L’affascinante mondo dei Pokémon deve da sempre molte delle proprie ispirazioni ai miti e alle leggende tramandate nel nostro mondo. È il caso degli innumerevoli mostriciattoli tascabili ispirati agli yōkai giapponesi, ma non solo: come abbiamo avuto modo di mostrarvi in passato, anche i miti egizi e greci hanno avuto un forte peso nella creazione di molti dei nostri Pokémon preferiti. Storie antichissime di divinità e creature sorprendenti, i quali contributi sono stati importantissimi per il nostro franchise preferito. Una piccola fetta di Pokémon, però, deve le proprie origini a una subcultura più moderna, che ha reso famose alcune tra le creature mostruose più iconiche del globo: la criptozoologia.
La criptozoologia è una disciplina pseudoscientifica che si occupa di provare o meno l’esistenza di animali non ufficialmente riconosciuti dalla scienza, detti anche criptidi. Parliamo di una branca zoologica senz’altro controversa, che molto spesso finisce col fondersi erroneamente al folklore locale e ad altre pseudoscienze, ma che nel tempo ha assunto un forte carattere evocativo, imprimendo a forza nella cultura di massa l’impronta delle bestie da essa studiate. Alla luce di ciò, non sorprende affatto quindi sapere che l’influenza di queste creature abbia raggiunto anche il nostro amatissimo brand di mostriciattoli tascabili, influenzando la creazione di alcuni tra i Pokémon più apprezzati di sempre.
Il viaggio che andremo a proporvi oggi si pone l’obiettivo di mostrarvi le ispirazioni criptozoologiche alla base di queste creaturine: ci immergeremo negli abissi lacustri, scaleremo altissime montagne innevate, scruteremo il cielo stellato e, infine, cammineremo per foreste fitte e oscure, interrogandoci su quanto effettivamente netto sia il confine tra realtà e finzione. Adesso però basta indugi, prendete coraggio e… iniziamo!
Lapras e il mostro di Loch Ness
Lapras è senza dubbio uno dei Pokémon più maestosi mai creati. Forte in battaglia quanto gentile nell’animo, grande per dimensioni quanto per grazia, il Pokémon Trasporto si distingue per il suo lungo collo flessibile e le sue quattro pinne, fondamentali per i movimenti acquatici. Le sue prime descrizioni Pokédex, inoltre, ci rivelano che la creatura fu “cacciata quasi fino all’estinzione”, sottolineandone con malinconia la grande rarità. Questa nota risulta, insieme alla sua inconfondibile conformazione fisica, per noi di estrema importanza per delinearne l’ispirazione, in quanto presenta molti parallelismi con quella che è forse la creatura più iconica di tutto il pantheon criptozoologico: il mostro di Loch Ness, noto anche dai locali come Nessie.
Nonostante se ne parli già dal VII secolo d.C., i primi avvistamenti del famigerato mostro vengono fatti risalire, per convenzione, all’inizio degli anni 30 del ‘900. Descritto inizialmente come un essere gelatinoso, molto più simile a una lumaca, e terrestre, le descrizioni fisiche di Nessie cambieranno notevolmente a partire dal 1934, anno in cui venne scattata la così detta foto del chirurgo, nella quale viene ritratta la sagoma di un animale, all’apparenza vertebrato, che placidamente nuota sulle rive del lago, tenendo in superficie il suo lungo collo. L’immagine in questione, pur non essendo la prima, è senz’altro la più iconica tra quelle raffiguranti il mostro, finendo inevitabilmente per modificare l’estetica del criptide acquatico, canonizzato da quel momento in poi nella cultura generale come un essere dalle fattezze di un plesiosauro, ovvero un rettile marino del triassico avente un collo prolungato e quattro pinne romboidali, proprio come Lapras.
La “metamorfosi” del mostro diede inoltre origine a diverse nuove teorie, le quali sostenevano che nel lago scozzese vi dimorasse un vero e proprio plesiosauro in carne e ossa, sopravvissuto all’estinzione grazie a chissà quale miracolo geologico. Speculazioni di certo fantasiose, ma che inaspettatamente solleticarono ancor di più la curiosità della gente. Sempre più persone, infatti, accorsero da tutto il mondo sulle rive del loch, in quella che si rivelò essere una vera e propria caccia al mostro, finendo addirittura per preoccupare alcune associazioni animaliste dell’epoca, le quali tacciarono i “cacciatori” di non aver alcun rispetto verso quella che poteva essere una rara, e forse unica, forma di vita al mondo, aumentandone semmai il rischio di estinzione.
