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Ogerpon e il male in Giappone: approfondimento su una storia di incomprensioni

Da dove viene l’ispirazione per il Pokémon simbolo del primo DLC di Scarlatto e Violetto? Scopriamolo in questo approfondimento su Ogerpon.

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State per leggere un approfondimento su tutte le ispirazioni culturali e i riferimenti storici che hanno probabilmente ispirato The Pokémon Company e Game Freak per la creazione di Ogerpon, carinissimo e potenzialmente spaventoso Pokémon introdotto nella prima parte del DLC di Scarlatto e Violetto.

L’approfondimento vuole far capire quanto sia importante il rapporto con gli spiriti maligni nella storia del Giappone e per farlo tratterà della famosa favola di Momotarō (桃太郎, letteralmente “Ragazzo della Pèsca“), della sua versione alternativa, e della storia degli Oni in Giappone. Trattando di questi argomenti è possibile comprendere i motivi per cui Ogerpon sia femmina, le ragioni dietro al colore delle sue maschere, e molto altro.

Attenzione: l’articolo contiene inevitabilmente degli spoiler sulla storia principale del DLC di Scarlatto e Violetto. Invitiamo quindi chi non ha ancora terminato il gioco a rimandare la lettura dell’approfondimento su Ogerpon una volta terminata la campagna principale. Se vi interessa il mondo delle battaglie competitive Pokémon, vi consigliamo anche questa analisi di Ogerpon. Ricordiamo in fine che potete partecipare gratuitamente al Giveaway di Instant Gaming e vincere il DLC a questo link. Buona lettura!

Ogerpon approfondimento

#1017 Ogerpon

È dispettoso e ha una spiccata curiosità. Il tipo dell’energia che sfrutta per lottare dipende da quella contenuta nella maschera.” (Pokémon Violetto)

Il suo tipo cambia in base alla maschera che indossa. Tiene in scacco i nemici con agili movimenti e calci.” (Pokémon Scarlatto)

Altezza: 1,2 m
Peso: 39,8 kg
Tipo: Erba (Maschera Turchese), Erba/Acqua (Maschera Pozzo), Erba/Fuoco (Maschera Focolare), Erba/Roccia (Maschera Fondamenta)
Categoria: Pokémon Maschera

Abilità:

  • Agonismo (Defiant, Maschera Turchese): l’Attacco aumenta di due livelli quando le statistiche diminuiscono a causa di un nemico.
  • Assorbacqua (Water Absorb, Maschera Pozzo): se il Pokémon viene colpito da una mossa di tipo Acqua, recupera PS anziché subire danni.
  • Rompiforma (Mold Breaker, Maschera Focolare): quando il Pokémon attacca, ignora l’abilità del bersaglio se questa ha effetto sulle mosse.
  • Vigore (Sturdy, Maschera Fondamenta): evita che il Pokémon vada KO in un sol colpo se ha tutti i PS, e lo rende immune alle mosse che causano KO immediato
  • Albergamemorie (Embody Aspect, Forma Teracristal): il Pokémon riporta alla mente vecchi ricordi, facendo risplendere la Maschera che possiede e aumentando una delle statistiche in base alla Maschera.
Momotaro Ogerpon

Momotarō e Ogerpon

Per realizzare un approfondimento su Ogerpon è necessario partire dalla versione più famosa della favola di Momotarō, proveniente dal periodo Edo (1603-1868).

Eccone un breve riassunto: una anziana donna senza figli recuperò una pèsca insolitamente grande da un fiume presso il quale stava lavando i panni. Portata a casa la pèsca, lei e il marito decisero di aprirla, trovandoci all’interno un bambino. Il bambino annunciò ai due di essere stato mandato da Dio per essere il figlio della coppia, che a quel punto decise di adottarlo e di nominarlo Momotarō (momo: pèsca, tarō: figlio primogenito).

Crescendo, il giovane dimostrò grandi doti fisiche e intellettuali. Arrivato all’adolescenza, il ragazzo-pèsca decise di partire per un’avventura eroica: viaggiare fino a Onigashima per debellare definitivamente i fastidiosi orchi insediati nell’isola. Nel tragitto, Momotarō convinse tre compagni di viaggio ad aiutarlo nella sua difficile missione, promettendo loro dei dolci simili ai famosi mochi (ricordiamo qui che tra le ricompense di gioco della Caccia all’Orco ci sono proprio dei mochi di vario tipo). I compagni sono un cane, una scimmia e un fagiano. Arrivati nell’isola, i quattro penetrarono nel forte degli orchi, fecero prigioniero il capo e conquistarono il bottino dei nemici. La storia termina col ritorno a casa del vittorioso protagonista e dei suoi tre amici.

