Luca Fassoni
Pare che sia arrivato con un lampo
– Estratto della descrizione di Raikou presente nel Pokédex di Pokémon Oro
Un boato violentissimo, simile a una deflagrazione. Un lampo giallo fluorescente, quasi irreale, squarcia il cielo sopra Amarantopoli e illumina in maniera spettrale il volto oscuro della notte. L’intera cittadina si sveglia di soprassalto, colpita dalla potenza del frastuono. Alcuni – pochi, per la verità – riescono a riprendere sonno quasi subito, mentre altri, i più inquieti, restano svegli. Non sapendo ancora che quello che vedranno supererà di gran lunga il più sconvolgente dei loro sogni.
La Torre d’Ottone è, assieme alla Torre Campana (nota anche come Torre di Latta) la costruzione più importante del paese. Con la sua forma slanciata e regale, impreziosita dal materiale che le dà il nome, dona un’aura mistica ed eterea a tutta la città. Questa torre, assieme alla sua gemella, non rappresenta solo un monumento amatissimo dai turisti, ma costituisce uno snodo fondamentale per la vita di Amarantopoli. Per questo e per mille altri motivi, oltre ovviamente allo strepitoso clamore scenografico, gli abitanti osservano ora smarriti lo spettacolo allucinante della torre avvolta dalle fiamme.
Il fulmine – anche se definirlo tale è riduttivo – è riuscito a incendiare istantaneamente il pavimento di legno dell’ultimo piano. Complice il clima afoso, secco e leggermente ventoso di quella che finora era stata una serena notte estiva, il fuoco divampa fino a divenire un rogo. In maniera implacabile, scalino dopo scalino, metro dopo metro, le fiamme conquistano l’amata Torre d’Ottone. In poco tempo una pira enorme si innalza nel nord ovest della città, lasciando miracolosamente intatte, al momento, le case circostanti.
Le persone adulte e tutti i Pokémon che conoscono almeno una mossa d’Acqua escono coraggiosamente in strada e si danno da fare per contenere l’incendio. Adesso l’impegno è massimale: tutto il paese è in piedi per provare a salvare ciò che resta del suo edificio simbolo. Le case sono in pericolo e, nonostante il rischio, ogni abitante fornisce il suo contributo. I minuti volano via con una rapidità impressionante, mentre gli sforzi congiunti di esseri umani e Pokémon riescono a delimitare il perimetro dell’incendio, nonostante le condizioni ambientali lo favoriscano.
Dopo due ore e mezza di attività incessante lo scheletro della torre è ormai visibile. Il tetto è stato divelto e sono avvenuti numerosi crolli, fortunatamente senza feriti gravi. Le energie di tutti iniziano a scemare. Le prime luci dell’alba, rossastre e aranciate, fanno capolino e donano nuovo vigore alle fiamme. Proprio quando le forze stanno per venir meno, come una preghiera finalmente esaudita si scatena un inaspettato e violento acquazzone. Le nubi temporalesche spuntano dal nulla, sospese nella bruma del nuovo giorno e nella caligine dell’incendio, portando con loro la pioggia che salva il paese.
La Torre d’Ottone, fino a poche ore prima maestosa e imponente, è ora ridotta a un cumulo di detriti carbonizzati. Grazie al cielo, comunque, Amarantopoli è salva e nessuno si è fatto male. O meglio, nessuna persona.
Purtroppo, all’ultimo piano della torre divorata dalle fiamme giacciono i corpi inanimati di alcune piccole creature. Si tratta di tre Pokémon senza nome, che erano soliti giocare sempre assieme. Spesso, essendo selvatici, si accampavano nella Torre d’Ottone per passare la notte. L’incendio dell’edificio, improvviso e devastante, non ha lasciato loro scampo. Quando un bambino, sfuggito alla presa dei genitori, scopre i corpi senza vita dei tre, tutta la città è colpita da un lutto straziante. Erano arrivati in città da poco, ma si erano subito fatti benvolere, grazie al carattere aperto e solare e alla gioia che trasmettevano.
