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La Poké-isteria del collezionismo Pokémon: quando la voglia di profitto cancella la passione

Riassumiamo e scopriamo insieme gli ultimi anni del frenetico collezionismo Pokémon, analizzando il fenomeno della Poké-isteria.

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Negli ultimi anni ci siamo abituati a un’insensata frenesia che orbita intorno al mondo del collezionismo Pokémon, in particolare al Gioco di Carte Collezionabili, tanto che potremmo definirla non “Poké-mania”, bensì “Poké-isteria”. Non siamo nuovi a scene di gente ammassata su scaffali ed espositori in cerca di accaparrarsi più unità di un prodotto ambito; un atteggiamento isterico, appunto, che denota una crisi del collezionismo non tanto qualitativa e remunerativa, ma umana.

Gli spettacoli incresciosi che abbiamo avuto modo di vedere recentemente nel Van Gogh Museum di Amsterdam, i prezzi esorbitanti del bellissimo “Pikachu with Grey Felt Hat” e l’assalto allo store online dei Pokémon Center sui prodotti dedicati a Van Gogh, sono soltanto l’apice di un iceberg molto più grande iniziato ormai 3 anni fa con l’avvento del COVID-19.

Con questa rubrica vorremmo ripercorrere le fasi di questa “bolla”, provando a snocciolare perché questo sia avvenuto, perché continua ad accadere e come poter risolvere il problema. Non tanto per il costo raggiunto dal collezionismo Pokémon, ma per ritrovarci come Allenatori appassionati di un mondo che ha sempre incentivato l’amicizia, lo scambio e il rispetto.

Cos’è una bolla speculativa?

Si sente spesso dire che il brand Pokémon sia dentro una bolla speculativa, ma non tutti hanno chiaro cosa significhi. Senza entrare in tecnicismi economici, e spiegato con parole davvero semplici, potremmo descriverla come un aumento inusuale dei prezzi di un bene non giustificato da nessun parametro economico.

In questa circostanza la grande domanda di un prodotto ritenuto profittevole nel tempo, porta chi lo vende ad aumentare il prezzo di mercato in modo apparentemente ingiustificato. Tutto finché la bolla non “scoppia”, portando a un crollo del prezzo e a una veloce rivendita da parte di chi ha acquistato a un costo elevato, per limitare i danni della perdita.

collezionismo Pokémon

Da parte di chi acquista si ha il così detto “effetto gregge”: tutti vogliono ottenere un ritorno da un qualcosa che sembra promettere ottimi guadagni. Alcuni esempi di bolle speculative sono la crisi del Dot.com negli anni 2000, i transistor negli anni ’50 e le automobili negli anni ’20.

Pokémon è davvero dentro una bolla speculativa?

Rispondere a questa domanda è davvero complesso, ma cercheremo di fare la maggior chiarezza possibile grazie ad alcuni dati. Le caratteristiche che economicamente rappresentano la presenza di una bolla speculativa su un bene sono:

  • fiducia di chi acquista sul potenziale guadagno di un prodotto;
  • crescita rapida del costo del prodotto;
  • evento “ago” che fa scoppiare la bolla;
  • corsa alla vendita del prodotto in perdita;
  • crollo del prezzo del prodotto.

Pensando al mondo del collezionismo Pokémon, in particolar modo il GCC, possiamo individuare facilmente i primi due punti, e per farlo non dobbiamo ritornare troppo indietro nel tempo. Agli inizi del 2020 siamo tutti stati costretti a vivere uno dei momenti più particolari dal dopo guerra a oggi a causa della reclusione in casa per il COVID-19.

collezionismo Pokémon

Durante questi periodi di quarantena, i social media e le live streaming ci hanno tenuto compagnia per svariate ore al giorno, intrattenendoci ma rendendoci anche più fragili, perché costantemente bombardati dalla vita degli altri a scapito della nostra. In questo contesto di particolare sensibilità delle persone, si cercava un modo per condividere insieme a distanza un interesse che ci rendesse più vicini, e l’hobby del collezionismo, spinto da streamer e influencer come Logan Paul, ha avuto terreno fertile per crescere.

