Siamo finalmente arrivati a novembre e questo significa che l’uscita di Pokémon Scarlatto e Violetto si fa sempre più vicina. Nel corso di queste settimane sono state rivelate diverse informazioni sui titoli che di fatto daranno il via definitivo alla nona generazione, tra cui i nuovi mostriciattoli Greavard, Bellibolt e Gimmighoul. Tuttavia, per quanto concerne il Team Star si sa al momento davvero poco. Pertanto, sulla base delle poche informazioni rivelate nell’arco di questi mesi, tenteremo in questa nuova rubrica di delineare le ispirazioni del nuovo gruppo criminale, analizzando in particolare il suo rapporto con la costellazione di Cassiopea e il mondo dei cristalli.
ATTENZIONE! Nella rubrica si fanno alcuni riferimenti a rumor non ufficializzati da Game Freak e Nintendo, che potrebbero risultare SPOILER. Se non si desidera approfondire l’argomento, vi invitiamo a non proseguire la lettura.
Il Team Star e il rapporto con Cassiopea
Il collegamento del Team Star con gli astri non è così scontato. Partiamo con ordine, basandoci su alcuni rumor usciti a settembre e recentemente confermati da chi il gioco l’ha ricevuto giorni prima dell’uscita. A differenza dei gruppi criminali visti nei precedenti giochi Pokémon, il Team Star si caratterizza per il fatto di essere suddiviso in ben cinque bande. Ognuna di esse possiede un quartier generale di riferimento, con un nome ben preciso: Schedar, Caph, Navi, Ruchbach e Segin. La scelta di questi nomi non è casuale, siccome ricalca esattamente le denominazioni delle stelle che compongono Cassiopea. Altro aspetto molto importante è che se si provano a unire con delle linee queste basi, all’interno della mappa di gioco, la forma risultante ricorda moltissimo la suddetta costellazione.
Come mai però sono presenti questi collegamenti con il mondo degli astri? Facendo una prima ipotesi, probabilmente questo deriva o dalla volontà del Team Star di sfruttare i cieli per ottenere il dominio nella regione oppure di poter effettuare degli studi su di essi per fini ancora più malvagi. A riguardo basti pensare a uno degli obiettivi che lo stesso gruppo persegue, cioè quello di reclutare il numero più alto di studenti possibili al fine di rinforzare i ranghi. Considerando che si sta parlando di scolari, questi possono essere usati come Allenatori in arme da addestrare e allo stesso tempo – e forse è proprio questo l’aspetto più interessante – usarli come ricercatori o come elementi di supporto per le ricerche che il Team Star conduce.
Per poter coadiuvare questa stravagante idea, c’è però bisogno di addentrarsi di più nel mondo dell’astronomia e nello specifico, rimanendo sempre legati alla costellazione di Cassiopea, si deve parlare di alcuni scienziati che hanno legato indissolubilmente le loro scoperte e studi ai corpi celesti: si tratta dei capisaldi dell’astronomia moderna Tycho Brahe e Johannes Kepler.
Le scoperte di Brahe e Kepler
Quando si parla della costellazione di Cassiopea da un punto di vista scientifico, non si può non parlare di Tycho Brahe: egli fu un astronomo danese, i cui studi permisero verso la fine del Cinquecento di mettere in dubbio la stabilità teorica della teoria Aristotelico-Tolemaica, cioè quella teoria astronomica elaborata nella Grecia antica, secondo la quale la Terra fosse la centro del cosmo con gli altri pianeti, compreso il Sole, che girano attorno a essa. A Brahe si deve, nello specifico, la confutazione dell’immutabilità della sfera celeste. Per arrivare a questa scoperta scientifica l’astronomo si dedicò a un’osservazione attenta dei cieli, nello specifico della costellazione di Cassiopea. Infatti nel 1572 riuscì a osservare quella che sembrava a tutti gli effetti una nuova stella nella suddetta costellazione: continuò a osservarla fino al 1574 e successivamente scrisse l’opera De nova stella, con cui descrisse questa sua scoperta. Dopo questa data, il nuovo corpo celeste non fu più visibile in quanto si trattava di una supernova.
Tutti questi studi, in particolar modo i dati ottenuti dallo scienziato danese, furono fondamentali per un altro astronomo, che più di tutti influenzò la visione che abbiamo del mondo moderno: si tratta di Giovanni Keplero, astronomo tedesco che elaborò le leggi del moto planetario e che comprese la natura ellittica delle orbite dei pianeti. Allo stesso tempo Keplero, prima di compiere le sue maggiori scoperte, elaborò un proprio sistema astronomico, basato sull’iscrizione delle orbite dei pianeti della Via Lattea con i cinque poliedri regolari e descritto nell’opera chiamata Mysterium Cosmographicum (1596). Secondo Keplero al centro del cosmo vi è il Sole, con tutti gli altri pianeti accanto – disposti secondo il nuovo ordine elaborato da Copernico – che sono iscritti all’interno di cinque poligoni che sono cubo, tetraedro, dodecaedro, icosaedro e l’ottaedro.