Beniamici DLC

Non serve troppa immaginazione per capire che la famosa favola ha ispirato i personaggi del primo DLC di Scarlatto e Violetto: i tre compagni di Momotarō sono Okidogi, Munkidori e Fezandipiti, Pokémon introdotti nel DLC ambientato a Nordivia, mentre il capo degli orchi è proprio Ogerpon. Tuttavia, proseguendo la storia dell’espansione, scopriamo che la vera leggenda di Nordivia è molto diversa. Il nonno di Ruben e Ribra ci racconta in gran segreto che, in realtà, i tre Pokémon venerati come Beniamici sono dei furfanti che hanno rubato le preziosissime maschere all’innocuo Ogerpon e al compagno (per sapere più dettagli sulla storia raccontata dal nonno consigliamo di leggere l’approfondimento sui tre Beniamici).

Pokémon ci mette di fronte a una dicotomia radicata nella storia del rapporto fra i giapponesi e il soprannaturale. Il rapporto fra i Kami (divinità venerate) e Yōkai (demoni o spettri), una volta approfondito, permette di capire ancora più a fondo perchè Game Freak abbia inserito due storie tanto ossimoriche attorno alla figura di Ogerpon. Analizziamo quindi un gruppo specifico di demoni che fanno degli Yōkai: gli Oni.

Approfondimento Ogerpon

Oni: il soprannaturale nel Giappone antico

Demoni e orchi dalle sembianze spaventose, gli Oni hanno un’origine spesso difficile da rintracciare. Si trovano testimonianze scritte riguardanti questi mostri soprannaturali in numerose culture e tradizioni. C’è chi ne rintraccia l’origine nel buddhismo, descrivendoli come figure provenienti dall’abisso dell’inferno. Altri credono che le prime testimonianze si possano trovare in testi cinesi, dove gli Oni vengono rappresentati come gli spiriti dei defunti, mentre alcuni ne rintracciano l’origine nella cultura Onmyōdō, un culto sviluppato dalla filosofia cinese che li descrive come spiriti maligni invisibili. Molti esperti, invece, credono che l’idea degli Oni sia ancora più antica di tutte queste e provenga semplicemente dalla primordiale paura delle catastrofi naturali, quali terremoti, tempeste e, soprattutto, fulmini. Prima del buddhismo e dei cinesi, antichissime popolazioni giapponesi crearono così l’idea di demoni spirituali incontrollabili per tentare di giustificare i danni delle catastrofi naturali.

È possibile rintracciare una serie di caratteristiche comuni conferite agli Oni da quasi tutte le tradizioni citate:

  • Sono esseri cannibali, si cibano prevalentemente di carne umana.
  • Sono spesso legati all’elemento del fulmine (probabile riferimento alle catastrofi naturali).
  • Sono in grado di trasformarsi cambiando genere a piacimento.
  • Anticamente vengono descritti come spiriti invisibili e per questo non ci si poteva preparare al loro arrivo in alcun modo. Col tempo le rappresentazioni e i racconti su queste creature li tramutano in barbari esseri in carne e ossa, dotati di grandi corna, denti canini, lunghi capelli spesso bianchi e una stazza imponente.
  • A queste rappresentazioni seguono numerose opere teatrali che mettono in scena gli Oni usando maschere di quattro colori tradizionali: rosso, blu, nero e giallo.
  • In molti dei primissimi racconti che danno forma fisica agli Oni, essi sono donne. Spesso si racconta di come gli Oni assumano attraenti forme femminili per ingannare i malcapitati eroi delle fiabe.
  • Non sono solamente malvagi; sono legati anche alla prosperità e alla fortuna (dicotomia alla base della nascita di diverse narrative su di loro, come vedremo).
  • Razzismo: il termine barbaro usato per le rappresentazioni fisiche non è un caso. In molti racconti ci si riferisce agli Oni come coloro che sono fisicamente diversi, che vengono da altre terre e che non sono soggetti al potere dello Shōgun (comandante dell’esercito) di turno.
Ogerpon maschera fondamenta

Cos’ha a che fare Ogerpon con questa lista di cruenti caratteristiche? Sicuramente non abbiamo a che fare con un Pokémon cannibale e neanche legato al tipo Elettro. Dobbiamo quindi spostare l’attenzione su altro. Prima di tutto, Ogerpon ha effettivamente delle corna e dei denti canini. Tre delle sue maschere, inoltre, sono proprio dei colori tradizionali citati: blu, rosso e nero. Chiaro, la quarta maschera è verde, ma ricordiamo che il volto del Pokémon senza maschera è proprio giallo. Proseguendo con gli elementi in comune tra Oni e Ogerpon, troviamo il fatto che il Pokémon è solo femmina, probabilmente un rimando all’aspetto ingannevole che i malvagi Oni assumevano nei racconti. Infine, attraverso il racconto del nonno di Ruben e Ribra, Ogerpon è descritto come un Pokémon che arriva da una terra straniera e che è stato allontanato assieme al compagno umano per via del loro aspetto insolito. Il tema del razzismo è tra le righe e si rifà proprio all’antica usanza di chiamare Oni gli abitanti di terre straniere.