Se a questo vogliamo unirci una crisi economica, nei beni fisici e nelle azioni, che ha portato all’esplosione dei Bitcoin, facendoli passare come accessibili e gestibili da chiunque, il gioco è fatto: tutti ebbero voglia di investire. La vera domanda è: in cosa? Da queste premesse il GCC Pokémon ha iniziato ad allungare le radici, facendo parlare di sé in positivo e in negativo. Era l’inizio della “Poké-isteria”.

andamento bolla speculativa
Andamento tipico di una bolla speculativa. Fonte Investimenti-Finanziari.it

A conferma di queste interpretazioni non documentabili ma sotto l’occhio di tutti, vengono alcuni dati di vendita di carte e prodotti Pokémon. Quello che trovate sopra questo paragrafo, è un andamento tipico di una bolla speculativa, che parte da un prezzo equilibrato, per poi avere un picco e un vertiginoso crollo successivo. Quelli invece che vi proponiamo di seguito, sono alcuni grafici che mostrano l’andamento di vendita di prodotti Pokémon di punta.

Andamento vendite Charizard Set Base
Fonte: Pokédata
Andamento vendite Zapdos Set Base
Fonte: Pokédata
Fonte: Pokédata

Innegabile notare una somiglianza tra i vari grafici, con impennate vertiginose dei prezzi proprio nel 2021. Non siamo economisti e non possiamo con certezza affermare che si tratti di una bolla speculativa, questo sarà il tempo a dircelo, ma le evidenze sono palesi. Vorremmo soffermarci su un altro aspetto che da questi dati non emerge: la reazione delle persone.

La Poké-isteria: i momenti cardine di un disagio

La corsa alle carte Pokémon ha reso molte persone violente, avventate e irrispettose, tanto da fa indignare non soltanto gli Allenatori di tutto il mondo, ma anche la stampa non videoludica e la collettività. Abbiamo individuato 3 momenti fondamentali in cui la Poké-isteria ha davvero superato il limite.

collezionismo Pokémon

Febbraio 2021: le carte del venticinquesimo anniversario Pokémon arrivano negli Happy Meal dei McDonald’s americani. Nel Bel Paese sarebbero arrivate soltanto a fine agosto, ma questo evento sancisce l’inizio di un anno pessimo per i collezionisti dei mostriciattoli tascabili. Ingolositi dalla spinta del compleanno del brand, e accecati dalla voglia di tornare a vivere dopo un anno di pandemia, i bagarini (in inglese scalper) hanno fatto incetta di menù per bambini per rivendere a centinaia di dollari le figurine, costringendo McDonald’s a limitare il numero di menù acquistabili da una singola persona. La cosa più grave però è stata lo spreco immenso di cibo, acquistato e poi buttato, solo per poter sbustare la carta più rara del set.

Maggio 2021: la catena di negozi americani Target dismette la vendita nei negozi fisici di carte Pokémon per disordini e violenza. La vendita rimase esclusivamente online, un ambiente che però soffriva allo stesso tempo di molti rivenditori che alzavano anche del 20% il costo dei prodotti di punta. In quel periodo hanno goduto dello stesso problema anche le figurine di giocatori di baseball e di NBA.

collezionismo Pokémon

Fine 2021, inizio 2022: Logan Paul acquista 3,5 milioni di dollari di carte Pokémon false. In quegli anni il noto youtuber era spesso al centro dell’attenzione per le sue folli spese in termini di collezionismo e di Pokémon. Tanta gente voleva seguirne le orme, e tanti altri spinti dai numeri volevo provare a guadagnare dalle proprie carte, finché non è accaduto quello che facilmente può succedere online: una truffa. Non è chiaro se sia stato tutto orchestrato o meno, ma il messaggio che è passato è che l’americano ha perso 3,5 milioni di dollari nell’acquisto di una confezione di box Set Base ancora sigillati, rivelatesi poi carte di G.I. Joe.

