione che ha portato sui titoli indie in tutto il mondo. La possibilità di giocare la stessa partita in casa, sull’autobus o durante la pausa pranzo a lavoro è un punto di forza notevole della console, di cui hanno beneficiato anche le case di sviluppo più piccole.
Molto spesso si parla di porting di un gioco su Nintendo Switch, e a farlo il più delle volte è il publisher, ma una volta constatato che Nintendo Switch è la console dove titoli del genere vendono di più, si decide spesso per il futuro di pensarli nativamente su di essa. Inizialmente molte idee vengono sviluppate su smartphone, dando la possibilità di potare le funzionalità touch anche su Switch. A detta di molti però, il lavoro più grande è riorganizzare il gameplay con l’utilizzo dei tasti, in particolare quando ci si ritrova tra le mani un gestionale come Hundred Days.
Oltre allo spazio che lo store di Nintendo lascia ai videogiochi indie, Switch viene apprezzata anche per la possibilità di valorizzare le illustrazioni o alcune scene di gioco sul grande schermo della TV. Come abbiamo già detto, spesso i giochi nascono pensati su smartphone, e la possibilità di poterli “trasferire” con facilità su schermi più grandi è spesso allettante.
La rivoluzione del gioco italiano è in atto
Come era emerso anche dal precedente X Indie Developers, il settore videoludico italiano è più indietro rispetto ad altri paesi a noi vicini come per esempio la Francia. Negli ultimi anni, grazie anche a giochi coraggiosi e di altissima qualità come questi, i riflettori si sono accesi sulle aziende di sviluppo di videogiochi nel nostro paese.
Sempre più grandi investitori hanno voglia di scommettere in giochi simili, dalla stessa Nintendo a Google, Sony, Microsoft e altri grandi del mercato tecnologico sbirciano cosa accade in Italia. È di circa un mese fa la notizia dell’entrata in vigore del First Playable Fund, ovvero una dotazione di 4 milioni di euro indetta dal Ministero dello sviluppo economico per sostenere l’industria dell’intrattenimento digitale. Un enorme passo in avanti verso la crescita di questo mercato che però potrebbe essere non sufficiente.
Nel tempo si è dimostrato grande impegno per spingere sempre più aziende a produrre e ideare nuovi giochi, ma quello che manca all’appello è un efficiente sistema di pubblicazione e diffusione, sia sul territorio che in tutto il mondo. Il genio italiano non può essere valorizzato se non si riesce a esportalo, a farlo conoscere e permettergli di evolvere e migliorarsi. Per ottenere questo non è necessario produrre un gioco tripla A, ma basterebbero tanti piccoli capolavori di vari studi ben sponsorizzati, così da trainare nel loro successo tutto il settore.
Quello che ci sembra venire a galla da questo discorso prettamente economico e tecnico avvenuto alla fine dell’X Indie Developers, è un invito a chiunque abbia le capacità e la voglia di investire in progetti o idee videoludiche di farlo senza paura. Il nostro paese ha bisogno di nuovi stimoli, di nuove menti che siano capaci ci regalarci titoli come i quattro di cui vi abbiamo parlato oggi, che abbiano l’audacia di portare in alto l’Italia in un settore in continua crescita.
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