Nella realizzazione di questo sistema astronomico, fondamentale fu l’apporto di Platone con l’opera chiamata Timeo, dove al suo interno – per l’esattezza nella parte seconda – va a descrivere la materialità della realtà, dicendo come il mondo sia formato da quattro elementi (aria, terra, fuoco e aria), alla cui base vi sono essenzialmente delle forme geometriche: principalmente triangoli, i quali accorpati l’uno all’altro formano i suddetti elementi poligonali. A questi Platone attribuisce i quattro elementi, citati poco fa.
Il Team Star, lo spazio e soprattutto i cristalli
Dopo questa carrellata di nozioni astronomiche e filosofiche, possiamo finalmente trarre alcune conclusioni e soprattutto formulare alcune ipotesi. Come si è ben potuto capire, il rapporto del Team Star con il cosmo potrebbe essere plausibile, viste le denominazioni delle varie basi del gruppo criminale. Inoltre, il fatto che esso tenti costantemente di reclutare al suo interno studenti, potrebbe essere un indizio della volontà di effettuare degli studi di qualche tipo su di esso: ovviamente per finalità malvagie, che al momento sfuggono alla nostra comprensione.
Certo è che in questi studi i minerali e i cristalli rivestiranno un ruolo decisamente importante, specie il fenomeno di Teracristallizzazione, il quale prevede proprio la presenza di cristalli e che si genera da una particolare energia presente nella regione di Paldea la cui origine è ignota: che essa provenga dallo spazio? Un fondo di plausibilità potrebbe esserci, se ci basiamo sulle opere di Keplero e di Platone: nel corso dei secoli, lo stretto rapporto tra gli astri e le forme geometriche è sempre stato molto vivo ed è persino stato alla base di teorie astronomiche. Lo stesso collegamento della geometria con il mondo che ci circonda, deriva proprio dallo studio dei cristalli e dei minerali, i quali in natura assumono proprio queste forme. Dunque, quest’ipotesi potrebbe avere un fondo di verità.
Altro aspetto molto importante da considerare è il collegamento degli elementi con le varie forme geometriche: infatti questo va a ricalcare alla lontana la nuova meccanica introdotta in questi titoli. La terra corrisponde al esaedro, l’aria all’ottaedro, l’acqua all’icosaedro e il fuoco al tetraedro: lo stesso vale per la Teracristallizzazione, siccome a ogni precisa forma dei cristalli che un Pokémon possiede corrisponde un dato Teratipo, che può essere normale, erba, volante, spettro e molti altri.
Il profondo rapporto del mondo Pokémon con lo spazio
Sulla base di quanto detto, in che modo Pokémon Scarlatto e Violetto si possono collegare ad altri titoli del brand che parlano del cosmo? Tra i vari collegamenti plausibili, uno di questi potrebbe essere con Pokémon Spada e Scudo, siccome il fenomeno di Teracristallizzazione ricorda a tratti quello Dynamax e Gigantamax, con il quale si poteva permettere ai mostriciattoli di potenziarsi e di aumentare le proprie dimensioni. Tale fenomeno si lega appunto a Eternatus, come viene specificato nel Pokédex di ottava generazione:
“È giunto dallo spazio dentro un meteorite caduto 20.000 anni fa. Sembra essere in qualche modo collegato al mistero del fenomeno Dynamax.”
Pokédex, Pokémon Scudo
Successivamente vi sono anche Sole, Luna, Ultrasole e Ultraluna. Questi più di tutti hanno espanso il rapporto della saga con lo spazio, specie con l’introduzione delle Ultracreature provenienti da altri mondi e con Necrozma. Il Pokémon Prisma, in grado di scomporre la luce proprio come l’omonimo oggetto. Ma i collegamenti non terminano qui.
Altri rimandi allo spazio possiamo trovarli in Pokémon Zaffiro Alpa e Rubino Omega, dove nella parte post Lega Pokémon il giocatore dovrà partecipare al cosiddetto “Episodio Delta”: durante il suo svolgimento dovremo essenzialmente evitare che una meteora cada sulla regione di Hoenn, collaborando con la mistriosa Iris. Inoltre considerando che con l’ultimo titolo della saga – ovvero Leggende Pokémon: Arceus – vi è stata la volontà da parte di Game Freak di voler effettivamente curare di più la trama e la lore, è altamente plausibile che molti aspetti circa il rapporto con i cieli verranno sicuramente esplorati maggiormente anche in questa generazione.
Volenti o nolenti, il rapporto con lo spazio è sempre stato presente all’interno del mondo del brand e con Pokémon Scarlatto e Violetto avremo, forse, la possibilità di approfondirlo comprendendo il ruolo del nuovo gruppo criminale e soprattutto della nuova meccanica elaborata da Game Freak. Pertanto, per collegare tutti i puntini di queste ipotesi, non ci resta altro che aspettare l’uscita dei titoli di nona generazione.
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