Troviamo un ago alla bolla Pokémon

Non esiste un’equazione pronta per risolvere il problema della bolla speculativa. Come la sua formazione è completamente esente da mezzi economici, anche la sua soluzione è della stessa natura. Abbiamo però eventi del passato simili che possono insegnarci come iniziare a contrastare il fenomeno.

wizards of the coast

Senza prendere come riferimenti automobili, ferrovie e computer, che appartengono completamente a un altro settore, abbiamo un precedente simile nell’ambito del collezionismo: Magic The Gathering. A metà degli anni ’90 infatti, le famosissime carte di Wizards of the Coast hanno vissuto un fenomeno simile, raccontato nel podcast “The curse of the Black Lotus” di Planet Money. La soluzione applicata dell’azienda come “ago” per far scoppiare la bolla è stata stampare molte più carte per limitare il mercato secondario creatosi tra fan e collezionisti.

Un ago che sì, ha avuto il suo risvolto positivo ma che non ha impedito agli sciacalli di continuare a lucrare su alcune carte, anche se in quantità minore. The Pokémon Company ha deciso di applicare lo stesso metodo, e come abbiamo visto dai grafici precedenti il tutto sembra aver funzionato, anche se i prezzi non si sono ancora stabilizzati ai livelli pre COVID-19.

The Pokemon Company international logo

Nel 2021 infatti, l’azienda dei mostriciattoli tascabili ha stampato oltre 9 miliardi di carte, che per avere un’idea è molto più del doppio del precedente anno (3,7 miliardi nel 2020). In totale le carte Pokémon stampate nel mondo sono, a oggi, circa 53 miliardi, un quarto del totale è stato stampato nel triennio 2020-2022. Grazie a questa mossa e al ritorno di grandi quantità di stock sugli scaffali, i prezzi hanno cominciato lentamente a rientrare.

Questo però non è bastato, o meglio non è servito per tutte le tipologie di prodotti. Carte e gadget esclusivi come quelli recenti di Van Gogh hanno ancora un forte appeal per collezioni con molti soldi e affaristi con la voglia di fatturare. Quindi come curare quest’ultima parte del problema? Semplicemente evitando di acquistare prodotti a prezzi improponibili, comprendendo che questo problema è reale e imparando a saper dare un valore ai beni tramite comprensione e studio di prodotti simili già usciti in passato.

Poké-isteria: gli effetti sulla community

Al termine di questa disamina abbastanza tecnica per certi versi, vorremmo soffermarci su quello che era il nostro obiettivo con questa rubrica: gli effetti della Poké-isteria sulle persone. Per chi non è al dentro del collezionismo e del mondo Pokémon in generale, è davvero molto semplice associare questi individui esaltati e arroganti che mettono a soqquadro un museo per una figurina, con tutti gli Allenatori del mondo.

collezionismo Pokémon

Sicuramente non saremo gli unici ad aver notato un cambiamento nello stereotipo che la gente ha sul brand Pokémon. Quando raccontiamo a qualcuno la nostra passione per queste creature, il commento più comune era “Ma non è un gioco per bambini?”; ora invece la situazione si è ribaltata, e l’etichetta più classica è diventata “Ah, quei pazzi che si picchiano per una figurina”.

Come troppo spesso accade in varie sfere della vita, il comportamento di pochi incide negativamente su tutta la comunità a essi legati. Questo purtroppo è un vero problema da combattere, perché al netto di errori e scelte mediocri di The Pokémon Company su alcuni aspetti, i mostriciattoli tascabili sono ancora emozioni, condivisione, fantasia, amicizia e libertà. Tutti valori che non trovano spazio in questo clima isterico, che se pur piccolo, fa molto più rumore di tutti noi insieme.

Non vogliamo condannare chi trae ricavi dai beni da collezione, crediamo che tutti i collezionisti vogliano vendere al prezzo giusto i loro tesori. Quello che condanniamo come community è la corsa nevrotica al profitto, anche con atteggiamenti irrispettosi, che impediscono a tutti i veri fan e collezionisti di vivere la propria passione con serenità.

collezionismo Pokémon

L’invito che come community lanciamo, è quello di ritornare a scoprirci fan, appassionati e collezionisti, non investitori o cacciatori di affari. Per quest’ultime attività ci sono settori e mercati molto più sicuri, regolamentati e che possono garantire profitti maggiori. La bolla scoppierà definitivamente presto o tardi, e non vorremmo essere noi quelli a dire “Ti avevamo detto che a giocare con la fiamma di Charizard, prima o poi ci si scotta!”.

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