Dobbiamo affrontare ora l’argomento che ci permetterà di capire l’origine della distorsione della storia antica di Momotarō, diventata così la versione contemporanea che vediamo in scena nel DLC (raccontata dal nonno di Rubra e Riben). La dicotomia tra malvagi esseri spirituali ed entità in grado di annunciare fortuna e ricchezza sta alla base del processo di umanizzazione del soprannaturale che vediamo in scena nella tarda età moderna, ovvero nell’ultima fase del periodo Edo.

Oni no Nebutsu Ogerpon approfondimento

L’umanizzazione del soprannaturale: un cambio di sensibilità

L’immagine che potete vedere qui sopra si chiama Oni no Nebutsu (“Demone che intona il nome di Buddah“, autore sconosciuto del tardo periodo Edo). Questo Oni riassume perfettamente il cambio di mentalità in atto fra XVI e XVIII secolo in Giappone. L’Oni è un monaco buddhista, sta pregando e ha un corno spezzato. Il significato simbolico è chiaro: anche gli Oni sono esseri simili agli umani, se non proprio umani, che possono pentirsi delle loro gesta e cercare redenzione; anche gli Oni possono pregare.

Sono numerose le testimonianze che parlano del cambiamento della mentalità giapponese all’epoca. Invece di temere entità soprannaturali o mostri mai veramente visti, si comincia ad avere a che fare con crescita economica costante e de-mistificazione di credenze folkloriche, accompagnate da un notevole aumento del commercio internazionale che aiuta a debellare il fantasma del razzismo. Si parla di un popolo meno credulone, più incline a essere spaventato dal troppo potere politico dei samurai che da bestie immaginarie.

In questo contesto, prende forma la graduale modifica della narrativa attorno agli Oni. Non più entità spiritiche invisibili o mostruosi cannibali, queste creature vengono sempre più umanizzate, cioè rese protagoniste di racconti della cultura urbana nascente in cui le loro caratteristiche, soprattutto emotive, sono più simili a quelle di uomini e donne che a quelle di mostri. È in scena un vero e proprio cambiamento di sensibilità verso il soprannaturale.

Il re dei demoni

Vediamo un paio di esempi che mostrano questo cambiamento. Il primo è un’opera teatrale intitolata Shuten Dōji makurakotoba del 1708. Nell’opera vediamo Shuten Dōji, il capo degli Oni (raffigurato nell’immagino qui sopra), raccontare della sua infanzia. Il protagonista ricorda con tenerezza i momenti in cui la madre lo allattava al seno e racconta di come la passione per il latte materno sia diventata una perversa ossessione per il sangue umano in età adulta. Il punto più importante della tragedia è che l’Oni si pente della piega malvagia che le sue azioni hanno preso. Nonostante non possa fare a meno di cercare sangue umano, il protagonista vorrebbe cercare redenzione e cambiamento.

Già il fatto che un Oni sia protagonista e non antagonista delle vicende la dice lunga. Se a questo aggiungiamo la tematica del pentimento e della redenzione, l’umanizzazione delle figure classicamente orribili risulta evidente.

Setsubun Giappone

Il secondo esempio è invece strettamente connesso al Setsubun, tradizionale festa scaccia-spiriti giapponese che riporta in tema la questione della fortuna e ricchezza legata agli Oni. Il Setsubun viene da una famosa rappresentazione teatrale in stile Kyōgen che racconta la storia di un Oni innamorato di una bellissima donna sposata. La donna inizialmente rifiuta il mostro, ma col tempo capisce di poter sfruttare l’infatuazione dell’Oni a suo favore e gli chiede così di provare il suo amore donandole tutti i suoi tesori. L’Oni ubbidisce diligentemente, ma la donna, una volta ricevuti i tesori, decide di scacciare la bestia lanciandogli addosso dei fagioli. Da questa storia prende origine la rievocazione che ogni anno si organizza per il passaggio alla stagione primaverile (3 febbraio).