Nonostante l’esistenza della creatura sia stata più volte smentita da ricerche scientifiche, insieme alle miriadi di sue presunte foto (tra cui proprio quella del chirurgo), il mito di Nessie è ancora vivo nelle Highlands scozzesi: ogni anno vi sono nuovi avvistamenti e il mostro risulta ormai essere la punta di diamante del turismo scozzese. Inoltre, da essa si è generata a macchia d’olio una vera e propria stringa internazionale di avvistamenti di creature lacustri, come il presumibilmente meglio documentato Ogopogo canadese o l’italianissimo Lariosauro, il quale risiederebbe negli abissi del lago di Como.
Un mito intramontabile che, attraverso le sue principali caratteristiche, ha saputo influenzare il mondo dei Pokémon, ma che ci porta anche a riflettere sulle connotazioni etiche della nostra curiosità. Del resto, cos’è una “mostruosità” se non un essere vivente come gli altri, degno di essere amato e tutelato nella sua unicità?
Abomasnow e l’abominevole uomo delle nevi
Abomasnow è un Pokémon di doppio tipo Erba/Ghiaccio introdotto in quarta generazione. Conosciuto anche come Pokémon Albergelo, questa imponente creatura fa delle alte montagne nevose il proprio habitat naturale, minacciando con improvvise bufere di neve chiunque osi addentrarvisi. Dotato di un corpo robusto ricoperto di pelliccia bianca e di un indole aggressiva e solitaria, questo Pokémon trae le sue ispirazioni dal mostruoso Yeti dell’Hymalaya, noto in occidente anche come abominevole uomo delle nevi.
Descritto dalle tradizioni Sherpa come un ominide bipede alto due metri, lo Yeti ricevette l’attenzione dei media solo a partire dagli anni 20 del ‘900, quando durante una spedizione sul Monte Everest vennero rinvenute sulla neve delle impronte somiglianti a quelle di un piede umano, ma presentanti dimensioni notevoli. Le impronte vennero subito identificate dalla guida locale come quelle dell’Uomo-Orso delle Nevi, invitando il gruppo a tornare immediatamente sui loro passi, in quanto la creatura era nota per la sua forte aggressività e per la presunta capacità di scatenare sugli intrusi delle violentissime burrasche di neve.
Una seconda spedizione, dieci anni più tardi, portò al rinvenimento di un’ulteriore serie di orme, le quali stavolta vennero prontamente fotografate, stimolando il dibattito scientifico e accattivando sempre più la curiosità del mondo intero. Innumerevoli equipe di studiosi ed esploratori si misero, successivamente, alla ricerca dello Yeti (la più celebre delle quali fu sponsorizzata dal prestigioso quotidiano inglese Daily Mail) ma nonostante vari avvistamenti e il recupero di presunti campioni biologici, nessuna prova rinvenuta fu mai ritenuta conclusiva nel decretarne l’esistenza, dando semmai adito alle ipotesi secondo cui l’abominevole uomo delle nevi non fosse altro che un orso bruno himalayano erroneamente identificato.
Ciò nonostante, la figura dell’abominevole uomo delle nevi rimane tutt’ora uno dei misteri più affascinanti del nostro mondo, ergendosi a simbolo di meraviglie inesplorate che ancora attendono di essere scoperte e guadagnandosi il proprio posto nella cultura di massa negli anni a venire.
Sableye e i goblin di Hopkinsville
Amato dagli appassionati per il suo aspetto enigmatico e inquietante, Sableye, Pokémon di doppio tipo Buio/Spettro introdotto in terza generazione, è un mostriciattolo tascabile unico nel suo genere. Con i suoi occhi scintillanti simili a gemme preziose, la corporatura tozza e le orecchie a punta, il Pokémon Oscurità incarna perfettamente l’idea di un essere sfuggente e misterioso, quasi alieno. Non è un caso, quindi, che le sue caratteristiche siano state ispirate da una delle vicende più famose legate non solo alla criptozoologia, ma anche all’ufologia, e cioè gli avvistamenti dei presunti goblin di Hopkinsville, piccola e tranquilla città del Kentucky.