Nessuno conosce il loro nome e, prima di loro, Pokémon simili non si erano mai visti da queste parti. Uno aveva il pelo ispido, giallo come il sole, ed era agile e scattante, sempre irrequieto. Il secondo era azzurro come il cielo, placido e sereno, con una lunga coda da sirena. L’ultimo, combattivo e impulsivo, spiccava per la sottile peluria arancione ricoperta da alcuni ciuffi color crema. Nonostante le evidenti differenze – di indole e d’aspetto – le tre creature si assomigliavano comunque molto, come se fossero unite da uno strano legame, evidente eppure inafferrabile.
Per gli abitanti di Amarantopoli era semplicemente impossibile immaginarsene uno senza gli altri due. La vista dei loro corpi, che avvolti nella coltre di cenere ora appaiono quasi identici, è impossibile da reggere. La notizia arriva presto a tutti, e non c’è una persona in tutto il paese che non sia profondamente turbata dall’accaduto. Spontaneamente, senza nessun tipo di accordo comune, gli abitanti della città alzano gli occhi al cielo, dove ora brilla il primo sole mattutino. Sembra incredibile a chiunque che, anche dopo una notte tremenda come quella appena trascorsa, il sole sorga raggiante come ha sempre fatto.
I suoi raggi, sempre più vivi e intensi con il passare dei minuti, illuminano improvvisamente il corpo iridescente di una creatura leggendaria. Ho-Oh. Nella regione di Johto circolano da tempo immemore storie fantastiche sul suo conto, ma nessun essere umano lo aveva mai visto. Fino a questo momento. Tutti si aspettavano, al limite, di vedere Lugia, il leggendario che aveva stabilito la sua residenza proprio sulla Torre d’Ottone. Invece, tra lo stupore generale, dopo la tempesta era spuntato il Pokémon dai colori dell’arcobaleno.
Con una meravigliosa planata scenografica Ho-Oh atterra proprio di fianco ai corpi dei tre Pokémon senza nome. Le persone gli fanno spazio, intimorite e affascinate da quella presenza sovrannaturale. Tutto avviene come in sogno. Ho-Oh si avvicina ancora alle povere creature, coprendole completamente agli occhi del pubblico presente. Una luce accecante si sprigiona dal leggendario e avvolge tutto quello che c’è intorno. Prima ancora che gli occhi abbiano il tempo di abituarsi alla visione, la fenice si alza nuovamente in volo.
Una rapida occhiata in basso, alle persone, alle creature, e poi Ho-Oh vola via, silenzioso e rapido come è arrivato. Ma nella Torre Bruciata è avvenuto un miracolo. Dove prima c’erano i corpi senza vita delle tre creature, ora ci sono tre Pokémon vivi e vegeti. Nuovi al mondo, si guardano e osservano le persone con una luce particolare negli occhi, come se in qualche modo si ricordassero del posto. Come se, dentro di loro, fosse ancora inciso il ricordo di una vita precedente.
Gli abitanti di Amarantopoli non credono ai loro occhi. Queste creature assomigliano innegabilmente ai tre sventurati Pokémon senza nome ma, in modo inspiegabile, sono ora più simili a Ho-Oh che alle creature di prima. “Raikou” esclama il felino giallo con striature nere, osservando con curiosità le persone vicine. “Entei” gli fa eco il massiccio Pokémon marrone con la criniera rossa e gialla. “Suicune” mormora la creatura viola e celeste, languida e sfuggente. I tre si guardano ancora, quasi sorridendo, riconoscendosi. E, allora, le persone finalmente capiscono.
Ho-Oh è arrivato per donare una nuova vita alle tre creature. Forse Lugia lo ha avvertito, forse si tratta di un’assurda coincidenza, oppure di uno strano e intricato gioco del destino. Sicuramente adesso ci sono tre nuovi Pokémon: non evoluzioni dei precedenti, semmai vere e proprie trasformazioni. La loro aura è ora imponente, di creature leggendarie. Tra i resti della Torre d’Ottone brillano come diamanti. Un ultimo sguardo agli abitanti, colmo di amore e gratitudine, poi Raikou, Entei e Suicune balzano in tre direzioni diverse e fuggono via di corsa. Stanno ancora correndo.
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