Anche questo secondo esempio mostra quanto la concezione degli Oni sia cambiata nel tempo. Non più spiriti maligni e cannibali, queste creature possono venir sfruttate per ottenere ricchezza e potere. Interessante è notare l’inversione degli ruoli: se tradizionalmente l’antagonista è l’Oni, nel Setsubun l’essere mitologico viene sfruttato e maltrattato dagli umani.

Entrambi i racconti citati fanno concepire il cambiamento culturale che porta il Giappone a contemplare addirittura la figura di un Oni monaco buddhista. Gli antichi “antenati” del nostro Ogerpon cominciarono a essere umanizzati in quanto capaci di provare sentimenti simili a quelli dell’essere umano. Da qui ha origine un processo che porta a un mutamento profondo nella narrazione delle avventure di Momotarō, un mutamento caratteristico della città di Okayama.

Approfondimento Ogerpon Kibitsuhiko

Kibitsuhiko e Ura

Sul sito ufficiale della città di Okayama è possibile trovare la ricostruzione di quella che è descritta come il prototipo della leggenda di Momotarō, citata all’inizio di questo approfondimento su Ogerpon. Di seguito il riassunto della versione alternativa:

Isaserihiko era un principe dell’antica provincia del Kibi. Un giorno riuscì a vincere una scommessa con dei banditi, i quali avevano rapito sua sorella minore. Vincendo la scommessa, basata sul centrare con l’arco due pèsche appese ai lati opposti di un albero, l’eroe riuscì a salvare la sorella. Da quel giorno il giovane venne chiamato Momotarō in ricordo della sua avventura.

Diventato ormai uomo esperto di tiro con l’arco, a Momotarō venne chiesto di occuparsi di un ogre malvagio e dei suoi scagnozzi, responsabili di molte scorribande nella provincia del Kibi. Dopo un’ardua battaglia, Momotarō riuscì a ferire Ura, il capo degli ogre, che però si trasformò prima in fagiano e poi in carpa per fuggire. Momotarō, trasformatosi a sua volta prima in aquila e poi in cormorano per affrontare l’inseguimento, riuscì a catturare e sconfiggere Ura, salvando la provincia dalla minaccia degli ogre.

Dopo qualche tempo, Ura apparve in sogno a Momotarō, rivelando di non essere un ogre, ma un uomo amato e venerato nel piccolo villaggio Azo no Sato. L’eroe, sorpreso dalla rivelazione, constatò con tristezza che il racconto di Ura era vero: al villaggio moltissime persone ricordavano il fu ogre come un amorevole capo. Pentito a causa della gravissima incomprensione, da quel momento Momotarō si impegnò per mantenere la pace nella provincia del Kibi e nel villaggio di Ura, cambiando anche il suo nome in Kibitsuhiko.

È evidente che la narrazione della classica storia sia qui stravolta. Ura, personaggio che originariamente era considerato un malvagio Oni, è in realtà un capovillaggio al pari di Momotarō. Come per Ogerpon, l’incomprensione è alla base dell’inutile scontro fra i due protagonisti della fiaba alterata. Anche qui, gli elementi di umanizzazione riscontrati nella modernità giapponese ritornano prepotentemente. La storia, in sintesi, insegna ad adottare sempre il punto di vista dell’altro, a empatizzare con lo straniero.

Ogerpon maschera pozzo approfondimento

Ogerpon e la piaga dell’incomprensione

Siamo arrivati al momento di trarre le conclusioni dall’approfondimento storico e culturale su Momotarō, sugli Oni e su Ogerpon. La storia del cambiamento di mentalità del Giappone durante il periodo Edo e della progressiva de-demonizzazione degli Oni ci porta a contrapporre le originali storie di mostri cannibali a quelle moderne su tormentati esseri in cerca di redenzione. La redenzione è esattamente ciò che Ogerpon cerca nel DLC, aiutato da noi, Rubra e Riben. È proprio Riben che, attraverso il dialogo con i numerosi paesani ignari della vera storia di Ogerpon, riesce a cambiare la mentalità di tutti, un po’ come il corso della storia ha fatto con la mentalità giapponese del periodo Edo. In altre parole, il ragazzo riesce a far diventare lo Yōkai (demone) Ogerpon in un Kami (divinità venerata), ricordandoci il potere della narrazione sull’immaginario comune.

La storia della vittima ingiustificata Ogerpon e della sua redenzione riflette così due narrazioni che si sono interscambiate nella storia del Giappone e nel suo rapporto con il male. Allo stesso tempo, Ogerpon racconta la storia del rapporto del Giappone con lo straniero, un rapporto che attraverso il “rituale” della comunicazione può essere valorizzato invece che erroneamente demonizzato.

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