In una torrida notte d’estate degli anni ’50, la famiglia Sutton e dei loro ospiti, tutti residenti nel sopra citato luogo, videro presumibilmente un oggetto luminoso attraversare il cielo e atterrare in un campo vicino alla casa. Pochi minuti più tardi, secondo ciò che testimoniarono, delle piccole creature, descritte come alte circa un metro, con grandi occhi luminosi e orecchie appuntite, si avvicinarono fluttuando verso la loro alla casa, terrorizzando a morte i presenti che, di tutta risposta, diedero inizio a una vera e propria sparatoria contro esse. Nonostante i colpi di fucile e pistola, le creature sembravano immuni ai proiettili, ritirandosi brevemente prima di tornare una seconda volta. Dopo diverse ore di tensione, i Sutton riuscirono a fuggire dalla casa e andarono alla stazione di polizia di Hopkinsville, dove raccontarono quanto avvenuto. Le forze dell’ordine, ispezionando la fattoria, non trovarono traccia alcuna delle creature, ma solo segni di proiettili e una sostanza luminescente sui luoghi degli spari.
La storia ricevette una grande copertura mediatica, attirando l’attenzione degli appassionati di paranormale e di studiosi vari, i quali teorizzarono che gli avvistamenti fossero stati causati da gufi o altri animali notturni.
Come per gli altri casi sopra citati, anche la vicenda dei goblin di Hopkinsville ha finito per influenzare la cultura popolare, non soltanto dando i natali al nostro amatissimo Sableye, ma rimanendo anche un argomento di enorme interesse per appassionati di UFO e criptozoologia.
Lycanroc Forma Notte e i moderni licantropi
Lycanroc è un Pokémon di tipo Roccia puro introdotto in settima generazione. Questa creatura può assumere ben tre diverse apparenze, a seconda dell’orario in cui viene fatto evolvere: Forma Giorno, Forma Crepuscolo e Forma Notte. Sarà proprio su quest’ultima che focalizzeremo la nostra attenzione, in quanto, con la sua andatura bipede e le sue fattezze umanoidi, non fa mistero della sua ispirazione ai licantropi.
Per quanto incredibile possa sembrare, molti degli avvistamenti attenzionati dai criptozoologi riguardano proprio presunti lupi mannari. Il caso forse più emblematico tra tutti è quello della così detta bestia di Bray Road, la quale si ritiene abbia terrorizzato la piccola cittadina di Elkhorn, Wisconsin a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. La bestia era descritta come bipede, dalla testa simile a quella di un canide, ricoperta da folta peluria nera e con un carattere ferale, indole che ritroviamo proprio nella Forma Notte di Lycanroc. Stando a quanto scritto nelle cronache, i suoi avvistamenti furono talmente frequenti da indurre l’allora sceriffo della città a catalogare ogni suo avvistamento in un fascicolo appositamente dedicato. Molte teorie furono avanzate sulla sua identità, ma nessuna di esse si rivelò definitiva, con gli avvistamenti della belva che cessarono improvvisamente una volta terminatone il clamore.
Un altro caso famoso riguarda il Dogman del Michigan, altra creatura dalle sembianze di un licantropo che trova la propria origine nelle leggende boschive dell’America centrale. Stando alle tradizioni locali, la creatura farebbe la sua apparizione ogni dieci anni, più nello specifico in ogni anno terminante col numero 7. Va detto, a rigor di coerenza, che i fatti narrati finora sono presenti solo a spezzoni nelle storie popolari dello stato, derivando per lo più da una canzone del 1987 chiamata “The Legend“, ciò nonostante gli avvistamenti del presunto uomo lupo sono frequentissimi nel Michigan, con centinaia di testimonianze che si susseguono di anno in anno (non più limitati, apparentemente, al ciclo decennale), magnetizzando su di esse le speculazioni criptozoologiche. Anche il nostro Bel Paese ha i suoi lupi mannari, i quali vivono nelle tradizioni meridionali del mal di luna e che presentano caratteristiche meno mitiche e più vicine semmai alla licantropia clinica.
Insomma, tramite i criptidi sopra descritti abbiamo potuto portare un concreto esempio di quanto detto nell’introduzione: a volte, la criptozoologia finisce per fondersi col folklore autoctono, in un atto scandalistico per alcuni, ma profondamente affascinante per altri.
Ed è proprio con queste creature che si conclude il nostro piccolo, ma significativo viaggio. Un viaggio in cui abbiamo dimostrato come questa branca pseudoscientifica abbia avuto un significativo impatto non solo nella cultura di massa, ma anche nel mondo dei Pokémon, rendendo la linea che separa i mostriciattoli dai mostri sempre più sottile, fino a farla sparire del tutto.
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